The Cloverfield Paradox, la recensione del film di Julius Onah

In un prossimo futuro la Terra è vittima di una grave crisi energetica e un gruppo di astronauti rimane l'ultima speranza dell'umanità.

The Cloverfield Paradox, la recensione del film di Julius Onah
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In The Cloverfield Paradox in un prossimo futuro la Terra è vittima di una grave crisi energetica che potrebbe mettere a rischio gli equilibri mondiali. L'agenzia spaziale decide così di lanciare la Cloverfield Station nel sistema solare affinché abbia lì luogo un esperimento con un acceleratore di particelle, considerato troppo rischioso da effettuare sul nostro pianeta, atto a procurare fonti di energia potenzialmente infinite. Una crew internazionale, formata da astronauti e tecnici di diversi Paesi, si trova in viaggio da quasi due anni intorno al sistema solare e già un tentativo è andato a vuoto; ma la seconda prova sembra andare a buon fine, tranne per un fondamentale dettaglio. La Terra infatti risulta completamente sparita dalla mappa stellare e ogni richiesta di comunicazione con il centro della NASA non va a buon fine. In più a bordo cominciano ad avvenire ben presto strani e inquietanti fenomeni che catapultano la crew nel caos, con sospetti e vecchi attriti che si fanno sempre più accesi con il trascorrere delle ore.

Lo spazio che ci unisce

Annunciato a sorpresa con un trailer mostrato al SuperBowl e distribuito poco dopo direttamente su Netflix in ogni angolo del globo, The Cloverfield Paradox segna definitivamente la svolta antologica intrapresa dal franchise inaugurato nel 2008 da J.J. Abrams. Se già 10 Cloverfield Lane (2016) si distaccava parzialmente per stile e atmosfere dall'originale, con questa terza installazione si cambia totalmente rotta optando per ambientazioni sci-fi che guardano ai classici del genere. Non è un caso infatti che il film inizialmente fosse pensato come produzione a se stante e "modificato" in corsa per aggiungere il ben più attirante suffisso, scelta forse controversa ma che insegna tanto sulle vie del marketing odierno. L'originario progetto dal titolo God Particle, annunciato sei anni fa, rinnova così la saga dalla quale si distacca pressoché totalmente, salvo una manciata di sequenze che guardano alle atmosfere da monster-movie del cult firmato da Matt Reeves. Una scelta opinabile che non toglie comunque fascino a una visione che recupera i classici topoi delle produzioni ambientate a bordo di stazioni spaziali, citante sia pietre miliari che incursioni più recenti quali Alien (1979), Sunshine (2007) e Interstellar (2014), in un connubio di situazioni che cercano di esplorare sia il lato drammatico che quello tipico del filone, con una gradevole atmosfera horror alla "nello spazio nessuno può sentirti urlare".

Citazionismo sci-fi

Il regista nigeriano Julius Onah, autore di diversi cortometraggi e dell'inedito The Girl Is in Trouble (2015), sfrutta la grande occasione concessagli dando vita a un'opera sospesa tra l'amore per i prototipi e uno sguardo etico e morale più vicino al cinema contemporaneo, con profondi dilemmi attanaglianti i protagonisti e inerenti a quale sia la corretta decisione da prendere in una trama che si appoggia costantemente a colpi di scena, alcuni vagamente forzati, fino al sorprendente epilogo. The Cloverfield Paradox non brilla per originalità e nei cento minuti di visione è facile scorgere tentativi di copia/incolla operati al fine di garantire la corretta dose di suspense, scelta che - se da un lato può irritare i puristi per la mancanza di nuove idee - trova comunque un discreto equilibrio di atmosfere capace di garantire un gradevole intrattenimento di genere per tutta la sua durata. Gli accesi contrasti tra alcuni membri della squadra, con accuse che si rifanno all'aria da guerra fredda che imperversa sul nostro Pianeta, scosso da aliti di un possibile nuovo conflitto mondiale per via delle carenze energetiche, una manciata di sequenze crude al punto giusto e che gettano ben presto l'equipaggio nel caos, la gestione del paradosso già esplicitato nel titolo, ottengono adeguato responso in una componente tecnica di buon livello, con effetti visivi di ottima qualità e un'efficace struttura ambientale in cui dar vita alla vicenda. Ciò che avviene sulla Terra, narrato in un paio di scene osservate dal punto di vista di una figura fortemente legata a un membro della squadra, appaiono più come un contentino per gli storici fan del franchise, allacciato a forza al resto della narrazione. L'avvolgente comparto sonoro, le adeguate scelte fotografiche e le interpretazioni dell'eterogeneo cast popolato da affermati interpreti quali Daniel Bruhl, Zhang Ziyi e Gugu Mbatha-Raw (quest'ultima chiave emotiva del racconto) consegnano al pubblico un onesto film di fantascienza che, seppur imperfetto, svolge il compito di intrattenere con relativa semplicità.

The Cloverfield Paradox La saga di Cloverfield continua con un film "modificato in corsa" al fine di collegarsi al popolare franchise, confermando definitivamente la via antologica intrapresa. In quest'occasione ci troviamo infatti di fronte a uno sci-fi ambientato a bordo di una stazione spaziale dallo stampo classico, con solo un paio di forzati rimandi ai due titoli precedenti. Scelta sicuramente furba che non toglie comunque meriti a un'operazione avvincente e ricca di colpi di scena inerenti i temi del paradosso e delle dimensioni parallele, che cita più o meno volutamente diversi capisaldi del genere. La tesa atmosfera, strizzante l'occhio in più occasioni a toni horror, i dilemmi morali vissuti dai protagonisti e la buona componente tecnica rendono The Cloverfield Paradox un'opera forse troppo derivativa ma comunque capace di rivolgersi adeguatamente al pubblico di riferimento.

7

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