The Laundromat, recensione del film Netflix firmato Steven Soderbergh

Steven Soderbergh decide di spiegare al grande pubblico lo scandalo dei Panama Papers, in maniera diretta e divertente con un cast stellare.

The Laundromat, recensione del film Netflix firmato Steven Soderbergh
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Ellen Martin è la classica nonnina americana che ogni buon nipote sogna di avere. Nonostante l'età, continua a organizzare viaggi e piccole gite in barca con il marito, con il quale ha girato gli Stati Uniti (e non solo) per buona parte della sua vita. Proprio durante una di queste "uscite fuori porta" in battello però si verifica un'incredibile tragedia: un'onda di grandi dimensioni rovescia l'imbarcazione piena di turisti e 21 persone annegano. Fra queste anche il marito di Ellen, per la quale inizia un calvario non solo umano, anche legale e finanziario.
La donna dovrebbe percepire un corposo risarcimento da parte dell'assicurazione della compagnia di navigazione, con il quale ha intenzione di acquistare un appartamento luminoso a Las Vegas, con affaccio sul punto in cui ha conosciuto il suo defunto marito, qualcosa però non va per il verso giusto. L'assicurazione infatti è in realtà un'azienda che fa parte di un'altra azienda, che a sua volta fa parte di un'altra azienda ancora; si scopre un intreccio infernale di società che finisce in paradisi fiscali anonimi che scaricano barili su barili - risulta così impossibile per Ellen riscuotere la cifra dovuta. Da questo aneddoto prende vita The Laundromat, nuova opera di Steven Soderbergh prodotta da Netflix e dunque destinata ad arrivare sulla piattaforma di streaming - il prossimo 27 settembre.

Il mondo visto da un oblò

A cosa si riferisce la "lavatrice" del titolo? Beh come avrete capito si parla di soldi sporchi, paradisi fiscali privi di tasse da pagare, aziende terze intestate a prestanome fantoccio, truffe, matrioske legali e chi più ne ha più ne metta, un gioco al limite della legalità che sfrutta le falle del sistema per domarlo, il sistema. Ellen inizia così la sua crociata verso la verità, attenzione però a non fraintendere: quello che potrebbe sembrare un noioso film finanziario è in realtà un'opera grottesca ed estremamente divertente che mette a nudo - proprio tramite l'ironia - le nefandezze legate ai famosi Panama Papers.

Quello che è considerato il più grande leak di informazioni della Storia, che ha messo in ginocchio grandi uomini d'affari, intere aziende, capi di Stato e governi, non è un tema facile da spiegare, soprattutto a un pubblico che mastica poco o nulla di economia. Steven Soderbergh sceglie un taglio da black comedy e una struttura a episodi per spiegare nella maniera più semplice e diretta possibile una vicenda complessa, che ora anche le nonnine come Ellen Martin sedute sul divano di casa potranno comprendere.
Fra le sequenze intrise di humor, il regista originario di Atlanta intesse una feroce critica non solo all'intero sistema finanziario che permette l'esistenza dei paradisi fiscali, anche al governo americano e alle sue leggi, che grazie a numerosi cavilli lasciano che tutto (o quasi) sia fattibile alla luce del sole. A perderci non sono di certo quelle poche migliaia di miliardari e milionari che esistono nel mondo ma tutti gli altri, i cittadini comuni che puntualmente pagano tasse su tasse e si vedono tolti anche i più semplici e naturali diritti - come ottenere il giusto pagamento di un'assicurazione. Il tutto mentre le più grandi aziende del pianeta riescono a eludere pagamenti di imposte e controlli, grazie all'anonimato offerto dai paradisi fiscali.

Siamo tutti coinvolti

Come spesso si dice, la parola ferisce più della spada. Ebbene, le immagini prodotte da Steven Soderbergh sono effettivamente una stoccata alle alte sfere, che dopo l'uscita del film su Netflix non potranno più far finta di niente e continuare a permettere abusi e inganni nella sfera finanziaria. A chiederlo è la stessa Ellen Martin, interpretata su grande schermo dalla statuaria Meryl Streep, qui divertita e divertente, intenta a scovare la verità a tutti i costi.

Con lei due mattatori d'eccezione, Gary Oldman e Antonio Banderas nella parte dei furbi cattivi, che rompendo la quarta parete intrattengono dall'inizio alla fine un dialogo diretto con il pubblico, che diventa così parte attiva della visione. 96 minuti che scorrono via come acqua di sorgente, fra risate di superficie e un'indignazione che invece monta all'interno del nostro corpo. Alla fine del film si ha voglia di saperne di più sugli inganni svelati dai Panama Papers, con la speranza che l'attuale governo americano (o forse meglio il prossimo...) faccia qualcosa di concreto per migliorare le cose.
Attivismo puro quello di Soderbergh, che abbandona (per questa volta) l'idea di girare tutto con gli iPhone e restituisce un film dalla grande qualità visiva (anche perché Netflix esige standard ben precisi per i suoi Original), che nelle battute finali decide di mostrare gli artifici dello studio cinematografico per amplificare quanto sia finta molta finanza d'alto livello. Finanza che, pur riguardando direttamente gli USA e Panama in questo caso, tocca in realtà anche la vecchia Europa. Siamo in pratica tutti coinvolti, su più livelli, e fortunatamente il film raggiungerà tutti i territori in cui Netflix è oggi disponibile. Il mostro è nudo ora e fa anche particolarmente ridere.

The Laundromat Steven Soderbergh prende un delicato e complesso tema come il leak Panama Papers per creare un'opera divertente e grottesca, che mira a spiegare al grande pubblico cos'è successo esattamente nei "caldi" giorni dello scandalo e perché molte delle leggi americane andrebbero cambiate prima di subito. Il rischio è continuare a concedere a grandi aziende e uomini d'affari senza scrupoli del mondo paradisi fiscali dove tutto - finanziariamente parlando - è concesso. A pagare poi le spese sono i singoli cittadini, che oltre a corrispondere regolarmente le tasse perdono anche i più semplici diritti per le malefatte altrui - per furbetti di alto bordo che si muovono lungo il delicato confine dei cavilli burocratici per fare il bello e il cattivo tempo. The Laundromat informa intrattenendo, dunque, per 96 minuti che sgusciano via con estrema facilità grazie a un cast delle grandi occasioni.

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