Recensione The Gallows - L'esecuzione

Una morte accidentale risalente a vent'anni prima, un gruppetto di ragazzi chiusi nell'auditorium della scuola e qualcuno che medita vendetta nel nuovo found footage prodotto da Jason Blum

Recensione The Gallows - L'esecuzione
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Produttore, tra l'altro, de Le streghe di Salem (2012) di Rob Zombie e di Insidious (2010) di James Wan, Jason Blum sembra aver preso particolarmente gusto nel finanziare found footage, ovvero pellicole realizzate interamente o parzialmente con un metraggio preesistente successivamente riassemblato in un nuovo contesto.
Non a caso, non solo ha permesso il concepimento del fortunato franchise Paranormal activity, ma, dopo essere stato anche dietro a Mockingbird (2014) di Bryan Bertino e Unfriended (2014) di Leo Gabriazde, ha incluso nel suo curriculum produttivo questo lungometraggio diretto a quattro mani da Travis Cluff e Chris Lofing, nei confronti del quale osserva:" The gallows - L'Esecuzione è davvero il primo film dopo Paranormal Activity ad avere il suo stesso DNA - l'aspetto del film amatoriale 'posso farlo anch'io', che onestamente, poche persone in realtà possono fare. Valutiamo circa un migliaio di tentativi in un anno, ma The gallows - L'Esecuzione era unico, non solo perché l'hanno fatto da soli, ma perché funzionava".
Ed è con una ripresa da videocamera riportante la data 29 Ottobre 1993 e raffigurante lo spaventoso incidente che costò la morte al giovane attore protagonista di una rappresentazione teatrale presso la Beatrice High School che apre la circa ora e venti di visione, prima di spostarsi a due decenni più tardi e di portarci a conoscenza dei diversi protagonisti.

Impiccalo più in alto!

Protagonisti che possiedono i volti di Reese Mishler, Pfeifer Brown, Ryan Shoos e Cassidy Gifford e che, studenti della stessa scuola, decidono di riallestire l'opera in un maldestro tentativo di onorare l'anniversario della tragedia.
Perché è nell'auditorium dell'edificio che rimangono intrappolati senza possibilità di chiedere aiuto; man mano che, ovviamente, il desiderio di vendetta del defunto non tarda a farsi sentire.
Man mano che, con il succitato Cluff impegnato anche a ricoprire il ruolo del professor Schwendiman, ciò che prende forma altro non è, in maniera evidente, che una rilettura in salsa POV del plot tipico di tanti slasher risalenti agli anni Ottanta e figli del kinghiano Carrie - Lo sguardo di Satana (1976).
Slasher che, stando alle regole del filone portato al successo da The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair (1999) di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez, si perde, però, nel consueto campionario di rumori improvvisi, oggetti che cadono, porte pronte a chiudersi violentemente e grida disperate immortalate dalla immancabile, perenne soggettiva della camera; relegando lo spargimento di cadaveri alla sua mezz'ora conclusiva.
Spargimento di cadaveri a suon di cappi al collo che, pur finendo per rappresentare il momento più interessante dell'insieme, non riesce nell'impresa di salvare dalla non riuscita un'operazione non priva di pecche di sceneggiatura e decisamente soporifera nonostante l'abbondanza di movimento.
Testimoniando ancora una volta - come già avvenuto con altri esempi cinematografici dello stesso genere - che il filone dei tanto gettonati falsi documentari abbia ormai più che oltrepassato il livello di saturazione nell'ambito dell'horror, sempre più bisognoso di talenti che veramente siano in grado di rinnovarlo o, almeno, di affrontarlo in maniera originale e in modo tale di regalare spaventi al sempre più smaliziato pubblico d'inizio XXI secolo.

The Gallows - L'esecuzione Prendiamo il plot di uno dei tanti slasher sfornati dalla cinematografia americana degli anni Ottanta e filtriamolo attraverso la camera di ripresa impazzita (con tanto di visori notturni) del filone che ha fatto la fortuna di The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair. Otteniamo The gallows - L’esecuzione di Travis Cluff e Chris Lofing, found footage ambientato nell’auditorium di una scuola che fu teatro, vent’anni prima, della accidentale morte in scena di un giovane attore durante una recita. Found footage che vede alla produzione il Jason Blum ormai divenuto un nome immancabile all’interno del genere, ma che non manca di essere fagocitato dalla consueta, banale sequela di urla e rumori improvvisi e finalizzati a trasmettere ansia e spavento; rivelandosi, invece, soltanto portatori di noia. Fino all’ultima parte riservata al massacro dei protagonisti, ma tutt’altro che in grado di salvare dalla stroncatura un elaborato mal scritto e di cui non si sentiva davvero il bisogno (come nel caso di buona parte dei found footage, del resto).

4.5

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