The Midnight Man, la recensione dell'horror con Robert Englund

Tre amici iniziano una partita a un antico gioco ed evocano l'uomo di mezzanotte, misteriosa entità in grado di materializzare le loro peggiori paure.

The Midnight Man, la recensione dell'horror con Robert Englund
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"Il gioco deve iniziare a mezzanotte. Spegni tutte le luci e accendi una candela. Se la candela si spegne riaccendila in 10 secondi. Non addormentarti mai.": sono queste le quattro regole di un antico gioco che, se non rispettate, possono condurre alla morte per mano di una crudele entità conosciuta come l'Uomo di Mezzanotte. In The Midnight Man lo ha scoperto a proprie spese la piccola Anna che, dopo aver partecipato insieme a due compagni quando era ancora una bambina, è rimasta per essere l'unica sopravvissuta al giungere dell'alba. Molti anni dopo Alex, la nipote della superstite ora anziana e costretta a letto in preda a una sorta di strana demenza, invita in casa un amico e rinviene nell'attico abbandonato da tempo proprio lo stesso gioco con le succitate regole e, incurante delle possibili conseguenze e ritenendo tutto un semplice divertimento da bambini, decide di iniziare una partita. L'Uomo di Mezzanotte fa così ritorno nella dimora, pronto a scatenare di nuovo le peggiori paure delle sue ignare vittime.

Fino all'ultimo giro di lancette

Le leggende urbane, quei racconti che si sono diffusi senza comprovati dati o riferimenti reali e inerenti a misteriose creature/entità all'origine di veri o presunti massacri di innocenti, sono da sempre ben radicate nella cultura occidentale, in particolare in quella statunitense. Come ogni cosa hanno avuto la loro variante moderna via web attraverso il fenomeno dei creepypasta, racconti immaginari che tramite il passaparola della rete si sono diffusi a macchia d'olio assumendo connotatati sempre più inquietanti nei quali molti ingenui internauti finiscono per credere. Anche la figura dell'uomo di mezzanotte ha percorso questo iter e la fama su internet è stata tale da attirare l'attenzione del grande schermo, con un film irlandese del 2013 poi rifatto a Hollywood tre anni dopo con l'omonimo titolo di The Midnight Man (distribuito in home video nella collana Midnight Factory).
Più interessante la genesi dietro al progetto che il progetto stesso, capace di seguire nei novanta minuti di visione tutti gli stereotipi di genere senza un sussulto d'originalità degno di nota. Il regista e sceneggiatore Travis Zariwny, già dietro la macchina da presa del mediocre remake di Cabin Fever (2016), propone una messa in scena banale su una struttura narrativa che rasenta in più occasioni l'assurdo, con personaggi sacrificati come nulla fosse a causa della stupidità/menefreghismo altrui e risvolti via via più forzati che obbligano la suspense fino ai titoli di coda.
Armadi che si aprono, specchi in cui si palesa l'inquietante presenza demoniaca, l'anziana nonna affetta da isteria (o forse altro) e un paio di flashback completano l'esposizione di questa delirante e gratuita partita con la morte e una manciata di sequenze discretamente suggestive, quelle inerenti alla comparsa della suddetta nemesi spettrale, non bastano a giustificare la pochezza generale dell'insieme. Spiace vedere sprecati in un cast giovanile e anonimo due guest-star del filone quali Robert Englund e la Lin Shaye della saga di Insidious, qui alle prese con personaggi schiavi di castranti stereotipi.

The Midnight Man L'ennesima leggenda urbana nata su internet approda sul grande schermo in un film, remake dell'omonimo irlandese di tre anni prima, che non aggiunge nulla al cinema dei babau, soffrendo inoltre di intollerabili debolezze narrative atte ad allungare inutilmente il minutaggio. Un paio di momenti suggestivi, con tanto di nemesi demoniaca che assume le sembianze di un coniglio umanoide, non basta a salvare The Midnight Man dai suoi limiti tecnici e attoriali, mai in grado di suscitare una tensione orrorifica degna di tal nome o una reale affezione verso gli inetti protagonisti.

4.5

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