Charlotte Willmore è una talentuosa violoncellista che, cinque anni prima, è stata costretta ad abbandonare la prestigiosa scuola di musica Bachoff per prendersi cura della madre malata. Dopo la morte della genitrice, Charlotte decide di andare a Shanghai, dove il suo maestro Anton ha organizzato un evento per selezionare nuovi talenti da far entrare nella compagnia. Qui fa la conoscenza della più giovane Lizzie, la ragazza che ha preso il suo posto e ha ottenuto un incredibile successo di pubblico e critica: tra le due nasce subito un forte legame che la sera stessa, dopo aver assistito a un'esibizione, deflagra in un contesto passionale.
In The Perfection, la mattina dopo Charlotte si risveglia così a casa di Lizzie, la quale ancora in pieno hangover ha intenzione di fare una scampagnata nelle campagne locali e invita la nuova amica-amante ad accompagnarla. Quando però si trovano a bordo dello scalcagnato pullman che le condurrà alla meta, Lizzie comincia a sentirsi male, soffrendo di inquietanti attacchi di panico e problemi intestinali, di tale gravità da esasperare l'autista, che le abbandona sul ciglio della strada. Sarà solo l'inizio di un incubo dopo il quale la vita delle due ragazze cambierà per sempre.
Musica e immagini

Sin dalla prima inquadratura, con lo sguardo fisso e perso nel vuoto della madre morente di una delle due protagoniste, scopriamo come The Perfection non voglia certo mettere a proprio agio lo spettatore, catapultandolo fin da subito in un contesto psicologicamente probante in cui tutto può succedere. Un film sospeso, dissonante come le continue partiture musicali di piano o violino (con una notevole attenzione alle opere di Mozart) che sono una costante dei novanta minuti di visione: difficile ricordare in tempi recenti una così simbiotica relazione tra il comparto sonoro e le immagini su schermo, con risultati stranianti che immergono e al contempo destabilizzano il substrato emotivo di chi osserva, con uno sguardo tanto affascinato quanto preparato ad assistere all'imprevedibile.
Il regista Richard Shepard, autore degli apprezzati The Matador (2005) e Dom Hemigway (2008), è anche autore della sceneggiatura scritta a sei mani e della messa in scena, criptica e volutamente simbolica (splendido finale in primis), con la narrazione che si affida a echi sia del cinema polanskiano che a risvolti più affini a quello di Jordan Peele, con una resa dei conti che è quanto mai attuale nell'era MeToo.
Storia di donne
Non appare perciò casuale la scelta di Allison Williams, già al centro delle vicende proprio dell'osannato Scappa: Get Out (2017), come una delle co-protagoniste, con la bella attrice che trova una notevole alchimia con la sua collega di set, Logan Browning: entrambe belle e dal magnetismo complementare, alle prese con una sequenza breve di pregnante erotismo (i cui sussulti erano già palpitanti nei minuti precedenti), amanti/rivali in una storia che procede per suddivisione in capitoli, sfruttando abilmente le proprie carte narrative, sempre intente a ingannare piacevolmente il pubblico e a condurlo nella risoluzione dell'enigma sia attraverso rewind svelatori che tramite un buon numero di inaspettati colpi di scena - che caratterizzano soprattutto la seconda metà.
The Perfection (disponibile nel catalogo di Netflix come originale) ha dei passaggi in cui l'ansia e il disagio crescono a dismisura, su tutte la disperata sequenza ambientata sul pullman, sfrutta inoltre la violenza dal taglio splatter con intelligenza, mostrando e nascondendo a seconda dell'occasione con un'ironia beffarda.
Ma ciò che permea l'intero costrutto è una tensione opprimente (emotiva, psicologica e horror) che raggiunge apici rari in una manciata di scene madri da vivere col fiato sospeso, con l'occhio rivolto in camera e l'orecchio sempre attento a carpire dagli indizi sonori il più possibile su quanto stia realmente accadendo.