Recensione The Endless River

Oliver Hermanus tenta di creare un thriller sullo sfondo di una città sudafricana mescolando amore e vendetta, ma non riesce a gestire il ritmo e la tensione fallendo miseramente nel coinvolgere lo spettatore.

Recensione The Endless River
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Riviersonderend è una cittadina sudafricana il cui nome significa "fiume infinito". Su questo fiume scorrono le vite di Tiny, giovane cameriera, ragazzina fragile e timida, e Gilles. Una è sudafricana, uno è francese - straniero in una terra che gli è estranea, e diventa ostile nel momento in cui la sua famiglia viene brutalmente assassinata. I sospetti cadono su un uomo che ha appena scontato quattro anni di reclusione, proprio il marito con cui Tiny aveva sperato di poter ricominciare la sua vita e che invece ha dovuto recuperare di nuovo, proprio come anni prima, ubriaco nei bar ed intento a giocare d'azzardo. Entrambi cercano di ricostruire la loro vita dopo dei traumi quasi impossibili da superare, e si appoggiano l'uno all'altra nel tentativo di scorrere e superare un fiume infinito. Due solitudini che si uniscono, in cerca di una tregua dal destino, e che invece si troveranno a cercare di vincere una battaglia di colpe dove l'innocenza delle vittime e la violenza del carnefice non sono altro che sfumature portate via da quel The Endless River del titolo, un infinito fiume che porta via ciò che è stato perso e ciò che è stato ritrovato.

Una traversata sul fiume infinito senza emozioni

Oliver Hermanus cerca di costruire sulle sponde del suo fiume un thriller fatto di moralità e sfumature, cercando di intrecciare perdono e vendetta sul filo del mistero: l'intenzione purtroppo non si traduce in realtà, perché fin dalle prime battute l'eccessiva dilatazione del racconto, intervallato solo da poche scene d'azione che non bastano a catturare l'attenzione del pubblico, finisce per scardinare i principi basilari del genere e lasciare lo spettatore disconnesso, quasi annoiato dalla pellicola. Il regista sceglie di concentrarsi sulla dicotomia tra innocenza e colpevolezza, creando nel rapporto tra i due personaggi una zona grigia che Tiny, giovane e delicata ragazza timorata di Dio, riesce a tracciare nella rabbia furiosa di Gilles: questa scelta però toglie spazio all'azione e alla tensione emotiva che lo spettatore, perso tra questo rapporto e tra le sequenze paesaggistiche, non riesce a percepire. Buone le interpretazioni di Nicolas Duvauchelle e Crystal-Donna Roberts, che incarnano perfettamente due mondi in antitesi e riescono a bilanciare, con gli sguardi e con le azioni, i loro personaggi rendendoli credibili. Tuttavia, non bastano loro due a creare ciò che nel film manca, ovvero un ritmo adeguato sia in fase di regia che di montaggio: senza, la pellicola perde il suo mordente e diventa solo un ottimo esercizio di stile, non fruibile al pubblico.

The Endless River La costruzione di genere non riesce proprio ad Oliver Hermanus, che riesce a creare due personaggi interessanti ma fallisce proprio nelle fondamenta della sua pellicola, non riuscendo a coinvolgere lo spettatore nel suo thriller - che, al contrario di quanto dovrebbe, scorre piatto e senza emozioni di sorta. Un piccolo fiasco per il regista, che spreca un'occasione e la spreca su un palcoscenico importante, quello del Concorso del Festival di Venezia.

4.5

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