The Dirt: Motley Crue, la recensione del film originale Netflix

La storia dei Motley Crue, dalla formazione della band fino alla scalata al successo e ai successivi contrasti, è raccontata in questo biopic musicale.

The Dirt: Motley Crue, la recensione del film originale Netflix
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Nel 1973 Frank Cartlon Feranna Jr. decide di abbandonare la madre, con la quale ha avuto un rapporto contrastato fin dall'infanzia, dovendo sottostare ai comportamenti aggressivi dei diversi compagni della donna e alla totale indifferenza di questa, e lasciare la natia Seattle per Los Angeles.
Dopo aver tentato di contattare il padre mai conosciuto, il ragazzo dà un taglio netto al passato e cambia nome con quello di Nikki Sixx. In The Dirt - Motley Crue, un anno dopo forma una band con il batterista Tommy Lee e il nuovo chitarrista Mick Mars (affetto da una patologia invalidante che non gli impedisce comunque di scatenarsi con lo strumento in mano), ma al neonato gruppo manca ancora un cantante: la scelta cade su Vince Neil, frontman della cover band Rock Candy, che dopo un'iniziale reticenza accetta l'offerta.
Una sera i quattro si siedono ad un tavolo per trovare il nome alla band e, dopo non poche discussioni, la decisione è infine presa, siglando la nascita dei Motley Crue e dando vita a una nuova leggenda del rock.

Alti e bassi

In seguito al grande successo di Bohemian Rhapsody (2018), che ha portato al film su Freddie Mercury e i Queen quattro, discussi, premi Oscar, Netflix tenta di sfruttare la scia dei biopic a sfondo musicale facendo uscire un altro titolo, co-prodotto e quindi disponibile in esclusiva come originale, ispirato a una band leggendaria come i Motley Crue. Un'operazione senza dubbio furba su un gruppo che proprio nelle dinamiche interne e in quell'attinenza al dogma Sex, drugs and rock'n'roll possedeva già tutto il carisma necessario a sfondare in un prodotto di finzione.

Con la regia affidata a Jeff Tremaine, tra gli autori di Jackass, l'intento era già chiaro fin da subito e i cento minuti di visione da questo punto di vista non deludono le attese: ci troviamo infatti davanti a un film veloce e sboccato che, già dal prologo, ci introduce ai personaggi (i cui nomi, per i meno avvezzi alla storia e alle fisionomie del gruppo, vengono mostrati con scritte in sovrimpressione) impegnati in un party sopra le righe, con la componente sessuale quale dinamica imperante - come poi verrà confermato dalla restante ora e mezza di visione.
The Dirt - Motley Crue adopera i flashback per raccontare la turbata infanzia e adolescenza di Nikki Sixx, fondatore nonché cantore narrante nell'onnipresente voice-over, e procede poi nel corso degli anni attraversando la scalata al successo e i periodi più bui della band.

Dalle stalle alle stelle

"Esagerazione" sembra essere la parola chiave con cui si è voluta imbastire la sceneggiatura, approvata per altro dagli stessi Motley Crue, che figurano sia come produttori che come consulenti alla sceneggiatura, in più di un'occasione però si ha l'impressione che si sia voluta calcare eccessivamente la mano sulle coordinate più estreme e politicamente scorrette possibili.
Manca infatti una totale immersione negli anni '80, epoca in cui è ambientata gran parte della vicenda, e il relativo contesto di sottofondo risulta annebbiato per essere realmente incisivo, con il focus principale spostato esclusivamente sulle quattro figure principali alle quali, va detto, viene dato spazio in egual misura. The Dirt - Motley Crue punta così su un divertimento a tratti genuino e coinvolgente (alcune sequenze, come quella ripresa in soggettiva da uno "strafatto" Tommy Lee, possiedono una buona forza filmica e ritmica), capace di sfruttare sussulti metacinematografici nei dialoghi che i personaggi intraprendono a tu per tu con il pubblico, che però rischia di scadere in un'involontaria carica parodica, come confermato anche dalle interpretazioni semi-caricaturali del pur affiatato cast.

Con il cantante rap Machine Gun Kelly nei panni proprio del sopraccitato batterista, Douglas Booth in quelli di Nikki Sixx, Daniel Webber come Vince Neil e Iwan Rheon (il cui sguardo consapevole dell'aura macchiettistica lo rende il più centrato) come Mick Mars, il gruppo si scatena nelle esibizioni live, rigorosamente in playback, ed è proprio il "tiro" delle canzoni, da Girls girls girls a Dr. Feelgood, da Home Sweet Home a Kickstart my heart, a reggere il peso dei momenti morti.
Dalla dipendenza dalle droghe alla malattia di persone care, sono non pochi i momenti drammatici a cui i Nostri andranno incontro, e l'alchimia tra diversi toni non è sempre convincente, quasi ci trovassimo di fronte a una sorta di collage organizzato alla rinfusa dal quale escono solo schegge di quanto realmente vissuto. Tanto che il momento forse più riuscito risulta essere il cameo dell'Ozzy Osbourne di Tony Cavalero, al centro della sequenza sicuramente più esilarante della pellicola.

The Dirt: Motley Crue Biopic sopra le righe, The Dirt - Motley Crue soffre di un evidente gratuitismo nel suo continuo insistere sull'estremo, sia questo relativo all'assunzione di droghe o alla dipendenza quasi patologica dal sesso, e il rischio di cadere in una costruzione parodica è sottolineato dalle stesse performance, divertite e caricaturali, del cast. Un film fuori di testa per una band fuori di testa che ha conquistato milioni di fan, e la cui storia qui viene ripercorsa in un collage a cavallo degli anni che avrebbe forse meritato maggior approfondimento, con il substrato drammatico che si sostituisce senza necessario equilibrio alla verve bizzarra della prima parte di visione, alternata tra flashback, party scatenati e i concerti che decretarono la scalata al successo di Nikki Sixx & Co. Nei cento minuti di visione le occasioni di divertimento non mancano, e i fan del gruppo potranno sempre gioire per i numerosi classici musicali che ne caratterizzano i momenti clou, esibizioni in playback incluse, ma l'impressione di un approccio superficiale è sempre dietro l'angolo e rischia di trovare ulteriori conferme a ipotetici rewatch.

6

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