Ci sono quei film che nascono già zoppi perché l'internet ha deciso così: andranno male a prescindere, saranno pessimi a prescindere, non avranno alcuna speranza. Uno stigma che mescola pregiudizi beceri, errori oggettivi da parte di Kevin Feige e combriccola e quella cara vecchia frase del Goblin di Willem Dafoe che è sempre tremendamente vera: "L'unica cosa che la gente ama più di un eroe è vedere l'eroe fallire". Poi però, viste queste premesse, accade un fatto che negli ultimi film del Marvel Cinematic Universe era forse mancato: The Marvels non ha ansie da prestazione, non deve dimostrare niente di che. E funziona.
Accettando che il rischio flop al botteghino è quasi certo, almeno viste le premesse (le previsioni al box office di The Marvels sono fra le più basse di sempre), il film di Nia DaCosta non ha nulla da perdere e si diverte, entrando nell'elenco di quei buoni film del Marvel Cinematic Universe che sarebbero stati bene anche nel pre-Endgame: porta avanti la trama generale, fa evolvere i personaggi, ti lascia spesso con il sorriso. Senza pretese o volontà di rivoluzionare chissà cosa, e il tutto in un'ora e quarantacinque minuti. "Io questa la considero una vittoria", direbbe un gigante verde.
The Marvels e la botte piccola
Forse quando non si hanno aspettative perché si è stati martellati per mesi con "sarà terribile", "tragedia assicurata", "punto più basso della Marvel", senza ancora aver visto il film, ci si siede in sala con più tranquillità.
E il primo pregio di The Marvels è quello che in tanti indicavano come specchio dei tempi del fatto che Kevin Feige su questo film aveva gettato la spugna: la durata. Invece quando si condensano gli eventi e non ci si perde in chiacchiere ecco che l'interruttore si accende. Il film parte subito senza fronzoli, mette immediatamente in scena il problema principale (i poteri delle tre eroine che le fanno scambiare di posto casualmente) e va dritto per la sua strada senza prestare troppa attenzione a quello che ha attorno. E già qui Nia DaCosta inizia a divertirsi, proprio sfruttando la componente slapstick del fatto che, come una torcia che funziona a intermittenza che bisogna sbattere sul palmo della mano, quando Kamala, Carol o Monica attivano i loro poteri può succedere che si scambino di posto. The Marvels sfrutta bene l'elemento narrativo e lo rende parte integrante dell'evoluzione del film, sia dal punto di vista della trama sia per quanto riguarda i rapporti fra i personaggi, vero nodo del lungometraggio.
Tre eroine che fanno squadra
Uno dei rischi che The Marvels si portava dietro era la gestione di tre eroine in un minutaggio stringato per gli standard MCU. Nia DaCosta riesce però a dosarle bene perché le fa interagire fin da subito, mettendo immediatamente in scena i problemi del gruppo (il rapporto tra rimpianti e rimorsi fra Carol e Monica, l'idolatria di Kamala verso Carol e il suo essere una ragazzina inesperta rispetto alle altre due).
Si crea quindi una sorta di triangolo che richiama elementi da buddy movie in salsa supereroistica, senza inventarsi nulla e rimanendo in una aurea mediocritas che fa la fortuna del film. Le interazioni fra loro divertono e strappano più di una risata, con Iman Vellani che si riconferma adorabile nel ruolo di Kamala Khan (dimostrando ancora una volta quanto tenga al personaggio e a tutto il MCU. A proposito, avete letto la recensione di Ms. Marvel?). Ma questo aiuta anche Carol/Brie a sbloccarsi, perché la mossa intelligente di The Marvels è allineare un pochino vita e cinema. Carol soffre il suo essere Captain Marvel perché l'ha (auto)condannata alla solitudine e alla mancanza di empatia verso gli altri. Kamala e Monica invece la aiutano a ritrovare quella parte umana che l'aveva fatta percepire così distante soprattutto dal pubblico. Non stiamo dicendo che ora Captain Marvel è un personaggio rivoluzionato, ma empatizzare con la Carol Danvers di Brie Larson è decisamente più facile.
Nia DaCosta e le sue Marvels
Finire in quello che può essere un tritacarne come il Marvel Cinematic Universe non è facile, soprattutto se sei una regista con due film all'attivo e nulla di questo livello produttivo. Era purtroppo successo ad Anna Boden e Ryan Fleck, che con Captain Marvel avevano fallito il compito registico soprattutto dal punto di vista action.
Nia DaCosta invece non si tira indietro e mette in piedi un impianto di regia onesto e solido: le scene di combattimento funzionano e danno il giusto mix di corpo a corpo e poteri energetici (o sullo spettro della luce, in questo caso), con The Marvels che svolge il suo compito senza strafare.

La giovane regista statunitense si concede anche due momenti volutamente sopra le righe da amore/odio (canzoni e gatti, vi diciamo solo questo) che nell'economia di un prodotto che non aveva nulla da perdere alla fine trovano il loro spazio.
Soprattutto, quello che The Marvels riesce a fare è mantenere il respiro spaziale del MCU pur nel suo minutaggio ridotto rispetto ad altre controparti cosmiche della saga. Si vede che c'è un universo vastissimo oltre la Terra e sotto questo punto di vista non c'è soltanto il compitino di quattro location tangibili e tutta CGI come era successo ad esempio per Quantumania.
Villain, Nick Fury e futuro
Come spesso accade nei film MCU a farne le spese è il villain, in questo caso la Dar-Benn di Zawe Ashton. Non perché abbia motivazioni deboli o non condivisibili, anzi, a livello pratico funzionano, ma perché rimane sullo sfondo rispetto al rapporto fra le tre eroine e non riesce a farsi ricordare davvero per nulla, se non in relazione a Captain Marvel (soprattutto) e all'evoluzione del suo personaggio. Qui vi spiegavamo chi è la villain di The Marvels e quali sono i suoi poteri.
Così come il ritorno sul grande schermo di Nick Fury: tolto un momento da badass dei tempi andati, in The Marvels è quasi ridotto a macchietta un po' sullo sfondo, che alterna fin troppe battute da "linea comica" quando in realtà il tono del film è già leggero e scanzonato, rendendo quindi il tutto a tratti ridondante. Lato CGI invece siamo lontani dai problemi di Quantumania ma ancora appaiono sbavature qua e là soprattutto nei momenti più concitati o nelle fasi di volo spaziali. The Marvels però riesce a inserirsi nella macrotrama MCU meglio dei suoi predecessori, evolvendo i personaggi e portandoli a innescare sviluppi importantissimi per la storyline generale e anche per quella terrestre, con una post-credit che da sola vale davvero l'attesa. E quindi alla fine senza nulla da perdere o enormi ambizioni, e nel suo piccolo, The Marvels riesce a fare quello che un po' la Casa delle Idee al cinema aveva perso: divertire, stupire e farti uscire dalla sala con il sorriso. E va bene così.