The Manor, recensione: combattere la vecchiaia su Prime Video

Il lungometraggio horror di Blumhouse, scritto e diretto da Axelle Carolyn, arriva su Amazon Prime Video dall'8 ottobre.

The Manor, recensione: combattere la vecchiaia su Prime Video
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The Manor è il lungometraggio horror curato interamente, per regia e sceneggiatura, da Axelle Carolyn (The Haunting of Bly Manor, American Horror Story). Fa parte, insieme a Black as Night (qui la recensione di Black as Night), Bingo Hell e Madres, della seconda tornata di film orrorifici-thriller del progetto Welcome to the Blumhouse, una serie di opere pensate in modo antologico, per il piccolo schermo, dalla Blumhouse Productions. L'aspetto più interessante di questa iniziativa è che i vari titoli spaziano moltissimo a livello di contenuto, linguaggio e ispirazioni.

Tale scelta porta nel mondo dello streaming dei prodotti "tascabili" (anche perché è evidente che il budget non è quello riservato alle grandi produzioni) in grado di intrattenere per diverse ore gli amanti del genere. Nel caso di The Manor, si va a toccare un grande classico del cinema orrorifico ovvero le apparizioni soprannaturali, in questo frangente legate a una residenza per anziani.

Il respiro derivativo è particolarmente esplicito guardando la realizzazione, ma il risultato, per quanto può apparire scontato, è piuttosto modesto e dignitoso, in pieno rispetto del progetto televisivo proposto. La pellicola è disponibile, insieme a Madres, dall'8 ottobre su Amazon Prime Video, chiudendo, per ora, il circolo di proposte suggerite per il mondo on demand da una delle compagnie produttive più famose del circuito horror mondiale.

The Manor e il sottile gioco della tensione

La protagonista di The Manor, la 70enne Judith (incarnata da una brillante Barbara Hershey), rifiuta l'idea dell'invecchiamento, continuando a vedere la danza come suo unico scopo di vita insieme al tanto amato nipote Josh (Nicholas Alexander).

Ma un improvviso malore costringe la figlia e il ragazzo a portarla in una casa di cura, dove sicuramente sarà seguita con maggiore rigore ora che la situazione sta lentamente peggiorando. Il primo impatto è traumatico come anche i particolari avvenimenti che si consumano tra le stanze della dimora, che nasconde degli oscuri segreti. Registicamente parlando, il pubblico viene invitato nel misterioso luogo con un sapiente gioco di chiaroscuri e di effetti di luce davvero ben giostrati che fanno apparire il posto luminoso e accogliente di giorno, ma terrificante e inquietante di notte. La macchina da presa sfrutta molto bene il non detto e le componenti orrorifiche senza però mai palesare, a livello visivo, le sequenze più spaventose, lasciandole spesso solo suggerite. Lo sguardo dell'autrice è quindi estremamente evocativo e sottile, supportato da una sceneggiatura che, seppur frutto di tematiche arcinote dell'universo horror, utilizza bene le sue carte, aggiungendo una componente mistery che svela i suoi segreti solamente nelle battute finali del lungometraggio.

La conclusione, se da un lato consente allo spettatore di raccogliere tutto quello è che stato seminato in precedenza, fornisce un'alternativa a finali già visti, portando una soluzione simile, per certi versi, alle chiusure sospese degli episodi di Ai Confini della realtà, dove l'orrore o l'assurdo non se ne andava, anzi.
Degna di menzione è anche la proposta contenutistica portata avanti da The Manor, che affronta il tema della vecchiaia in maniera efficace, sfruttando tale elemento per disorientare spesso il pubblico, che rimane in bilico, in alcune scene, tra realtà e finzione, lucidità e pazzia.

Un risultato contenuto, con i limiti progettuali del caso

Tutto ciò garantisce a The Manor un fascino irresistibile, con le limitazioni del caso, chiaramente. Il titolo sembra non voler andare oltre i dettami progettuali imposti dall'alto, che lo vedono appaiato a una serie di horror privi di ambizione e costruiti solo al mero scopo di intrattenere gli spettatori. Sembra che l'intero prodotto sia stato concepito in un'ottica di depotenziamento e che tutte quelle caratteristiche che ci appaiono modeste, se strutturate meglio avrebbero potuto regalarci sorprese ben più eccellenti.

Se pensiamo alla regia, ad esempio, è dignitosa, funzionale e anche particolarmente ispirata, a volte, ma soffre di scelte fin troppo scontate e pilotate che la rendono eccessivamente prevedibile. Il copione, per quanto si faccia forza di topos mitologici e folkloristici tipici del mondo horror e che sono ben reinterpretati, pecca in alcuni frangenti di coerenza e coesione rispetto al materiale presentato, lasciando solamente nella parte finale gli spunti più curiosi e innovativi della pellicola.

Il cast, composto dalla già citata Barbara Hershey nei panni della protagonista, ma anche da Bruce Davison (Roland), Jill Larson (Trish), Fran Bennett (Ruth) e molti altri, è chiaramente la punta di diamante dell'intera produzione che si avvale dell'esperienza e del talento della squadra artistica per garantire un risultato efficace e per nulla banale in un titolo di questo tipo.

Gli interpreti, infatti, riescono a essere il perfetto collante tra sceneggiatura e regia. Elementi che se presi individualmente risultano imperfetti, ma trovano una maggiore completezza e organicità nel momento in cui vengono inseriti nell'ottica attoriale. La valutazione complessiva, per quanto ci siano evidentemente dei punti deboli, deve tener conto anche dell'ottimo utilizzo di stilemi tradizionali che non gli consentono di spiccare, ma che dimostrano una gestione intelligente del materiale narrativo e registico.

The Manor The Manor è un progetto fin troppo privo di pretese che, dignitosamente, porta sul piccolo schermo una storia classica e tradizionale, scritta bene e diretta in modo sobrio e funzionale, con soluzioni che sfruttano perfettamente la tensione orrorifica presente. Purtroppo, nonostante un utilizzo per nulla scontato sia del registro narrativo che registico, la realizzazione si impantana in un già visto che ne tarpa le ali e in qualche altro errore concettuale. Il fattore che però gli consente di elevarsi è il cast coinvolto, che riesce ottimamente a fare da bilancia alle componenti un po' sconnesse e telefonate della pellicola.

6.5

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