Recensione The Boy

La Lauren Cohan della serie televisiva The walking dead finisce in The boy all'interno di una grande abitazione borghese per fare da baby sitter a... un'inquietante pupazzo che sembra vivo!

Recensione The Boy
Articolo a cura di

Sperimentati gli orrori da videogioco tramite Stay alive, il pov in salsa esorcistica ne L'altra faccia del diavolo e la licantropia in La metamorfosi del male, William Brent Bell decide di rimanere nell'ambito dell'horror da grande schermo riallacciandosi attraverso The boy al filone delle bambole tutt'altro che raccomandabili, ma precisando: "Quando sei solo in casa succedono cose strane. Ti svegli nel cuore della notte e pensi di sentire dei passi. I rumori sembrano amplificati. Ogni piccola cosa fa leva sull'immaginazione".
Infatti, sebbene la protagonista Greta interpretata dalla Lauren Cohan della serie televisiva The walking dead si trovi assurdamente a dover accudire il bambolotto a grandezza naturale che gli anziani coniugi borghesi Heelshire - ovvero Jim Norton e Diana Hardcastle - trattano come un bambino in carne ed ossa, in quanto vedono in esso la reincarnazione del figlio Brahms tragicamente perso vent'anni prima, più che nell'ambito delle vicende riguardanti pupazzi killer proto-Chucky rientrano nel filone delle dimore sinistre e maledette i circa novantasette minuti in questione.

Casa di bambola

Perché, mentre la coppia si assenta per un periodo e la ragazza comincia a flirtare con l'affascinante Malcolm, ragazzo delle consegne incarnato da Rupert Evans, non sono delitti compiuti dal fantoccio a tempestare la visione, bensì l'inquietante atmosfera accentuata dalla sua espressione ed i retroscena destinati ad emergere man mano che i fotogrammi avanzano.
Retroscena inframezzati da segnali premonitori all'insegna della tensione, ma che il regista tende a sfruttare forse troppo poco nel corso della lunga prima parte di attesa nei confronti di quelle che saranno le rivelazioni conclusive e durante la quale tira in ballo anche il ritorno di Cole, ex fidanzato della protagonista cui concede anima e corpo Ben Robson.
Lunga prima parte in un certo senso penalizzata anche dall'eccessiva verbosità accoppiata all'estrema lentezza narrativa, ma che, paradossalmente, permette all'insieme di rispecchiare il look di raffinate produzioni horror di molti anni fa, interessate al clima di terrore anziché al sensazionalistico effetto truculento.
Quindi, tra una tesa sequenza ambientata in soffitta e qualche morto dietro l'angolo, bisogna riconoscere che non è certo un prodotto per palati facili quello che scorre davanti ai nostri occhi.
Anche se, con il movimento relegato esclusivamente alla sua fase conclusiva, non regala nulla di nuovo al pubblico... la cui fetta maggiormente fruitrice di film dell'orrore potrebbe avvertire più o meno vaghe similitudini con titoli quali La casa nera di Wes Craven e il molto meno conosciuto Non entrate in quel collegio, diretto nel lontano 1983 da Mark Rosman.

The Boy Chi, guardando il trailer, si aspetta l’ennesimo lungometraggio incentrato su un bambolotto dotato di vita propria e pronto a sbarazzarsi violentemente di chiunque capiti sulla sua strada, rischia non poco di rimanere deluso da The boy di William Brent Bell, prima sceneggiatura firmata da Stacey Menear. Perché, includendo tra i dichiarati modelli d’ispirazione il mitico telefilm Ai confini della realtà, la oltre ora e mezza di visione non punta affatto su effetti speciali e momenti splatter, ma privilegia una avvolgente atmosfera d’inquietudine che ricorda la celluloide dell’orrore di molti anni fa. Quindi, il movimento e lo spargimento di cadaveri sono relegati in maniera quasi esclusiva alla sua parte finale, mentre il resto si costruisce su una lunga attesa che, però, rischia di essere stritolata dagli eccessivamente lenti ritmi narrativi. Insomma, con diversi pregi e qualche difetto, nulla di eccezionale, ma non tra le peggiori prove del suo autore.

6

Che voto dai a: The Boy

Media Voto Utenti
Voti: 5
6
nd