Thanks!: la recensione del film con Luca Zingaretti disponibile su Netflix

Gabriele Di Luca esordisce al cinema adattando una sua opera teatrale: il risultato è un affresco iperbolico e tagliente sulla famiglia che non c'è.

Thanks!: la recensione del film con Luca Zingaretti disponibile su Netflix
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Quello di Carrozzeria Orfeo è un teatro orgogliosamente pop. Sullo sfondo del tragico quotidiano, i personaggi di produzioni acclamate come Cous Cous Klan, Animali da bar e Thanks for Vaselina, da cui Thanks! è tratto, passano dall'odiarsi profondamente alla resa incondizionata di fronte agli affetti, all'amore e ai rapporti umani in frantumi. Una rivoluzione che sembra la New Hollywood, capace di togliere la polvere dal palco e di parlare ai giovani, meglio se trentenni, con un umorismo nero che coglie le manie e le ossessioni dei nostri giorni. Opere che flirtano col miglior cinema indipendente, con l'equivalente di un montaggio serrato (e alternato) grazie a un uso intermittente delle luci e a una messa in scena inedita, oltre a una gran quantità di battute a effetto.
Disponibile dal 15 giugno su Netflix, Thanks! è scritto e diretto da Gabriele Di Luca, che si avvale delle prove attoriali di collaboratori storici della compagnia come Beatrice Schiros, Massimiliano Setti e Francesca Turrini, insieme a Luca Zingaretti e Antonio Folletto.

"Dedicato ai familiari delle vittime... e alle vittime dei familiari"

Fil (Folletto) e Charlie (Setti), spacciatori di marijuana con una coltivazione nascosta nel loro appartamento (la vicenda è ambientata in un luogo imprecisato del nord Italia anche se il film è girato nello scalcinato quartiere San Lorenzo a Roma) hanno il sogno di costruire un coffee shop in Costa Rica dopo aver creato un'erba eccezionale. Il film comincia coi nervi tesi di Fil dopo che il primo tentativo per portare i magici semi oltre i metal detector dell'aeroporto è andato a vuoto.
La ragazza lo lascia (Fil, agorafobico, non riesce a uscire di casa per fermarla), la madre (una grandiosa Beatrice Schiros) si rifà viva dopo un periodo in comunità per ludopatia e, mentre il gruppo si riorganizza per un nuovo viaggio, cercando per tutta la città il cane "imbottito" di ovuli di droga, suo padre (Zingaretti) ritorna dopo quindici anni durante i quali è diventato un transessuale.
Come se non bastasse compare dal nulla una ragazza sbandata che non accetta i suoi chili di troppo (Turrini).

Thanks! è la storia schizofrenica e forsennata di personaggi al limite, delusi dal passato e dai propri legami di sangue, che ce la mettono tutta per non soccombere all'ineluttabilità degli eventi.
Attraverso dialoghi fulminanti a base di rancore e cinismo e l'uso del turpiloquio all'insegna del politicamente scorretto, Di Luca mette in scena una famiglia disfunzionale con un bisogno ingombrante e urgente di parlarsi, comprendersi e perdonarsi, nonostante le reciproche riserve iniziali.
La dedica sui generis che appare all'inizio del film è esaltata dal regista attraverso un gioco all'eccesso incurante di qualsiasi realismo o verosimiglianza, almeno nella quantità di drammi e conflitti interiori che attanagliano ogni personaggio.

Cinque personaggi tra disastro e redenzione

Thanks! si avvale dell'ottima fotografia di Paolo Carnera, concentrata sui colori primari degli interni, forti e accesi, e su una periferia rarefatta ma ricca di contrasti di luce, specialmente nelle riprese notturne.
Il ritmo è incessante, come del resto succedeva a teatro, e forse è un limite, perché le battute plateali si susseguono l'una dopo l'altra assomigliando a un compendio esagerato di disagi e disavventure. Tuttavia, la reazione dei personaggi ai propri ostacoli è incredibilmente realistica, complessa e stratificata.
Per buona parte del film assistiamo a un gioco al massacro brillante, spietato e liberatorio, in cui i protagonisti danno sfogo a tutta la loro frustrazione, in bilico tra comico e tragico, a simboleggiare ognuno le distorsioni dei (brutti) tempi che stiamo vivendo.
L'obbligo doloroso, invalidante e solitario, senza che nessuno riconosca l'impegno e la fatica necessari, di assistere un familiare malato; la dipendenza - dalle azioni, dalle sostanze e dalle persone; l'incapacità di accettarsi; l'illusione della "svolta" e della Fede; l'anticapitalismo di facciata; la paura dei rapporti umani.

La forza del film non è tanto arrivare a scoprire se ciascuno vincerà la propria battaglia - più che altro una falsa pista se non proprio un MacGuffin - quanto una solida drammaturgia capace di cogliere l'evoluzione credibile, sofferta e appassionante di tutti gli archi narrativi.
Di Luca potrebbe ridurre la verbosità a favore di un numero maggiore di sequenze in cui a parlare siano le immagini, ma una simile esplorazione di tutto ciò che normalmente costituisce il fuoricampo del nostro cinema, almeno di quello mainstream, è una novità più che convincente. Anche grazie a un cast corale e affiatato, credibile e a proprio agio con l'italiano senza cedere alle inflessioni regionali.
Nota di merito a Luca Zingaretti, che dopo la partecipazione a La terra dell'abbastanza dei fratelli D'Innocenzo (tornati di recente alla ribalta con Favolacce), sceglie ancora una volta di incoraggiare una promettente opera prima (ricordandoci di essere un grandissimo attore) aumentandone esponenzialmente la visibilità.

Thanks! Gabriele Di Luca porta al cinema (e su Netflix) una delle sue opere teatrali più famose. Thanks! è il racconto tagliente e forsennato di una famiglia disfunzionale con un disperato bisogno di comunicare, confrontarsi e perdonarsi. Cinque personaggi - due spacciatori di marijuana, la madre e il padre di uno dei due e una ragazza sbandata che fatica ad accettarsi - alle prese con i conflitti interiori nella speranza di dare una svolta alla propria esistenza. Il film ha un buon ritmo ma risente dell’impianto teatrale, troppo concentrato sui dialoghi (ottimi) e poco sulle immagini. Tuttavia non solo scava a fondo in un universo tragicomico poco rappresentato dal nostro cinema, ma riesce a essere efficace e credibile anche grazie a un ottimo cast che recita bene in italiano senza le solite inflessioni regionali. Superlativi Beatrice Schiros e Luca Zingaretti, che sceglie ancora una volta di impreziosire una promettente opera prima.

7.5

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