The Contractor recensione: la dolorosa vita di un ex marine

La pellicola, diretta da Tarik Saleh e scritta da J.P. Davis, vede un Chris Pine in gran forma tra scene esplosive e una scrittura altalenante.

The Contractor recensione: la dolorosa vita di un ex marine
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The Contractor, il nuovo lungometraggio diretto da Tarik Saleh (Gitmo - Le nuove regole della guerra, Omicidio al Cairo) e scritto da J.P. Davis (Un amore da vicino, The fight -Doppia sfida) è una parabola discendente al tempo stesso drammatica e intensa, ma non sempre efficace, della vita di un marine in congedo, il sergente James Harper (un carismatico Chris Pine). Il progetto, tra le uscite Amazon Prime Video di giugno 2022, sembra portare alla luce, almeno a livello superficiale, tanti action thriller dallo spirito puramente americano (tra questi, non può che venire in mente Interceptor di Netflix - qui trovate la nostra recensione di Interceptor ).

Per quanto è indubbio che sia a livello strutturale che contenutistico il film prende non poca ispirazione da questo tipo di prodotti, quando decide di andare oltre i binari conosciuti, fornendo analisi psicologiche e tematiche più dettagliate e lontane dalla solita etica patriottica, fa centro anche grazie ad un protagonista solido e ben sfaccettato che domina la scena. Per quanto non siamo di fronte ad un titolo completamente riuscito, il lungometraggio ha un suo particolare fascino che si riscontra anche nelle sequenze d'azione, con alle spalle una scrittura purtroppo eccessivamente debole. The Contractor, arrivato nei cinema statunitensi ad aprile di quest'anno, in molti paesi è stato distribuito direttamente in streaming, come nel caso del nostro paese, dove è stato pubblicato su Amazon Prime Video il 15 giugno.

The Contractor: un ritmo serrato, scandito dalla forza del protagonista

Il sergente medico James Harper, ferito, nell'animo e nel corpo, da tante ferite raccolte in anni e anni di servizio nel corpo dei Marine, ha raggiunto il capolinea: congedato per aver fatto uso di farmaci per sopportare il dolore di una gamba oramai andata, il militare cade nello sconforto.

Ma un'associazione paramilitare privata, a contatto con i servizi segreti, sembra riaccendere la speranza: il militare accetta, anche per portare uno stipendio a casa, ma ne varrà la pena? Tutta la prima parte del film, a livello registico e narrativo, è necessaria per costruire il contesto nel quale il protagonista si muove: è forse la sezione più lenta e silenziosa della storia, ma è sicuramente importante per lo sviluppo futuro della trama. Da quando James comincia il suo nuovo lavoro, tutto cambia: il ritmo accelera bruscamente, l'azione diventa più spettacolare e tangibile, lo spirito thriller inizia a prendere terreno, inframezzato da sequenze più dinamiche ed esplosive. Il maggior punto di forza della regia si riscontra nella brillante gestione delle scene d'azione, che non sono solamente varie, ma anche perfettamente centrate nel rappresentare in modo chiaro e limpido le azioni del personaggio principale. In questo, la macchina da presa dialoga bene con il copione, ottimo nel tratteggiare un uomo ferito, che rende la sua fragilità un'arma potente di sopravvivenza.

L'occhio del regista, inoltre, lavorando sull'atmosfera, su passaggi più compassati e adrenalinici, riesce a trasmettere molto bene la tensione, anche se purtroppo i momenti riservati a questa strada cinematografica non sono tantissimi e rischiano di essere soffocati dalle sequenze maggiormente veloci e adrenaliniche, che prendono di più il sopravvento. Narrativamente parlando, la caratterizzazione di Harper, per quanto sia classica e tradizionale, ha il merito, come anticipato prima, di scandire, passo dopo passo, il ritmo di The Contractor.

Non tutto torna, ma le emozioni ci sono

Il quadro narrativo generale del personaggio è anche utile, all'interno della pellicola, perché consente, in modo sottile, di portare tematiche profonde e per nulla banali. La disillusione di un soldato che ha sacrificato la sua intera vita al servizio del proprio paese, l'importanza della famiglia e degli affetti, la dura e difficile esistenza degli ex marine: tutti snodi narrativi che hanno un peso nella storia, ma che rimangono fin troppo sulla superficie.

Proprio per questo motivo, per quanto l'apporto emotivo di The Contractor deriva proprio da tali argomenti di riflessione e discussione, la loro scarsa presenza all'interno del film non garantisce, purtroppo, un risultato ottimale. Oltre a ciò, la sceneggiatura, soprattutto nella parte finale del progetto, si perde qualche passaggio per strada, rivelando qualche piccola incoerenza di fondo rispetto a quanto costruito poco prima: se ci sono alcuni colpi di scena che sono realmente credibili, altri, invece, cozzano un po' con tutto quello che è stato pensato precedentemente.

Un valore aggiunto del lungometraggio è dato sicuramente dalla presenza di Chris Pine (Star Trek, Wonder Woman 1984), una star di spessore che tiene in mano le redini del film canalizzando interamente l'attenzione non solo dimostrando uno studio preciso e puntuale del personaggio (si nota in particolare nelle sfumature psicologiche e caratteriali che il divo gestisce molto bene), ma anche nel rapporto con la sua fisicità, che è un punto cardine della riuscita di Harper.

Il cast, inoltre, vede la partecipazione anche di altri due nomi importanti ovvero Ben Foster e Kiefer Sutherland, rispettivamente nei panni di Mike, ex capo di Harper e Rusty, che comanda l'associazione paramilitare dove opera il protagonista. Per quanto la loro performance sia pregevole, lo spazio è tutto dedicato al personaggio principale e alle sue imprese, con i personaggi secondari che hanno un'importanza ridotta, ma per alcuni aspetti significativa.

The Contractor The Contractor è un action thriller che coglie nel segno: il ritmo, inframezzato da sequenze altamente spettacolari e scene più compassate e ansiogene, si appoggia ad un interessante protagonista, portato in scena da un'efficace ed empatico Chris Pine. A livello narrativo, però, seppur sono portate avanti delle tematiche per nulla banali (troppo poco presenti a dire il vero), ci sono diverse incoerenze, soprattutto nella parte finale, che vanno ad ostacolare la riuscita della pellicola, sicuramente non perfetta, ma che regala dei bei momenti di puro intrattenimento.

6.5

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