The Gangster, the Cop, the Devil, la recensione del thriller coreano

Lee Won-tae firma un poliziesco di prima grandezza, in cui un poliziotto e un boss scendono a patti per catturare uno spietato serial killer.

The Gangster, the Cop, the Devil, la recensione del thriller coreano
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La città di Seoul è sconvolta da una serie di inquietanti omicidi, solo apparentemente scollegati tra loro. Per quanto infatti le vittime non avessero niente in comune, il modus operandi e la comune arma del delitto - un coltello - fanno pensare che dietro vi sia la mano di un serial killer. Peccato che il solo a esserne convinto sia il poliziotto Jung Tae-suk e che la sua teoria venga snobbata dai superiori.
Tae-Suk è un agente sopra le righe, che cova un profondo odio verso i gangster e la feccia criminale ed è pronto a tutto pur di fermare il racket cittadino. Uno dei suoi principali nemici è il boss Jang Dong-soo, a capo di una potente organizzazione, e il destino vuole che sia proprio questi a rimanere vittima di un'aggressione da parte dell'assassino.
Sopravvissuto miracolosamente all'assalto, il capobanda è ora intenzionato a mettere le mani sul colpevole ma per farlo necessita di informazioni che solo le forze dell'ordine possono ottenere.

La mossa del diavolo

Quello dei serial killer deve essere un fenomeno tutt'altro che raro in Corea del Sud, almeno a giudicare dal copioso numero di pellicole ispirate a casi di cronaca nera, inerenti proprio a omicidi commessi dalla stessa persona.
Citiamo due film diventati cult al di fuori dei confini nazionali, e distribuiti anche nel Bel Paese, come il magnifico Memorie di un assassino (2003) di Bong Joon-ho e il tesissimo The Chaser (2008) di Na Hong-jin, ai quali si è aggiunto lo scorso anno The Gangster, the Cop, the Devil.
Un titolo che guarda a modelli leoniani per romanzare in forma di finzione un altro caso di cronaca nera datato 2005, anche se è difficile reperire informazioni precise e sapere così quanto vi sia di vero e quanto no nel passaggio sul grande schermo.
Un dettaglio di poco conto per il pubblico cinefilo, giacché l'esaltante alchimia che caratterizza il secondo lavoro dietro la macchina da presa di Lee Won-tae è straripante e contagiosa, rivisitando gli archetipi del filone autoctono con sguardo personale e mano sicura.

Un ingranaggio perfetto

Nel corso dei cento e rotti minuti di visione si assiste infatti a un accattivante spettacolo di genere, capace di trovare il perfetto equilibrio tra le sue varie componenti. C'è quella sana violenza tipica di molto K-Cinema, un versante action solido e compatto e un ampio ricorso all'ironia per alleggerire i passaggi più drammatici della narrazione.
Intrattenimento duro e puro, senza compromessi di sorta, proprio come i due principali protagonisti, il poliziotto e il boss che si trovano a unire controvoglia le forze per fermare una volta per tutte la scia di sangue del villain.
Due bad guys a caccia di uno psicopatico, ognuno piacevolmente sopra le righe e vicendevolmente complementare all'altro: l'agente gagliardo e senza paura di mettere i bastoni fra le ruote al mondo criminale, il gangster sicuro di sé e pronto a tutto pur di ottenere ciò che vuole.

Il regista, anche autore della sceneggiatura, riesce a trovare la giusta via di lettura per mettere insieme personaggi potenzialmente così agli antipodi ma in realtà molto più simili di quanto vogliano ammettere.
La disperata caccia all'assassino fruisce di un ritmo incessante e privo di tempi morti, dove ogni scena ha una precisa logica e non si perde in inutili chiacchiere di sorta.

Qualità e quantità

The Gangster, the Cop, the Devil coniuga suspense e divertimento adulto in maniera consapevole e magnetica, trasformando il compromesso in una sorta di avvincente sfida relativa alla cattura del killer.
La scelta di non inserire il classico "eroe della situazione" contribuisce a rendere piacevolmente ambiguo il legame tra i due cacciatori e lo spettatore avrà modo di parteggiare per l'uno o per l'altro a seconda delle occasioni.
Il diavolo del titolo è il cattivo per eccellenza e la pressoché assenza di sfumature sulle sue turbe mentali si rivela un sacrificio necessario per sottolineare il tema centrale del racconto, tutto giocato sulla simbiotica contrapposizione tra le due figure centrali.

Figure ottimamente interpretate da Kim Mu-Yeol, faccia da schiaffi e tenacia da vendere, e soprattutto dal massiccio Ma Dong-seok che, dopo aver preso a pugni caterve di morti viventi nello zombie-cult Train to Busan (2016) qui le dà ugualmente di santa ragione a decine di scagnozzi della banda rivale.
Non è un caso che Sylvester Stallone abbia voluto il suo ritorno nell'annunciato remake hollywoodiano, ennesima conferma della riuscita del film originale nel suo complesso.

The Gangster, the Cop, the Devil Venire a patti col peggior nemico per fermare un male ancora più grande. Un poliziotto che odia il crimine con tutto se stesso e un boss in cerca di vendetta uniscono le forze per fermare uno spietato serial killer, in questo poliziesco coreano che rivisita con personalità molti archetipi del filone. The Gangster, the Cop, the Devil procede come un bulldozer, dritto per la sua strada alla ricerca di un sano intrattenimento di genere. Azione, ironia e una gustosa violenza - tipica delle produzioni coreane a tema - caratterizzano cento minuti di visione ad alto tasso tensivo, ricche di sorprese e colpi di scena e indirizzate, anche nei loro lati più cupi, a un approccio ludico a prova di grande pubblico. Niente è fuori posto nella precisa narrazione, affilata e gagliarda come i due principali - antitetici ma complementari - protagonisti e il mordace epilogo è la perfetta chiusura di un racconto senza mezze misure, libero adattamento di un caso di cronaca nera realmente avvenuto nel 2005. In un cast ispiratissimo brilla di luce propria la prorompente performance di Ma Dong-seok, ideale incarnazione cinematografica del mito gangsteristico. Il film andrà in onda venerdì 20 novembre alle 21.20 su RAI4 in prima visione assoluta per il ciclo Missione Oriente.

8

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