Recensione The Expatriate

Aaron Eckhart, ex-agente della CIA, si trova invischiato in un losco intrigo che mette in pericolo lui e sua figlia in The Expatriate, banale ma efficace action thriller diretto da Philipp Stölzl.

Recensione The Expatriate
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Ben Logan, vedovo e padre della quindicenne Amy, si è trasferito da qualche mese in Belgio con la figlia per lavorare nella divisione tecnologica di un'importante multinazionale. Un giorno una sua collega scopre la falsificazione di un brevetto, subito fatta presente dall'uomo ai suoi superiori. Poche ore dopo si reca in ufficio con Amy per recuperare un pacchetto che aveva dimenticato, trovando un'amara sorpresa: i locali dove lavorava sono stati completamente svuotati e non vi è traccia di anima viva. La società inoltre risulta inesistente e i conti bancari dell'uomo totalmente privi di denaro. Quando un suo collaboratore lo minaccia con una pistola, Logan comprende come il passato sia tornato a bussare alla porta: egli infatti è un ex agente della CIA, ora invischiato in un losco complotto governativo orchestrato dalla sua ex-amante e superiore Anna Brandt.

Uomo senza patria

Con un mix di stereotipi che vanno da I tre giorni del condor (1975) fino alla (momentanea) trilogia di Jason Bourne, The Expatriate non trova certo nell'originalità il suo punto di forza. Action thriller diretto nel 2012 dal tedesco Philipp Stölzl, già autore dell'interessante North Face - Una storia vera (2008), il film opta così per strade sicure che, tolto l'onnipresente senso di déjà-vu che accompagna i cento minuti di visione, garantiscono la giusta dose di adrenalinico divertimento tipica del filone. Rocamboleschi inseguimenti, una manciata di sparatorie e un discreto numero di combattimenti a mani nude garantiscono il necessario brio ad una narrazione che non fa nulla per distinguersi dalla massa, riciclando situazioni (la scena della metropolitana, la fuga dall'albergo, il prevedibile epilogo) a più non posso in un banale ma non disprezzabile calderone di genere, aggiungendo una vena al contempo ironica e melodrammatica nel rapporto con la figlia adolescente, vera e propria co-protagonista della storia. In questo riflusso di topoi il regista sfrutta con un certo dinamismo l'ambientazione europea, con la capitale belga ad emergere in tutto il suo controverso fascino multietnico tanto che, ad un certo punto, gli unici alleati di Logan saranno degli immigrati nordafricani. Poco verosimile nello sviluppo degli eventi (il protagonista, infallibile agente della CIA, non si preoccupa neanche di nascondere il suo volto in pubblico con cappucci o cappellini di sorta) ma cazzuta quanto basta per una serata di puro intrattenimento, la pellicola può inoltre contare sulle ottime prove del cast, con un Aaron Eckhart più che convincente come action hero, la giovane Liana Liberato meno fastidiosa di tanti suoi predecessori in un ruolo spesso "scomodo", e gli occhi di ghiaccio di Olga Kurylenko quale "semi-villain" della vicenda.

The Expatriate In un gioco, affascinante ma contorto, di intrighi politici ed economici che farebbero la gioia di ogni complottista si dipana la stereotipata narrazione di The Expatriate, film che non si preoccupa troppo dei numerosi cliché che prendono a piene mani da quarant'anni di cinema di genere. Se tutto è già visto e rivisto va comunque dato atto al regista Philipp Stölzl di aver messo in scena la banale vicenda con un efficace dinamismo tipico dei miglior action thriller del nuovo millennio, costruendo sulla solida interpretazione di Aaron Eckhart il classico prototipo dell'action-hero moderno, impegnato come da prassi nella ricerca della verità e al contempo nel tentativo di ricostruire un rapporto affettivo con la propria prole.

6.5

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