Recensione The last station

Gli ultimi anni di crisi tra Lev Tolstoj e sua moglie

Recensione The last station
INFORMAZIONI FILM
Articolo a cura di

La chiave per la riuscita di un buon film, senza ombra di dubbio alcuna, è il ritmo. Per quanto possa funzionare un’idea produttiva, in assenza di dinamica tutto è da gettare al macero. Il club degli imperatori, l’opera più famosa di Michael Hoffman, pur non essendo propriamente un film eccezionale, non sembrava soffrire affatto problemi di questo tipo, ergo, pare logico aspettarsi qualcosa di altrettanto funzionale. Per sua (e nostra) sfortuna, Hoffman ha deciso, con il suo ultimo film, di intraprendere la strada del - troppo spesso discutibile - cinema autoriale. The Last Station, il suo ultimo lavoro, cerca di raccontare gli ultimi mesi di vita dello scrittore Lev Tolstoj e dell’espansione culturale a cui diede inizio. Se dal soggetto ci sia aspetta qualcosa di lento si cade in errore: c’è di mezzo la totale stasi.

La lepre e la lumaca

Dopo cinquant’anni di matrimonio, la contessa Sofja, moglie dello scrittore Lev Tolstoj, vede il marito allontanarsi da lei in nome di una pseudo religione da egli stesso creata. La donna, madre di ben tredici figli, è stata, oltre che moglie, segretaria e ispiratrice delle opere del geniale scrittore, compagna di vita e fedele sostenitrice del suo lavoro. Dopo aver copiato a mano per ben sei volte lo scritto di Guerra e Pace ed averlo accompagnato in ogni sua decisione, Sofja scopre che il marito, in nome del suo nuovo credo, ha deciso di rinuciare a tutti i suoi averi terreni, titolo nobiliare compreso. Per lei è una notizia agghiacciante: per quanto sostenitrice del compagno, la contessa non vuole rinunciare a tutto nel nome di un qualcosa che non sente appartenerle, tutto ciò mentre il più devoto seguace della nuova dottrina, Vladimir Chertkov, cerca di allontanarli l’uno dall’altra, spronando lo scrittore ad abbandonare tutto ciò che possiede. Chertkov quindi, per monitorare la donna, invia Valentin Bulgakov, giovanissimo sostenitore del Tolstojsmo, in veste di nuovo segretario dell’autore russo. Si dipana quindi, con il suo arrivo, uno spettro di sfaccettature umane ed una parabola di amore e sofferenza dipinta dagli anziani amanti, proprio mentre per Lev Tolstoj si avvicina il momento della fine.

L'ultima stazione. In tutti i sensi.

Di certo la trama non gioca a favore dell’ultimo film di Hoffman, nonostante le pretese iniziali di proporre del cinema autoriale si comprende, fin dal principio, che il soggetto non si presta a particolari evoluzioni dinamiche. Difatti, nostro malgrado, ci troviamo di fronte un’opera del tutto priva di mordente, che poco racconta e che pecca di buona volontà. Risulta addirittura difficile comprendere quale sia il messaggio che il regista intende mandare, in un susseguirsi di scene in cui lo svolgimento non riesce a trasmettere alcunché, tanto sul piano dei contenuti, tanto su quello della progressione dramamtica. Chiaramente, la più banale delle intenzioni salta immediatamente all’occhio: l’amore sopravvive alle divergenze e all’età. Peccato che, il tentativo di raccontare la nascita di un nuovo amore (quello tra Valentin e una giovane donne), appaia del tutto marginale, oltre che decisamente mal esposto. Ma poco importa: se si riuscisse a raccontare qualcosa lasciando appassionato lo spettatore ci si potrebbe accontentare di una storia di per sé poco affascinante. The Last Station purtroppo non concede neppure questo ma lascia che la noia prenda il sopravvento per tutta la sua durata, oltretutto eccessivamente lunga.
Proprio a causa della mancata riuscita della pellicola appare sprecata la scelta del cast, fatto di eccellenti professionisti: Helen Mirren, Christopher Plummer e Paul Giamatti interpretano in modo eccellente i propri ruoli, sono forse l’unico punto davvero forte del film, spiacevolmente mal giocato dal director. The last station fallisce decisamente quindi, è un film inadatto ad un pubblico eterogenero ed assolutamente non convincente per un pubblico più appassionato. Si spera solo che Hoffman, di sicuro non un novellino, possa tornare alla ribalta con un lavoro meno pretenzioso, e più trascinante.

The Last Station Lento e privo di mordente, The last station non è certo un film che passerà alla storia. Soffrende di gravi problemi dinamici, non riesce a coinvolgere lo spettatore e la sua eccessiva durata non gioca certo a suo favore. Davvero un peccato perché con Il Club degli Imperatori Michael Hoffman aveva dato prova di un certo mestiere.

4

Che voto dai a: The Last Station

Media Voto Utenti
Voti: 35
4.7
nd
ROMA09
Recensione Videogiochi Triage
Triage
ROMA09
Recensione Videogiochi After
After