Recensione The Last Exorcism - Liberaci dal male

Eli Roth torna a terrorizzare il pubblico delle sale con un nuovo lungometraggio basato su demoniache presenze...

Recensione The Last Exorcism - Liberaci dal male
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Con le fattezze della televisiva Ashley Bell, Nell Sweetzer è una adolescente secondo il cui padre Louis alias Louis12 roundsHerthum, fervente fondamentalista, è posseduta da un demone che bisogna al più presto esorcizzare; tanto da arrivare a convocare nella propria fattoria nella Louisiana il reverendo Cotton Marcus, ovvero il Patrick Fabian di Partnerperfetto.com (2005), carismatico predicatore che, pensando di dover compiere il solito esorcismo di routine su una fanatica religiosa affetta da disturbi psicologici, si sente schiacciato dal peso della sua coscienza, pentito degli anni passati a rubare i soldi alle persone disperate.
Sotto la produzione di Eli Roth, nel 2010 partì da questa interessante idea L’ultimo esorcismo di Daniel Stamm, destinato a proseguire con la decisione di Marcus di filmare, insieme al proprio team, quello che sarebbe stato il suo ultimo esorcismo e costruito, di conseguenza, alla maniera di un documentario riguardante l’argomento che fece la fortuna del super classico L’esorcista di William Friedkin e delle diverse imitazioni che finì inevitabilmente per generare.
Quindi, una risposta infarcita di demoniache possessioni al già cult The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez e cui, fuori Stamm, fa seguito questa diretta continuazione ancora una volta prodotta dal citato autore dei primi due Hostel.

Roth per casa di Dio

Continuazione che, a firma del canadese classe 1977 Ed Gass-Donnelly, vede nuovamente la Bell nei panni di Nell, la quale, fortemente traumatizzata a causa di quanto accadutole e del tutto priva dei ricordi relativi ai mesi successivi al rito, è soltanto consapevole di essere l’unica sopravvissuta della sua famiglia.
Sebbene sia pronta ad affrontare la propria guarigione, però, non fatica ad avvertire che quell’ultimo esorcismo, in realtà, fu soltanto un nuovo inizio della persecuzione che continua ad avere; in quanto, cosciente del fatto che ascolti voci e veda cose che nessun altro sembra essere in grado di sentire e vedere, è chiaro che un oscuro male, il demone che aveva preso possesso del suo corpo provvedendo, poi, a sbarazzarsi dei suoi familiari, sia tornato con nuove terribili intenzioni ed eserciti ancora un grande potere su di lei.

L’ultimo esorcismo?

E, del cast del capostipite, torna in scena anche il succitato Herthum nuovamente nel ruolo di Louis, man mano che, fin dai primissimi minuti di visione, risulta chiaro che l’impostazione da mockumentary tempestata di riprese eseguite tramite camera a mano per rendere il più realistico possibile il racconto sia stata del tutto abbandonata in favore della classica narrazione da cinema horror di finzione.
Narrazione che, tempestata di spaventi improvvisi “inviati” allo spettatore grazie al consueto contributo del sonoro, viene in questo caso costruita attraverso l’estrema lentezza, mentre si favorisce l’entrata in scena di nuovi personaggi atti a contornare la protagonista.
Personaggi, in realtà, presenti in minima quantità, perché appare subito evidente che sia una certa desolazione generale ad accompagnare la lunga attesa che costituisce la prima parte del lungometraggio di Gass-Donnelly, ovviamente non privo di corpi che si contorcono e che levitano da terra e volto a relegare l’atteso rito, come c’era da aspettarsi, nel corso dei suoi ultimi trenta minuti.
Con la risultante di un elaborato che, di sicuro, non regala assolutamente nulla di innovativo al pubblico (soprattutto a quello che conosce bene il filone), ma riesce nell’impresa di non farsi disprezzare e di lasciarsi guardare più del suo strombazzatissimo predecessore, che individuò il suo peggior difetto in una sorpresa finale che, anziché trasmettere paura, arrivò ad assumere soltanto involontariamente comiche fattezze, ricordando quella sfruttata da Edgar Wright nel suo ironico action-movie a tinte splatter Hot fuzz, del 2007.
Anche se qualcosa ci dice che non si tratti di un ultimo esorcismo e che, senza alcun dubbio, ancora bisogna farne di strada di celluloide per liberarci dal male!

The Last Exorcism - Liberaci dal male Ricordate L’ultimo esorcismo (2010), lo strombazzato lungometraggio horror diretto dal tedesco Daniel Stamm che, prodotto dall’Eli Roth autore di Cabin fever (2002), si propose quale finto documentario volto ad affrontare la tematica portata cinematograficamente al successo dall’intramontabile L’esorcista (1973) di William Friedkin? Con Roth ancora alla produzione, il canadese Ed Gass-Donnelly ne realizza questo diretto sequel che vede protagonista sempre la Ashley Bell del primo film, ora decisa ad affrontare la propria guarigione post-possessione, ma, in realtà, di nuovo perseguitata dalla presenza demoniaca. La novità risiede nel fatto che il look da mockumentary sia stato del tutto abbandonato per concepire l’insieme come un qualsiasi lungometraggio horror a tematica demonica che, costruito su lenti ritmi di narrazione, risulta di sicuro meno originale del capostipite, ma anche superiore - pur rimanendo nella sufficienza - in quanto non involontariamente comico.

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