Seo-Yeon fa ritorno nella casa di campagna di proprietà della sua famiglia, ormai in completo stato di abbandono. Dopo la morte del padre in un tragico incidente domestico e la conseguente malattia terminale della madre, quelle quattro mura sono state infatti lasciate al loro destino.
Seo-Yeon ha perso il cellulare sul treno e questo la obbliga a riattivare il vecchio cordless in disuso da anni. Proprio sul vetusto apparecchio la ragazza comincia a ricevere delle inquietanti telefonate da parte di una coetanea che sostiene di chiamarsi Young-Sook, la quale sarebbe vittima di angherie da parte della zia. Dopo un'iniziale e reciproca diffidenza le due cominciano a interloquire dai rispettivi lati della cornetta e scoprono di trovarsi entrambe all'interno della stessa dimora, con la sola differenza legata al periodo temporale.
Il terrore corre sul filo
Alla base vi è il portoricano The Caller (2011), di cui questo film è un remake ufficiale, ma nella concezione narrativa anche l'originale prendeva a piene mani da un intero universo di titoli costruiti sul tema del paradosso temporale.
Da opere più recenti e di svariati generi come il capolavoro d'animazione Your Name. (2016), o il suggestivo spagnolo Durante la tormenta (2018), fino a titoli meno freschi quali Frequency - Il futuro è in ascolto (2000), il filone thriller si è spesso adattato a contaminazioni sci-fi con ottimi risultati.
E proprio dal film diretto da Gregory Hoblit, The Call mantiene l'elemento chiave del mezzo che unisce passato e presente, là una ricetrasmittente qui un telefono, permettendo alla due figure principali di interagire in maniera impensabile.
Se la breve sinossi esposta da Netflix, dove è in catalogo come original, contiene un grosso spoiler sull'evento chiave che rivoluziona la storia da metà visione, in fase di analisi saremo più attenti ma bisogna a ogni modo sottolineare come, rispetto ai titoli citati, in quest'occasione il legame tra le due ragazze prenderà una piega sempre più inquietante e meno salvifica di quanto inizialmente preventivato.
Il tempo della paura

Ed ecco così che un ritmo apparentemente placido e accomodante prende un'inaspettata svolta thriller che sfocia in dinamiche più crude e affini all'horror, con la realtà di Seo-Yeon che cambia radicalmente in base alle scelte prese da Young-Sook.
Ha inizio una vera e propria partita tensiva tra le due realtà, ottimamente supportata dai più che discreti effetti speciali e da un buon numero di colpi di scena.
The Call come puro intrattenimento di genere funziona con brio e stile, ma allo stesso tempo appaiono evidenti diverse forzature e inverosimiglianze nel tessuto narrativo, con risvolti non sempre credibili e soluzioni prive di una vera logica in una manciata di sequenze.
Allo stesso modo chi è affascinato dal tema dei paradossi potrebbe rimanere deluso dalla superficialità con la quale sono utilizzati ai fini del mero spettacolo a tema, una gratuità sottolineata anche dai molteplici parallelismi scenici tra quanto avviene nel passato e nel corrispettivo presente, figlia di una chiara concezione rivolta a compiacere il relativo pubblico di riferimento.

Il regista e sceneggiatore Lee Chung-Hyun, al suo esordio assoluto in un lungometraggio, dimostra già un buon mestiere e uno stile efficace - per quanto non originalissimo e tendente ad alcune classiche derive tipiche del K-Cinema - e può contare sulle solide performance delle due belle e brave protagoniste: Park Shin-hye, recentemente vista nello zombie movie #Alive (2020), e Jun Jong-Seo, al centro dell'indimenticabile triangolo di Burning - L'amore brucia (2018).