Recensione The Homesman

La vita dei pionieri come metafora sociale sul sacrificio e sulla redenzione nel secondo film da regista di Tommy Lee Jones

Recensione The Homesman
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Nebraska, 1855. Mary Bee Cuddy (il premio oscar Hilary Swank) è una trentenne nubile, pia e profondamente votata al lavoro e al sostegno della piccola comunità di cui fa parte. Ritenuta fin troppo indipendente e volitiva ("bossy" sarà il termine con cui gli uomini faranno spesso riferimento a lei) per una donna del tempo, Mary soffre in cuor suo il fatto di non essersi mai riuscita a legare a un uomo, una mancanza che nel tempo l'ha resa sempre più impegnata nel lavoro dei campi e solitaria. Quando sorgerà la necessità di compiere un gesto di estrema solidarietà per la comunità, sarà proprio lei l'unica a farsi avanti per portare a compimento la complessa missione. Si tratterà infatti di trasportare tre donne che hanno perso completamente il senno (e che i mariti non riescono più ad accudire) per centinaia di miglia fino a una chiesa nello Iowa dove a farsi carico della ‘gestione' delle donne ci sarà la moglie del reverendo (Meryl Streep). Il compito appare però quanto mai arduo e, prima di partire per la grande traversata, la donna ingaggerà (salvandogli la vita e promettendogli 300 dollari di ricompensa) un fuorilegge dell'ultima ora (Tommy Lee Jones), uno scapestrato senza regole ma forse l'uomo giusto (dalla scorza dura e senza nulla da perdere) per aiutarla in quella estrema missione di solidarietà umana.

Tra sacrificio e redenzione

L'attore Tommy Lee Jones torna dietro la macchina da presa (la sua prima volta era stata con Le tre sepolture, del 2005) per dirigere un film ambientato in un'atmosfera western (siamo nel Nebraska del 1855) coniugata al femminile, in cui al centro della storia c'è una pioniera, una donna forte e determinata, non disposta a scendere a compromessi con il predominio maschile e che per questo sarà condannata a una difficile vita in solitaria. Nella polverosa ambientazione western, Lee Jones muove la sua storia giocando con i suoi protagonisti e infliggendo all'uomo (per contrappasso) il frutto del male inflitto di principio alla donna. Seguendo questo acuto schema sarà infatti proprio la figura del ‘miscredente' (inteso qui come persona priva di qualsivoglia valore) a portare avanti - suo malgrado - un gesto di aiuto in grado di mettere a rischio perfino la vita. Il fuoco del film è tutto sulla figura di una donna vittima di una società maschile che la vorrebbe umile e servile (e allora sì che andrebbe facilmente in sposa) mentre la presenza di un carattere forte e di un cervello pensante la estrometteranno facilmente dallo schema societario. A rafforzare questo quadro sociale tutto a scapito del sesso femminile vi sono poi anche le tre donne impazzite, divenute bambole o streghe da esiliare, che non hanno sopportato la perdita del bestiame (Theoline), la perdita dei figli (Arabella) o le continue violenze inflitte dal marito (Gro). Lo stoicismo di Mary Bee diverrà dunque parte integrante della voglia di difendersi salvaguardando la dignità della donna, troppo facilmente abbandonata e messa da parte. D'altro canto anche la brutalità e il menefreghismo dell'uomo saranno (in parte) riabilitati dall'incontro con la donna, che nel suo estremo sacrificio compirà il suo ultimo atto di altruismo, dando alle tre donne la possibilità di trovare la propria strada e all'uomo di essere quell'Homesman che altrimenti non sarebbe mai stato. Sembra un film d'epoca eppure non lo è, perché racconta l'incipit di una battaglia al femminile lunga migliaia e migliaia di anni/miglia e che va avanti ancora oggi (pur se con termini e tempistiche assai diversi).

The Homesman Al suo secondo lavoro da regista Tommy lee Jones mette a segno un ottimo film che sullo sfondo di un’ambientazione formalmente western tesse i fili di una storia che parla di convenzioni, società, rapporto e rispetto tra sesso maschile e femminile. Un film dunque travestito da western che tramite un percorso che passa attraverso il sacrificio di una donna e la conseguente maturazione dell’uomo racconta la crudeltà degli schemi sociali attraverso la vita dei pionieri. Una parabola toccante e costruttiva che trova nonostante la durezza il suo punto di fuga in positivo lasciando che il sacrificio sia infine riscattato dalla redenzione.

8

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