The Disaster Artist, recensione: la leggenda Tommy Wiseau secondo James Franco

Intento a diventare un attore di successo, nel 2003 Tommy Wiseau firma la regia di The Room, film catastrofico entrato oggi nella leggenda.

The Disaster Artist, recensione: la leggenda Tommy Wiseau secondo James Franco
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Los Angeles, 2003. In alcuni cinema della città degli angeli (non troppi a dir la verità) arriva un misterioso progetto chiamato The Room. Un film che nessuno aspettava, di cui nessuno aveva parlato e che neppure chi ci aveva lavorato aveva voglia di vedere. La notte della prima solo una persona era felice e distesa, l'unica che aveva avuto la costanza di credere nel progetto sin dall'inizio: Tommy Wiseau. Accreditato come produttore, finanziatore, attore protagonista e regista della scapestrata produzione, l'uomo figurava anche sull'orrenda locandina finita sui cartelloni attorno alle colline di Hollywood. Per chi non conoscesse la figura di Tommy Wiseau, parliamo di un essere quasi mitologico, un alieno in piena regola, entrato nella leggenda proprio per aver firmato The Room - suo primo e ultimo lungometraggio - ma non solo, anche per via dei segreti che ruotano attorno alla sua persona. Formalmente si è sempre rifiutato di parlare con chicchessia del suo oscuro passato, nessuno conosce la sua età e ha sempre raccontato a tutti di essere originario di New Orleans nonostante un marcato accento dell'Est Europa. Inoltre nessuno dei suoi colleghi e amici ha mai saputo come si ritrovasse proprietario di dimore faraoniche fra San Francisco e Los Angeles, per non parlare di tutti i milioni di dollari che custodiva in banca.
Fondi che, oltre ad alimentare un alone mistico attorno alla sua persona, hanno permesso a Tommy Wiseau di bruciare 6 milioni per la realizzazione di un film che in due settimane di programmazione ha guadagnato appena 1800 dollari, prima di diventare un assoluto cult del trash e fare il pienone alle proiezioni di mezzanotte. La vera storia della produzione di The Room è il cuore del racconto di The Disaster Artist, ultima fatica di James Franco come interprete e regista.

Albori

L'autore di Palo Alto ha rielaborato (insieme ai suoi compari di sempre Seth Rogen e Evan Goldberg) una delle vicende più folli e assurde della recente storia di Hollywood, realizzando un film non soltanto leggero, scorrevole e divertente, anche appassionante ed emozionante in più punti, con una struttura solida e un cast di assoluta qualità. The Disaster Artist inoltre può vantare una qualità tecnica non indifferente, con la nuova troupe intenta a ricreare alla perfezione le scene originali con il nuovo cast alla corte di Franco - ricalcando battute, inquadrature e tempi recitativi con un timing sconvolgente. In termini pratici è come tornare indietro nel tempo fra il 1998 e il 2003, anni in cui Wiseau si è trasferito a Los Angeles e ha redatto di proprio pugno la sceneggiatura di The Room, per vedere tutto da una prospettiva inedita.
Finiamo letteralmente sul set del film per assistere agli screzi della troupe, gli scazzi del regista/interprete/produttore, i problemi della lavorazione e tutte le follie sparse legate al progetto. Inoltre la sceneggiatura di The Disaster Artist si prende i suoi tempi anche per parlare di una grande amicizia, quella fra il protagonista Tommy Wiseau e Greg Sestero, con annessi tutti gli alti e i bassi del caso.

