The Party, la recensione: l'invito a cena con sorpresa di Sally Potter

Sally Potter ci porta in un mondo in bianco e nero senza tempo, ci invita a una festa intrisa di humor nero e incofessabili segreti, invece smascherati.

The Party, la recensione: l'invito a cena con sorpresa di Sally Potter
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Il cinema mainstream è solito concentrarsi, e a ragione, su storie appassionanti, grandi effetti visivi, twist epici ed emozionanti. Sono proprio questi elementi ad attirare più pubblico in sala, e di conseguenza a portare più dollari (o euro) sonanti in cassa. Esiste però tantissimo cinema indipendente in grado di osare maggiormente, di sperimentare, di focalizzarsi su temi importanti magari difficili da trattare con storie per il grande pubblico. Lo sa bene Sally Potter, regista e sceneggiatrice inglese classe 1949, che della capacità di distinguersi con prodotti originali e fuori dagli schermi ha fatto un marchio di fabbrica. A conferma di questo arriva il suo ultimo The Party, un film corale che punta tutto sul significato, sulla critica, sull'humor nero e gli aspetti beffardi della vita contemporanea.
Nonostante sia girato in uno splendido bianco e nero, fotografato da Aleksei Rodionov, si tratta infatti di un'opera tremendamente attuale, che tocca con ironia (e non) temi come la morte, la malattia, il lavoro come vocazione, l'omosessualità, l'inseminazione artificiale e i problemi etici a essa legati, l'amore e il tradimento. Un pot-pourri possibile soltanto tratteggiando sette personaggi diversi, ognuno con un problema, un cruccio, e mettendoli insieme all'interno di un ambiente comune.


Chi non ha segreti?

Esattamente come suggerisce il titolo, iniziare la visione di The Party significa prendere parte a una festa, un incontro informale per festeggiare un evento importante. Ci si ritrova tutti a casa di Janet che, dopo una vita di sacrifici, sta per toccare la vetta più alta della sua carriera politica e diventare ministro del governo. Fra una telefonata di congratulazioni e l'altra, cerca di mettere assieme un pasto frugale da offrire ai suoi invitati, che si presentano alla sua porta alla spicciolata.
Nonostante la frenesia e l'andirivieni della casa, c'è un personaggio costantemente immobile, seduto in poltrona ad ascoltare vecchi vinili e a sorseggiare vini pregiati: è Bill, marito di Janet, che passa le sue ore fissando il vuoto, inerme e insensibile rispetto al contesto.
Nasconde ovviamente un segreto (o più di uno), qualcosa forse di inconfessabile, come del resto tutti i suoi invitati. Chi di noi del resto non ha segreti? Sally Potter ha costruito la sua sceneggiatura per farvi scoprire la storia di ogni personaggio un dettaglio alla volta, con estrema classe e pacatezza, motivo per cui non diremo molto altro sui vari intrecci della storia.

Tutti invitati

Storia che fondamentalmente non esiste, è bene tenerlo a mente: ci sono due padroni di casa, cinque invitati e una figura esterna che viene soltanto nominata, che non si palesa mai sull'uscio. Come spettatori esterni che osservano tutto da un angolo del divano, assistiamo ai vari conflitti tra i protagonisti che riguardano i temi ricordati all'inizio, espediente narrativo che ci permette di pensare e riflettere a proposito delle nostre stesse vite, del nostro prossimo futuro.
È probabilmente questa la forza primaria di The Party: è un progetto in grado di divorare lo spettatore e portarlo all'interno della festa, come fosse un invitato super partes in grado di dialogare con ogni personaggio presente, conoscendone pian piano problemi e segreti. Un'opera che, nonostante un'immobilità formale dettata da una sola location (una piccola casa inglese) riesce a spaziare e a risultare dinamica grazie alla potenza degli interpreti.

Un cast eccezionale

Il cast rappresenta infatti il vero valore aggiunto del film: difficile fare una classifica del più bravo, del più intenso, del più autentico. La padrona di casa Kristin Scott Thomas è costantemente in movimento, viaggia dalla gioia pura alla timidezza, passando per la disperazione e il rimpianto. Timothy Spall è invece un marito segnato dalla vita, dalle esperienze, un guastafeste che allo stesso tempo è un assoluto punto di riferimento. Una coppia agli antipodi rispetto a quella formata da Patricia Clarkson e Bruno Ganz: loro giocano ruoli inversi, lei è una moglie cinica e fredda come un blocco di marmo, lui invece appare folle e filosofo sino all'osso, sempre pronto a invadere le vite altrui con le sue massime ambigue.
Più complesse Cherry Jones ed Emily Mortimer, amanti omosessuali che stanno valutando una gravidanza nonostante la loro corposa differenza d'età. Una scelta difficile da prendere in un mondo complicato come quello attuale, che ci fa vivere fra mode e sentimenti passeggeri.
Elemento di assoluto disturbo è poi Cillian Murphy, il suo Tom è una scheggia impazzita, misterioso e oscuro sin dal principio, portatore di una verità scomoda per alcuni compagni di festa.

The Party Sally Potter realizza dunque un'opera colma di humor nero, di significato, che sfrutta le vite di sette (più uno) personaggi per raccontare le complesse dinamiche del mondo attuale. Si spazia dall'amore alla morte, dalla gravidanza alla malattia, dalla fedeltà al tradimento, dalla musica alle pistole, tutto grazie a un cast di eccellente qualità, a una sceneggiatura a incastri ben confezionata e a una regia solida, nonostante i mille pezzi del puzzle da riordinare. Un lavoro fuori dal tempo e dallo spazio, incastrato in una piccola casa medio borghese solo per diventare universale, adatto al nostro presente come al prossimo futuro. Un esperimento che ci permette di riflettere sulle nostre stesse vite e uscire dalla sala appagati e consapevoli, oppure più confusi, dipende da che tipo di "invitato" siamo. Un divertissement lungo appena 71 minuti ma comunque in grado di rimanere impresso nella nostra mente per molto, molto tempo. Forse per sempre.

7.5

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