La Luce sugli Oceani: la recensione del film con Michael Fassbender e Alicia Vikander

Michael Fassbender e Alicia Vikander sono protagonisti del poco convincente film di Derek Cianfrance, che confeziona un melò fin troppo classico.

La Luce sugli Oceani: la recensione del film con Michael Fassbender e Alicia Vikander
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Nessun uomo è un'isola, ma Tom Sherbourne (Michael Fassbender) sembra voler riuscire a tutti i costi a diventarlo: dopo aver partecipato alla Grande Guerra sceglie infatti l'isolamento volontario come guardiano di un faro sull'isola di Janus. Il lavoro consiste nel rimanere da solo a custodire una luce, che serve come faro per i marinai che attraversano i due oceani che quel piccolo fazzoletto di terra divide. La solitudine spaventerebbe chiunque, ma Tom sembra felice di vivere in questa terra di mezzo, Janus, un gennaio che guarda al nuovo anno ma ricorda quello vecchio e sempre in bilico tra due momenti, due estremi, proprio come La luce tra gli oceani. Anche Tom inizia a stare in equilibrio tra la sua propensione alla solitudine e la voglia di creare una famiglia quando incontra Isabel (Alicia Vikander), una giovane solare e innamorata che lo convince in tempi brevi a sposarsi e a trasferirsi con lui sull'isola. La vita a due è felice, è fatta di quotidianità scherzose e di un'esistenza che non sembra soffrire della mancanza di socialità, almeno finché non fatica a diventare una vita a tre. I bambini nascono prematuri, e il divario tra i due cresce ad ogni croce bianca piantata sulla terra, una frase scritta (always remembered) che suona più come una minaccia che una consolazione per due genitori costantemente a metà, mai compiuti.


A metà tra due oceani

"Tutto quello che tocco sembra distruggersi", scrive Tom in una lettera d'amore a Isabel, "per questo ho così paura". Una profezia che sembra avverarsi per entrambi man mano che la difficoltà nell'avere l'unica cosa che desiderano sembra sopraffarli; nelle sue scelte registiche Derek Cianfrance segue il loro dramma, sempre più profondo nel momento in cui scelgono di diventare genitori di una bambina che non è loro ma è portata da un destino sempre pronto a remargli contro. Il regista di Blue Valentine sceglie per La luce tra gli oceani una prima parte estremamente classica e tenta di imporre un ritmo e un guizzo diversi alla seconda, ma fallisce miseramente creando un melodramma staccato, fin troppo ancorato ad un tempo passato e mai veramente in grado di convincere lo spettatore. Nulla di davvero nuovo in una costruzione che né a livello registico né a livello di sceneggiatura (basata su un romanzo breve del 2012 scritto da M.L. Stedman) presenta idee innovative, al di là di un racconto che sembrerebbe poter avere delle ottime potenzialità - purtroppo mal sfruttate da Cianfrance. Il regista si concentra infatti sulla narrazione di temi universali come la maternità e il senso di giustizia, e si interroga molto sullo stato d'animo delle sue protagoniste femminili (le splendide Alicia Vikander e Rachel Weisz), ma non riesce mai ad uscire dalla classica scatola infiocchettata e inamidata del melò televisivo. Non aiutano Michael Fassbender e Alicia Vikander che, seppur convincenti singolarmente e indubbiamente talentuosi, sembrano stentare a riportare una chimica credibile su schermo. Le scene d'amore tra i due, le tenerezze della quotidianità, l'intimità coniugale sembrano portare più imbarazzo che una vera connessione. Il faro di Janus porta luce e ombra nelle vite di Tom e Isobel, destinate alla sofferenza ma anche all'amore: Cianfrance purtroppo non riesce a superare lo specchio d'acqua e rimane così, in superficie, incapace di immergere il suo spettatore nel dramma dei protagonisti.

La Luce Sugli Oceani Lanciato dalla coppia d'oro (su schermo e nella vita reale) formata da Michael Fassbender e Alicia Vikander, La luce tra gli oceani presenta una base interessante ma pochissime idee registiche: il fallimento purtroppo è di Derek Cianfrance, che confeziona un melò eccessivamente classico adatto ad una prima serata televisiva più che al concorso della Mostra del Cinema di Venezia. Un'occasione sprecata, per il racconto breve da cui è tratto e per due protagonisti che non riescono a riportare su schermo una chimica credibile.

5

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