Recensione The Gunman

Sean Penn produce, co-sceneggia e interpreta il lungometraggio che lo specialista in action movie Pierre Morel deriva dal romanzo Posizione di tiro di Jean-Patrick Manchette, tra passato che ritorna e poco raccomandabili personaggi a rappresentarlo

Recensione The Gunman
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Cosa hanno in comune l'action futuristico Banlieu 13 (2004), che ha fatto conoscere la disciplina metropolitana denominata Parkour tramite le acrobazie dell'agilissimo protagonista Cyril Raffaelli, Io vi troverò (2008), con Liam Neeson ex agente segreto impegnato a sterminare i malviventi albanesi che gli hanno rapito la figlia per avviarla alla prostituzione, e From Paris with love (2010), nel quale Kasia Smutniak affiancò John Travolta e Jonathan Rhys Meyers intenti a sgominare trafficanti di droga e terroristi sulle strade di Parigi?
Al di là del finanziatore, ovvero lo Steven Spielberg d'oltralpe Luc Besson, hanno in comune colui che vi si è trovato dietro la macchina da presa: il Pierre Morel che, prima di intraprendere la carriera registica, ha lavorato in qualità di direttore della fotografia in oltre quindici opere, da The transporter (2002) di Corey Yuen (e Louis Leterrier non accreditato) a Rogue il solitario (2007) di Philip G. Atwell, passando per Amore e altri disastri (2006) di Alek Keshishian e Taxxi 4 (2007) di Gérard Krawczyk.
Il Pierre Morel che non ha impiegato molto tempo a trasformarsi in uno dei cineasti più amati dai seguaci del cinema d'azione (tanto che ancora ci si chiede per quale motivo non sia stato chiamato ad occuparsi dei due sequel del citato Io vi troverò) e che troviamo in The gunman (2015) addirittura a dirigere il due volte vincitore del premio Oscar Sean Penn; del cui coinvolgimento il produttore Andrew"Non-stop"Rona rivela: "Quando si è presentata questa opportunità, gli abbiamo fatto leggere la sceneggiatura e lui ha accettato. Gli avevamo mandato tante sceneggiature in passato, ma, per qualche ragione, questa l'ha coinvolto particolarmente. Credo che Sean sia stato attratto dal personaggio. Conosce davvero gente come Jim Terrier, l'ha incontrata nel corso del suo lavoro umanitario e nel suo lavoro per il cinema. Penso che volesse portare sullo schermo proprio questo tipo di personaggio".

Sean must go on

Il Jim Terrier che l'interprete di Vittime di guerra (1989) e Mystic river (2003) incarna partendo dal romanzo Posizione di tiro, scritto negli anni Ottanta da Jean-Patrick Manchette, portando in scena questo individuo che, forte di un particolare addestramento, ha operato in diverse zone pericolose come Agente Speciale Internazionale e, profondamente innamorato di Annie alias Jasmine"Miele"Trinca, sta cercando di riscattarsi ed è deciso, con lei, a cambiare vita in un villaggio africano del Congo, sede di una ONG che si occupa di fornire acqua potabile agli abitanti.
Se non fosse per il fatto che il passato sembra essere intenzionato a non smettere di ossessionarlo, in quanto, sopravvissuto all'attentato di tre sicari, si vede costretto a tornare in gioco ricorrendo a tutte le sue risorse al fine di sopravvivere, dimostrare la propria innocenza e muoversi in lungo e in largo, in Europa, nel tentativo di scoprire chi sia a desiderarne la morte.

Solo Pierre i tuoi occhi

Chi era abituato ai precedenti lavori moreliani, però, si trova in questo caso dinanzi ad uno spettacolo su celluloide completamente diverso, in quanto, sebbene, già nel corso della primissima parte ambientata in Africa, non risultino assenti colpi di pistola alla testa e liquido rosso schizzante, è in maniera principale sui dialoghi e sui rapporti tra i diversi personaggi che vengono costruiti i circa centoquindici minuti di visione.
Personaggi che vanno dal solitario paranoico Stanley, migliore amico di Terrier, cui concede anima e corpo il Ray Winstone di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008), al vecchio collega Cox, militare di professione con le fattezze di Mark"Anonymous"Rylance; senza contare l'enigmatico agente dell'Interpol Barnes e il non proprio limpido Felix, rispettivamente con i connotati dell'Idris Elba di Pacific rim (2013) e del Javier Bardem di Non è un paese per vecchi (2007).
Man mano che viene sviluppata la storia d'amore con Annie e che, tirando in ballo meno pallottole volanti del solito, i ritmi generali di narrazione tendono, in un certo senso, a rispecchiare quelli del cinema malavitoso di Michael Mann; dal quale, comunque, l'operazione prende le distanze grazie al consueto tocco personale sfoggiato dal regista francese nei momenti dedicati al movimento, piuttosto violenti e tutt'altro che privi di crudezza e cattiveria.
Infatti, non mancano botte da orbi, ossa spezzate e, addirittura, pericolosi tori in agguato durante uno scontro messo in atto contemporaneamente a una corrida; mentre appare evidente che, forse influenzato anche da determinati noir firmati da Jean-Pierre Melville, l'insieme tenda ad avvicinarsi più ai prodotti spionistici risalenti agli anni Settanta (citiamo solo I tre giorni del Condor con Robert Redford) che al facile intrattenimento tipico del genere caro a John Woo e Walter Hill, pur sfruttando un plot decisamente semplice ed evitando un intreccio ingarbugliato in maniera eccessiva.
Ma il rischio di cadere in più occasioni nella morsa della fiacchezza si fa sentire, nonostante la tensione non latiti affatto.

The Gunman È lo stesso protagonista Sean Penn a figurare tra i produttori di The gunman (2015), che segna il ritorno al grande schermo per lo specialista francese in action movie Pierre Morel. Un Pierre Morel che, traendo ispirazione dal romanzo Posizione di tiro di Jean-Patrick Manchette, tende a confezionare un’operazione diversa dalle sue precedenti, basate sul movimento senza tregua e l’alto spargimento di cadaveri. Perché, sebbene crudezza e violenza a suon di scontri corpo a corpo e colpi d’arma da fuoco non risultino assenti, l’insieme impiega qui più tempo del solito a decollare, principalmente concentrato sulle relazioni tra i non troppo raccomandabili personaggi che lo popolano. E, con l’interprete di 21 grammi - Il peso dell’anima (2003) destinato ad essere affiancato dalla nostra Jasmine”Il caimano”Trinca, si concretizza un elaborato non disprezzabile, ma non sempre capace di riuscire nell’impresa di evitare cadute nella fiacchezza e nella mancanza di coinvolgimento.

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