The Farewell - Una bugia buona, la recensione del film con Awkwafina

La talentuosa Lulu Wang dirige un cast in parte ed eccezionale in una commedia drammatica tenera e suo modo dissacrante, assolutamente da vedere.

The Farewell - Una bugia buona, la recensione del film con Awkwafina
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Presentato in Selezione Ufficiale alla Festa del Cinema di Roma 2019 dopo il plauso di pubblico e critica al Sundance Film Festival dello scorso gennaio, il toccante The Farewell scritto e diretto da Lulu Wang è uno dei titoli indipendenti più delicati e calorosi dell'anno. La storia segue la vita di Billie Wang (Awkwafina), figlia di immigrati cinesi ormai in America da 25 anni, a tutti gli effetti cittadini degli Stati Uniti.
Appartiene alle nuove generazioni, quelle nate e cresciute in occidente, con un modello di valori che commistiona usi e costumi orientali con quelli del Nuovo Mondo, lei come i restanti membri della famiglia, il padre Haiyan e la madre Jian. Si sentono americani e difendono il loro modo di vivere senza rinunciare agli schemi culturali ed etici cinesi, che sono poi quelli che danno il via al racconto.

Tutto inizia infatti quando alla nonna di Billie, Nai Nai, viene diagnosticato un tumore all'ultimo stadio incurabile. La ragazza è molto affezionata alla donna, che chiama molto spesso e con cui ha un rapporto d'amore assoluto. È anche una ragazza molto empatica e incapace di nascondere le proprie emozioni, forse perfino un po' troppo sofferente ma non sentimentale, apatica di carattere, anche se cela perfettamente questa sua tendenza sotto un solare sorriso e una rassicurante quotidianità.
Quando la famiglia decide di partire alla volta della Cina per andare a trovare un'ultima volta la nonna (i medici le danno tre mesi di vita ma lei si sente ancora bene), imbastendo la scusa del matrimonio del cugino di Billie, i genitori le chiedono di non venire per non rovinare tutto e svelare attraverso qualche espressione di troppo la verità a Nai Nai. Billie parte però comunque e partecipa a questa grande bugia buona.

"La nonna è salita sul tetto..."

Un film dalle atmosfere leggere e raffinate, The Farewell, che nelle sue tonalità fiabesche riesce a imbastire un grande racconto familiare che affronta con estrema grazia tematiche complesse senza sbagliare praticamente nulla. Lulu Wang dirige un cast di interpreti espansivi, fervidi e appassionati, guidato da una meravigliosa Awkwafina e dalla tenera e simpatica Zhao Shuzhen, la nonna, vera forza della natura dispensatrice di consigli, affetto, energia. È un film che parlando della potenza e dell'unione di una famiglia, del ritrovarsi nel dramma cercando di trasformarlo in commedia, in qualcosa di più fruibile dalle anime tormentate, stringe le sue tenaglie concettuali sulle differenze culturali tra America e Cina, soprattutto riguardo all'importanza stessa che si dà alla vita, al peso e al senso della sofferenza, al valore del ricordo.
C'è un bellissimo passaggio in cui l'interprete dello zio di Billie spiega alla nipote come la consapevolezza di una morte imminente, in Cina, sia un fardello che la persona morente deve accollarsi soltanto quando ormai è impossibile nascondergli la verità dei fatti, perché per lei non c'è più nulla da fare, non è sano che viva i suoi ultimi giorni nella cognizione della fine. Sono le persone care a doversi trascinare questo peso, perché nella concezione cinese la vita appartiene anche alla famiglia, agli amici, alla società.

Chi rimane ha quasi l'obbligo morale di soffrire per chi presto scomparirà, che è un'etica comportamentale che prevede di mentire ai pazienti con tipologie di cancro inoperabili. Ed è così che decidono di fare anche i parenti di Nai Nai, che è comunque una donna allegra, amante delle vita, ottimista, davvero positiva. Il cortocircuito si innesca con gli ideali e la morale di Billie, che deve soffrire in silenzio per un addio che non può vivere apertamente. Anche i restanti parenti hanno tutti delle facce spente o grigie, soprattutto il cugino e relativa ragazza della protagonista, arrivati dal Giappone per sposarsi e rendere felice Nai Nai.

The Farewell è un concentrato attivo di dramma e ironia, quest'ultima sempre ricercata e mai fuori luogo, che sa integrare bene le varie parti del racconto. Si muove tra momenti davvero assurdi e molto divertenti ad attimi di estrema commozione, che sanno trasmettere attraverso un ritratto asettico ma elaborato tutte le emozioni dei protagonisti, che si muovono in branco, quasi sempre insieme, come una sola persona. È la famiglia che prende il sopravvento sul singolo e accoglie ogni membro, dialoga, organizza e protegge la parte più debole e inconscia del suo veloce deteriorarsi.

Il merito di un film tanto potente viene da una visione chiara della storia, da una sceneggiatura morbida e intelligente coniugata sul grande schermo con tocco ed eleganza dalla regia della Wang, che per The Farewell si è ispirata a esperienze personali e alla sua quotidianità da immigrata in territorio Americano.
Un titolo, questo, che parlando di bugie dette a fin di bene vuole addentrarsi nelle variabili dell'animo umano e nei costumi di due Paesi praticamente agli antipodi, presentandosi come un lungometraggio animato da tante buone intenzioni e da un gusto cinematografico cordiale e composto, quasi inappuntabile. Come la famosa barzelletta, un film che si apre alla morte e alle cattive notizie anticipandole con tatto, mostrandoci solo la prima parte della fine, quando la "nonna è salita sul tetto".

The Farewell Delicato, divertente, toccante e raffinato: The Farewell è un racconto sulla morte e sulla vita, sul calore della famiglia e le differenze culturali tra oriente e occidente. Scritto e diretto con estrema grazia da Lulu Wang, il film affronta il dolore della perdita in anticipo mostrando i volti della sofferenza sotto un insieme di maschere atte a dissimulare le vere emozioni, comunque impossibili da nascondere. Si riflette sulla vita da immigrati, sui valori di popoli diversi, sull'essenza stessa delle persone, che devono a volte trascinarsi dietro dei fardelli davvero pesanti e difficili da sostenere. Il cast corale è semplicemente eccezionale e si muove come un tutt'uno, dando la sensazione reale del nucleo familiare candido e potente, altra parte riuscita di uno dei film indipendenti migliori dell'anno.

8

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