Recensione The Love Guru

Mike Myers torna con una commedia dai sapori Bollywoodiani

Recensione The Love Guru
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Mike Myers in....

Maurice (Myers) è stato abbandonato in India dai genitori e trova rifugio in una comunità tradizionale guidata dal saggio Guru Tugginmypudha (Kingsley). Qui deciderà di intraprendere la via dell'illuminazione spirituale e di diventare anch'egli un maestro nelle arti vediche. Dopo anni di preparazione ed allenamento spirituale Maurice, con il nuovo nome di Guru Pitka, si trasferirà negli Stati Uniti, diventando la guida spirituale più alla moda fra le star Hollywoodiane. Un giorno Jane Bullard (Alba), la giovane proprietaria di una squadra canadese di hockey  busserà alla sua porta per chiedergli di aiutare il suo miglior giocatore, Darren Roanoke (Malco), ad uscire da una crisi coniugale che rischia di condannare la formazione all'ennesima bruciante sconfitta nella Stanley Cup. Pitka però, per far colpo sulla bella Jane e per poter partecipare allo show di Oprah Winfrey, deciderà di tradire la via dei guru, usando un trucco in modo tale da velocizzare le cose fra Darren e la moglie. Sarà solo l'inizio di una serie di imprevisti che lo costringeranno a ricongiungersi realmente con la vera essenza della filosofia indiana.

He has a big Karma....si come no....

Mike Myers, dopo aver preso in giro con la serie di Austin Powers il mondo ed i cliché degli agenti segreti cinematografici, volge lo sguardo lontano, verso Bollywood imbastendo una commedia dai sapori orientali raffazzonata e priva del brio che aveva caratterizzato i film precedenti dell'eclettico comico Americano. Questa volta Myers si accontenta di interpretare solamente il protagonista e lascia la regia all'amico e per lungo tempo assistente, Marco Schnabel. Il frutto di questa scelta è una direzione monca, perennemente alla ricerca di un punto focale e che molte volte si risolve nell'inquadrare staticamente Myers ed i suoi comprimari sperando che accada qualcosa; il più delle volte però il miracolo non accade, le gag di The love Guru sono stantie e tutte a base di sesso, riferimenti scatologici e volgarità completamente gratuite che, se per i primi dieci minuti riescono a strappare qualche striminzito sorriso, vengono presto a noia risultando in molti casi addirittura sgradevoli. Il tocco demenziale che aveva funzionato alla perfezione in Austin Powers qui viene meno, un po' per la pessima sceneggiatura che ripropone all'infinito le stesse due - tre situazioni un po' per l'ambientazione "realistica" che costringe Myers a contenersi fin troppo risultando assai poco convincente. La vicenda di Pitka è confusa e, pur non aspettandoci da un film di questo genere argute riflessioni filosofiche, anche la critica allo show - biz americano ci è parsa assai opaca e, soprattutto, intelleggibile solo dagli spettatori che abbiano una profonda conoscenza della TV e, più in generale della società dello spettacolo (ci chiediamo, per esempio, quanti italiani conoscano almeno di fama Oprah Winfrey, icona dei talk - show americani e ritenuta da times la seconda donna più influente del mondo dello spettacolo). Tutto sommato questo è un problema che attanaglia tutte le produzioni comiche statunitensi ma, dobbiamo sottolinearlo, nel caso di The love Guru la massima parte delle citazioni e delle gag si basano su argomenti prettamente americanocentrici, perciò lo spettatore meno cosmopolita avrà ancora più difficoltà a divertirsi. Rimanendo sempre su questo discorso ci preme sottolineare il vergognoso adattamento italiano che arranca in più punti, soprattutto durante la conferenza iniziale di Pitka, e crolla miseramente durante i dialoghi più concitati in cui le battute ed i farfugliamenti originali di Mike Myers sono stati sostituiti da un aberrante pastiche di dialetti italiani.Unica nota positiva di un film complessivamente deludente sono gli stacchetti musicali in cui il protagonista suona il Sitar (un tipico strumento indiano simile ad una fusione fra chitarra e mandolino) sulle note di canzoni storiche come More than Words degli Extreme o la celeberrima Bohemian Rapsody dei Queen (evidentemente un chiodo fisso per Myers fin dai tempi di Wayne's World) in cui Myers dimostra un discreto talento sia come ballerino che come esecutore.

Il cast ci è apparso visibilmente imbarazzato e privo di un input registico ben definito; Mike Myers, stretto nel ruolo di Pitka non riesce a far esplodere la sua abilità (che di solito affida all'interpretazione contemporanea di più personaggi) e si limita a vivere di rendita riproponendo fino alla noia le stesse espressioni e battute, la Alba, dal canto suo, se aveva quantomeno la speranza di una carriera, qui si distrugge definitivamente dimostrando per l'ennesima volta di essere solamente un gradevole divertissment estetico privo del benché minimo talento artistico. Meglio non ricordare, poi, il cammeo di Ben Kingsley che cerca, senza riuscirci, di fare la parodia di se stesso proponendo una versione non sense del suo celeberrimo Ganhdi. L'unico che si salva dalla generale mediocrità è Justin Timberlake che, sotto due mustacchi marroni ed una parrucca con i boccoli, si diverte e fa divertire costruendo il personaggio di Jacques Grandé (il giocatore di Hockey rivale di Darren) con un'ottima dose di autoironia e riuscendo senza scadere quasi mai nel volgare, a burlarsi, da Americano, del Canada Francese evitando tutti gli stereotipi più abusati.

The Love Guru Questa volta Myers s’è dimenticato del Mai più moscio, parafrasando una delle sue trovate comiche più famose. The love Guru è un film scialbo, che non diverte se non in qualche rarissimo momento e, anzi, rischia di infastidire lo spettatore con una serie di volgarità gratuite di lega veramente bassa. Non ci sentiamo di consigliare questo film neppure ai più stoici fan del trash dato che, nel suo continuo tentativo di far ridere, risulta, in definitiva, soltanto tristemente patetico

4

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