The Messengers, recensione dell'horror con Kristen Stewart su Prime Video

L'esordio americano dei fratelli Pang è un horror che funziona nelle dinamiche di genere pur essendo derivativo a livello di scrittura.

The Messengers, recensione dell'horror con Kristen Stewart su Prime Video
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La famiglia Solomon - formata dal padre Roy, la madre Denise, la figlia adolescente Jessica e il piccolo Ben - si trasferisce in una fattoria di campagna, situata nei pressi di una piccola cittadina del Nord Dakota. Il nucleo è ancora scosso da un recente evento che ha visto coinvolta Jess e l'abitazione di campagna sembra ideale per poter ricominciare da zero e superare il trauma.
Peccato che tra quelle quattro mura sia avvenuto anni prima un tragico fatto di sangue e che tra la varie stanze della dimora si aggirino presenze inquiete che minacciano l'incolumità dei nuovi inquilini. Mentre Ben è l'unico in grado di vedere le demoniache entità, ben presto anche Jess comincia a essere vittima di violenti attacchi sovrannaturali ma i genitori non credono alle sue richieste d'aiuto, ritenendo che siano una conseguenza della sua difficile situazione psicologica.

L'occhio della paura

Cinque anni prima avevano realizzato un cult dell'horror orientale, allora in voga anche in occidente dopo il successo del remake americano di The Ring (2002), quale il fenomenale The Eye (2002), per poi afflosciarsi in una carriera tra alti e bassi. L'attenzione di Hollywood nei confronti dei fratelli Pang è stata paradossalmente tardiva e il risultato del loro primo lavoro in lingua inglese risente probabilmente di un'uscita fuori tempo massimo, quando ormai le storie di fantasmi dagli occhi a mandorla stavano vivendo un periodo di reflusso che ne avrebbe sancito a breve l'inesorabile decadenza.
Disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video, The Messengers appare infatti fin troppo derivativo soprattutto per ciò che concerne la fase narrativa.
Non è un caso che la sceneggiatura originale - che verrà invece poi utilizzata per il prequel direct-to-video Messengers 2 - L'inizio della fine (2009) - sia stata oggetto di una marcata opera di riscrittura che ne ha cambiato i connotati pressoché in toto, puntando sull'orrore di matrice sovrannaturale rispetto alle atmosfere psicologiche inizialmente concepite.

Fantasmi dentro e fuori

The Messengers non è un brutto film, ma non aggiunge nulla a un filone che ormai stava esaurendo le proprie cartucce in un riciclo di topoi e situazioni: certa critica d'Oltreoceano lo ha definito come una sorta di Ju-On/The Grudge in una fattoria e pur in maniera approssimativa non è andata lontana dal succo.
La storia vede infatti i canonici spettri senza pace pronti a perseguitare un'innocente famigliola, scossa già all'interno da segreti e rancori e per questo più vulnerabile.
I fratelli Pang cercano di rivitalizzare il prevedibile plot con una regia scattante e dinamica e l'ottimo uso delle soggettive e delle inquadrature, nonché della gestione della principale ambientazione, riesce a creare in diverse occasioni una sana inquietudine, con il ricorso agli ovvi jump-scare non del tutto originale ma neanche fastidioso nell'ottica dell'insieme.
Porte che si aprono da sole, apparizioni improvvise e stormi di corvi assassini ripercorrono un immaginario risaputo ma almeno reso discretamente nella gestione della pura suspense di genere.
Il cast, capitanato da Kristen Stewart e Dylan McDermott - e con il mitico William B. Davis, alias l'Uomo che fuma di X-Files in un piccolo ruolo - si adatta con semplicità ai rispettivi personaggi, figure ricalcate su prototipi stereotipati che riescono ad ogni modo a creare un minimo di coinvolgimento sulle loro sorti.

The Messengers Niente a che vedere con le atmosfere tese e spaventose di The Eye (2002), il picco più alto di una carriera altalenante, ma le colpe sono da imputare per gran parte a una sceneggiatura farraginosa e ricca di cliché che non trova mai il proprio equilibrio nel corso dei novanta minuti di visione. Nelle sequenze puramente horror i fratelli Pang mettono in campo un solido mestiere e riescono a creare atmosfere lugubri e sani jump-scare nella piena tradizione del filone d'Oriente, allora tanto in voga anche tra il pubblico occidentale. The Messengers diventa così un'occasione sprecata, incapace di lasciare il segno pur facendo intravedere potenzialità purtroppo inespresse, dove neanche l'impegno di un cast azzeccato riesce a nascondere i limiti narrativi insiti nel progetto.

5.5

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