Recensione The Believer

Ryan Gosling è un ebreo nazista nel bell'esordio di Henry Bean

Recensione The Believer
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Non è un caso che la mente all'origine di The Believer abbia più volte "visitato" il carcere per eccessi di rabbia, che ben rispecchiano la personalità del suo autore anche in sede puramente filmica. Henry Bean, artista poliedrico (regista, attore e produttore, sia nel cinema che a teatro) esordice dietro la macchina da presa nel 2001 con un'opera prima d'impatto, basata sul precedente testo teatrale da lui stesso sceneggiato e nato da un'idea partorita insieme al giornalista Mark Jacobson, ispirata alla storia vera di Dan Burros, attivista neonazista statunitense il cui caso saltò all'onore delle cronache per il fatto che Burros fosse di origini ebraiche. Premiato al Sundance Film Festival con il gran Premio della giuria, il titolo segna inoltre un passo fondamentale nella carriera di un giovane Ryan Gosling (appena ventunenne ai tempi delle riprese), che grazie a questo ruolo guadagnò in patria una certa popolarità, oltre a mettere già in mostra le sue solide doti attoriali.

"Kill the Jew"

In The Believer Daniel Balint è un giovane naziskin che entra in contatto con un movimento di militanti fascisti e riesce, grazie alla sua dialettica, a far colpo sia su Curtis Zampf, leader della riunione, sia sulla figliastra di questi della quale si innamora, ricambiato. Daniel però nasconde a tutti, e anche a sé stesso, le sue origini ebraiche e l'odio verso i suoi simili lo spinge a progettare l'omicidio di un ebreo. Ciò nonostante il ragazzo è combattuto, diviso tra gli insegnamenti dell'infanzia e l'immotivata rabbia verso la sua religione: antitesi che lo condurrà sempre di più verso l'abisso.

Forma e contenuto

Teso, secco e robusto The Believer sfrutta a piene mani il paradosso narrativo per raccontare una storia intimista e violenta, esplodendo in rabbiosi momenti di fisicità ma, soprattutto, curando nel migliore dei modi il carattere introspettivo. Il regista sfrutta al meglio le abilità del suo inteprete per creare una figura viva e pulsante, piena di dubbi e ripensamenti, che rendono il suo personaggio scontroso ma fortemente empatico, cavalcando in più occasioni l'onda emotiva e conducendo ad un finale che non lascia indifferenti. Un film che fa pensare, che non giudica ma osserva l'inesorabile turbinio mentale del protagonista, catalizzandone le contraddizioni per aprire spunti di dibattito, spizzicando dettagli religiosi e altri assai più materiali. La camera stessa, che segue costantemente gli attori talvolta trasfigurandoli, si erge ad emblema della densità del racconto, sottolineando l'opprimente senso di disagio con una fotografia scarna e poco luminosa. Un film che vive senza dubbio sui dialoghi, in questa contrapposizione ideologica che delinea efficaci personaggi di contorno escludendo possibili sottotrame (passando sopra la, forse evitabile, love story) e offrendo alla figura di Danny il ruolo di famelico alpha e omega. Con una sobrietà sofferta e voluta in fase registica, Bean non sfora mai in eccessi di sorta, lasciando il campo libero alla rappresentazione di un dramma umano e delle conseguenze che l'estremismo porta con sé.

The Believer Un ottimo Gosling, ben prima del successo planetario di Drive, è un ebreo antisemita nel roccioso esordio di Henry Bean. The Believer è una pellicola tesa che non fa sconti, la cui rabbia ideologica si rispecchia in una violenza fisica ma, soprattutto, psicologica che non lascia indifferenti e che offre una visione originale e non accomodante sul degenero delle ideologie.

7.5

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