The Perfect Date, la recensione del film originale Netflix

Uno studente che sogna di iscriversi all'università di Yale e una ragazza ribelle si incontrano per caso scoprendo il vero significato dell'amore.

The Perfect Date, la recensione del film originale Netflix
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Brooks Rattigan è uno studente del liceo che cova il sogno di iscriversi alla prestigiosa università di Yale, le sue ambizioni però rischiano di andare incontro a diversi problemi: l'ammissione infatti è consentita solo a chi "può permettersela" e il ragazzo non naviga certo nell'oro, facendo parte di una famiglia del ceto medio e vivendo con il padre divorziato.
Inoltre al protagonista manca una qualità extracurricolare tale da farlo notare e garantirgli così l'entrata per merito. Brooks sta così progettando insieme al suo miglior amico Murph, omosessuale, una nuova applicazione per cellulare in cui gli iscritti si "vendono" ogni volta per diverse occasioni, pubbliche o private, a clienti dell'altro sesso, senza alcuna implicazione romantica o sessuale.

In The Perfect Date il ragazzo trova un'ulteriore occasione di guadagno facile quando uno dei suoi benestanti compagni gli consiglia di proporsi come "finto-fidanzato" della cugina Celia, una ragazza dal carattere ribelle che i ricchi genitori vorrebbero sistemata a ogni costo.
Quest'ultima accetta di stare al gioco anche per far ingelosire un suo interesse amoroso, e Brooks fa altrettanto per attirare su di se le attenzioni della bella "vip" Shelby. La finzione però ha il fiato corto e con il passare dei giorni i ragazzi cominciano a sentire qualcosa l'uno per l'altro, con la paura però di ammetterlo a loro stessi.

La storia infinita

La commedia adolescenziale a inclinazione romantica di stampo moderno colleziona un altro clone con The Perfect Date, ennesima rivisitazione di una vicenda in cui i protagonisti, per scoprire il significato dell'amore vero, sono costretti a percorrere una strada tortuosa e improbabile tra gelosie e verità negate. Alla base dell'operazione vi è il romanzo The Stand-In di Steve Bloom, fonte originaria che già non brillava di certo per originalità. L'adattamento filmico, giunto nel catalogo Netflix come produzione originale, risente ulteriormente dell'effetto fotocopia anche per via di un cast che ormai ha fatto il callo a produzioni di questo tipo, a cominciare proprio dal protagonista maschile Noah Centineo (ultimamente in trattative per interpretare un improbabile He-Man nel nuovo adattamento di Master of the Universe), ormai abbonatosi al ruolo di "bello e simpatico" dopo aver partecipato a titoli come Tutte le volte che ho scritto ti amo (2018) e Sierra Burgess è una sfigata su Netflix.
Il regista Chris Nelson, esperto del filone dopo aver diretto i mediocri Ass Backwards (2013) e Date & Switch (2014), non riesce a infondere personalità a una vicenda "classica" e la messa in scena risente di una fastidiosa stagnazione ritmica in cui il passaggio tra le varie sequenze chiave avviene senza alcun mordente o potenziale suspense, in grado di far "temere" almeno per un attimo che qualcosa possa andare per il verso sbagliato.

Le regole del gioco

Una pellicola estremamente debitrice del politically correct, con le minoranze racchiuse per l'occasione in un unico personaggio, quello del migliore amico del protagonista, al contempo di origini afroamericane e omosessuale.
Anche lo stesso carattere fuori dalle righe della protagonista femminile è talmente abbozzato da non suscitare un reale scalpore e l'ovvio ravvedimento di Brooks, che comprende la strada da seguire nella vita sia in campo professionale che sentimentale, è già telefonato dal prologo nel quale prepara una lettera per tentare l'ammissione all'università.
Nei novanta minuti di visione prevale così la noia, tra feste adolescenziali, balli di fine anno e passioni improvvise che svaniscono in un battito di ciglia - con l'unico elemento di parziale originalità dato dall'innovativa, quanto poco verosimile, app sviluppata dal ragazzo che ricalca in maniera bizzarra quelle per incontri e appuntamenti tanto in voga oggi, elemento che concede almeno all'attore una parziale dose di trasformismo.

The Perfect Date Una gioventù stereotipata, con i ragazzi che vanno alle feste non per ballare ma per pubblicare nuove foto su Instagram, è l'inquietante contorno alla vicenda amorosa che vede coinvolti i due protagonisti, lui ragazzo di povere origini con il sogno di andare a Yale, lei di nobili natali ma dal carattere ribelle. Due “tipi” apparentemente contrapposti che si scoprono molto più simili del previsto, anche per via di una sceneggiatura anonima e priva di mordente che adatta un romanzo di partenza non particolarmente brillante. The Perfect Date non aggiunge nulla a quanto non sia già stato detto in decine di produzioni a tema ed è anche fastidiosamente moralista nella sua falsità di intenti, con risvolti che dietro i loro melensi sviluppi nascondono messaggi a doppio taglio ipoteticamente ambigui. Un cast che bazzica da tempo il filone, i passaggi chiave della love-story che seguono pedissequamente i prevedibili step e un lieto fine al grado zero di pathos confezionano un'operazione che potrà forse trovare estimatori in un target preciso e molto giovane.

4.5

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