Recensione The Human Centipede 2 (Full sequence)

Torna il millepiedi umano di Tom Six

Recensione The Human Centipede 2 (Full sequence)
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Con protagoniste due turiste americane che, ritrovatesi con l'automobile in panne in una strada tedesca tra i boschi, finivano nella lussuosa villa di un folle, famoso chirurgo in pensione interessato a unirle tramite bocca e ano a un tizio giapponese al fine di concepire una sorta di millepiedi umano, The human centipede (First sequence), produzione dei Paesi Bassi diretta nel 2009 da Tom Six, è uno di quei titoli appartenenti all'underground cinematografico che non hanno impiegato molto tempo a trasformarsi in veri e propri cult, complice il tam tam scatenatosi sul web a causa - con ogni probabilità - del bizzarro soggetto.
Girato in bianco e nero dallo stesso Six, questo sequel parte dalla figura di Martin, inquietante guardiano notturno in un parcheggio, sofferente d'asma e perennemente sudato, che, oggetto di abusi da parte del padre e ossessionato dal lungometraggio precedente, decide di portare a compimento l'esperimento volto a generare la creatura caratterizzata da un unico apparato digerente, catturando e unendo l'una dietro l'altra più di dieci persone. Tra le quali anche Ashlynn Yennie, interprete del capostipite, attirata in trappola facendole credere di dover entrare a far parte del cast del nuovo film di Quentin Tarantino (!!!).

Generazione mille... piedi!

Ed è Laurence R. Harvey a concedere magnificamente anima e corpo a questo inquietante, grasso e basso freak che non avrebbe affatto sfigurato tra i dannati emarginati dei lavori di Frank Henenlotter (autore della trilogia Basket case e di Brain damage-La maledizione di Elmer), impegnato, nel corso della prima parte dei circa 87 minuti di visione, a rapire violentemente i diversi individui - tra cui una donna incinta - utili alle sue intenzioni, per poi passare a collegarli tra loro nella seconda... ma senza le competenze chirurgiche del dottore di cui sopra.
Quindi, tra efficace, spoglia e squallida ambientazione e regia non priva d'interessanti analogie (citiamo soltanto il pianto del bambino durante i titoli di coda), Six inscena questa volta esplicitamente quanto promesso ma non mostrato nel citato The human centipede (First sequence), che, in fin dei conti, puntò più sull'assurdità dell'argomento affrontato che sul sensazionalismo visivo.
Tra lingue strappate, martellate sui denti e tanta macelleria chirurgica, infatti, vengono messi a durissima prova non solo i deboli di stomaco, ma anche tutti coloro che sono abituati ad abbandonarsi dinanzi a spettacoli di celluloide tempestati di liquido rosso e frattaglie sparse; fino a una fase conclusiva che, al confronto, fa quasi sembrare il pasoliniano Salò o le 120 giornate di Sodoma una produzione Disney.
Conferendo al tutto quasi il look di un oltraggioso midnight movie di quelli sfornati nel periodo a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l'inizio del decennio successivo; tanto che, una volta giunti al termine, si prova l'impressione di essere appena usciti da una delle fumose - e, a loro modo, affascinanti - sale americane dell'epoca.
Mentre la disgustosa immagine del "povero" Martin, esatto opposto dei corpi bene o male perfetti sfruttati per la sua macabra impresa, sembra in un certo senso incarnare il prodotto di un universo adulto bello solo nell'apparenza: un eterno ragazzino interessato in maniera incosciente a portare avanti il proprio gioco, appreso nel guardare un film dell'orrore senza la necessaria vicinanza di attenti genitori.

The Human Centipede 2 (Full sequence) In aria decisamente metacinematografica, The human centipede 2 (Full sequence) è tutto ciò che il capostipite - diretto dallo stesso Tom Six - promise, senza mantenere. Privilegiando squallidi interni, infatti, Six - che stavolta gira in bianco e nero - si abbandona senza freni a violenza esagerata e duri colpi allo stomaco dello spettatore, immergendo il tutto in un’atmosfera molto più malata di quella che caratterizzò il capostipite. Non si tratta certo di un’opera che si trasformerà in un classico, ma esegue almeno il disturbante compito che il primo film mise in atto soltanto in parte. Disgustando e facendo inorridire il pubblico benpensante, ma lasciando con ogni probabilità soddisfatti gli amanti di quelle bizzarrìe splatter che, mai arrivate dalle nostre parti, furono tra gli anni Ottanta e Novanta oggetto di scambio di non pochi collezionisti e horror fan tricolori. E lo fa con una regia tutt’altro che sciatta, tanto da lasciar leggere tra le shockanti immagini perfino qualche interessante allegoria.

6.5

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