Un'amicizia (quasi) perfetta

Il classico The Room e il nuovo film di James Franco non sarebbero mai esistiti se Wiseau e Sestero non si fossero incontrati a San Francisco nel 1998. Sfacciato e completamente fuori di testa, il primo attira l'attenzione del secondo durante un corso di recitazione. Sestero, che all'epoca aveva appena 19 anni e lavorava come modello, sognava di sfondare a Hollywood come attore, il suo essere impacciato però lo frenava terribilmente, motivo per cui ha visto in Wiseau un modello da seguire, uno spirito guida animalesco e senza freni inibitori. La scintilla che ha scatenato la loro amicizia porterà poi proprio alla bomba chiamata The Room, in cui Sestero gioca il ruolo dell'antagonista amoroso di Wiseau.
L'affiatamento e il rispetto reciproco fra i due occupa buona parte dello script di The Disaster Artist, fra turbolenze fisiologiche, presunti tradimenti e gelosie professionali. Una parte fondamentale dunque quella di Sestero, che James Franco ha affidato al fratello Dave, partner impeccabile in un'avventura fuori da qualsiasi schema. Il protagonista di Now You See Me svolge il suo compito alla perfezione, mescolando con grazia entusiasmo e disperazione, niente però può superare la prova da giullare di James Franco in persona.

Un uomo da solo

Aiutato da un ottimo trucco, da capelli lunghi e neri, occhialoni da sole anni '90 e da costumi replicati in maniera a dir poco perfetta, James Franco è un Tommy Wiseau da premio - come del resto hanno dimostrato i recenti Golden Globe. L'attore ha studiato in maniera dettagliata sia l'accento che la cadenza tipica dell'eclettico "artista disastroso", calandosi in maniera talmente intensa che spesso si fa fatica a scovare le differenze fra i due. Quando le scene originali si affiancano alle nuove realizzate da Franco, la realtà e la finzione diventano quasi una cosa sola. Possiamo tranquillamente dire che la prestazione di James Franco davanti alla macchina da presa vale da sola il prezzo del biglietto, anche dietro però non bisogna sottovalutare un lavoro certosino, puntiglioso, che valorizza una sceneggiatura di ottima fattura. Come abbiamo già anticipato, il film gioca molto sull'amicizia Wiseau-Sestero, non mancano dunque momenti emozionanti in grado di giocare con i sentimenti dello spettatore. Dalla poltrona del cinema ci si sente arrabbiati, frustrati, felici, divertiti, si arriva addirittura a provare empatia per il personaggio di Wiseau dopo averlo odiato su tutta la linea - grazie all'umanità ritrovata dopo un periodo di totale perdizione. In fondo parliamo di un uomo sempre tenuto ai margini, che nessuno voleva come amico, che non si era mai trasferito nella sua casa di Los Angeles "perché nessuno voleva vivere con lui". La troupe lo ha seguito nello strampalato progetto di The Room soltanto per gli assegni ben pagati, ma mai nessuno ha messo il cuore in ciò che faceva sul set, o almeno non quanto lo stesso Wiseau, salvo Greg Sestero nelle fasi iniziali.

Se mettiamo per un momento da parte il "personaggio" Tommy Wiseau, scopriamo una persona fragile, insicura, pronta a perdere la ragione quando qualcuno prova a tradirla o comunque a metterla da parte, a prenderla in giro. Le battute finali di The Disaster Artist quasi strappano il cuore, quando i sogni di una vita di Wiseau crollano in pezzi all'interno di una sala cinematografica. Ciò che arriva dopo, ovvero la lucidità di trasformare un terribile prodotto drammatico in un cult praticamente comico, è comunque emblematico per capire la personalità di un uomo che non si è mai arreso davanti a nulla, che ha fatto sempre di tutto pur di raggiungere il suo obiettivo e diventare - in qualche modo - famoso. Quando la notte del 7 gennaio scorso Tommy Wiseau è salito sul palco dei Golden Globe per festeggiare il premio dell'amico James Franco, il cerchio si è chiuso, la meta è stata raggiunta, e poco importa che ci siano voluti quasi vent'anni. Never give up, è questo il motto.

The Disaster Artist James Franco si arma di capelli lunghi e del suo miglior talento per rappresentare una delle più grandi leggende di Hollywood, quella legata alla produzione del cult trash The Room. Grazie a una sceneggiatura che funziona in ogni sua parte, e a una regia minuziosa, la storia di un fallimento totale diventa occasione per parlare di amicizia, di ostinazione, di solitudine, di successo. Una commedia che fa ridere con gusto ma che riesce anche a emozionare, mettendo a nudo un uomo oltre il personaggio che egli stesso si è cucito addosso. Un'idea che ci mostra una volta di più come questa nostra realtà sia spesso governata dalla follia più assoluta e dal nonsenso.

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