Recensione The Great Magician

Tutta la "magia" del cinema in'un opera ricca e divertente

Recensione The Great Magician
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Il Cinema è magia per Derek Yee, apprezzato regista che in passato ci ha regalato opere notevoli come C'est la vie, mon chéri e soprattutto il bellissimo One Nite in Mongkok. Era molto attesa la sua ultima opera, The Great Magician, le cui riprese hanno ritardato anche quelle di The Grandmasters, il prossimo capolavoro annunciato di Wong Kar-Wai, per via della presenza nei panni del protagonista della star Tony Leung Chiu Wai (Infernal Affairs, Hero), impegnata su entrambi i set. Yee sceglie in questo suo ultimo film di unire gli stilemi della classica commedia cinese a una storia in costume dalle alte potenzialità, rendendo mattatrice assoluta o quasi proprio la magia stessa.

Tutto è magia

Un triangolo amoroso, una Cina sconvolta dalle lotte interne tra i Signori della Guerra, un complotto per riportare alla gloria la dinastia Qing, e antichi segreti magici per un'opera, seppur a tratti confusa e sin troppo ambiziosa, in grado di regalare due ore di sano divertimento. Yee è bravo a mixare insieme elementi melò, una -a tratti irresistibile- verve comica, coreografie memori dei wu-xia d'ultima generazione e una sottile, ma pur presente, atmosfera epica che permea la narrazione. Lo fa con una regia corretta, attenta sia nelle scene d'azione che nelle sequenze più ilari ed esilaranti, affidandosi a un cast in ottima forma che, oltre alla bravura di Tony Leung (ormai una garanzia, sia per il pubblico che per la critica) e del co-protagonista Ching Wan Lau (altro interprete di serie A, assai conosciuto dai frequentatori del cinema orientale), e alla bellezza della suadente Xun Zhou, donna contesa, vede anche camei eccellenti come quello del regista Tsui Hark (che figura anche tra i produttori), nei panni di un bizzarro generale. Ed è proprio la bizzarria, a tratti ostica per chi poco abituato a produzioni del lontano est, che potrebbe disontierare lo spettatore medio, comunque ampiamente risollevata da un riuscito colpo di scena nell'ultima parte e, soprattutto, dalla spettacolarità della messa in scena. Tralasciando commenti approfonditi sulle ambientazioni e i costumi, quasi sempre di alto livello in produzioni del genere (e ovviamente qui non fa eccezione), il vero visibilio per gli occhi nasce dal comparto illusionistico della rappresentazione: i trucchi inscenati da Tony Leung (che ha imparato durante le riprese alcune vere mosse da prestigiatore) riescono ad emozionare e a catturare lo sguardo, avendo poco da invidiare a produzioni più blasonate come i recenti The Prestige e The Illusionist, e confermando, se ce ne fosse ancora bisogno, la salute di una cinematografia cinese sempre più in espansione. The Great Magician non è sicuramente un film perfetto, vuoi per qualche leggera forzatura, vuoi per qualche eccesso evitabile, ma è comunque una visione ricca di fascino in grado di coniugare spettacolo e risate in maniera più che consona.

The Great Magician Tony Leung è il Grande Mago in un'operazione ricca di influenze (dalla commedia al wu-xia, dal melò al film in costume) che nonostante risulti a tratti sin troppo esagerata svolge il suo "lavoro" di intrattenimento nel migliore dei modi, complice un cast in gran forma e un comparto tecnico di prim'ordine. A sovrastare tutto però rimane la bellezza della magia, dell'illusione, capace nei minuti a sua disposizione di divenire la vera protagonista in grado di emozionare e appagare occhi e cuore.

7

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