Recensione Teneramente folle

Un bravissimo Mark Ruffalo alle prese con il ruolo complesso di una paternità assai sentita ma estremamente difficile, ostacolata da una sindrome bipolare che farà del suo Cam un padre imperfetto ma senza dubbio speciale.

Recensione Teneramente folle
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Massachusetts, USA. Cam (Mark Ruffalo) e Maggie (Zoe Saldana) si sono conosciuti e subito amati alla fine degli anni '60. Cam all'epoca era già un po' ‘folle', ma a Maggie non importava, perché d'altronde per lei non c'era nessuno che non fosse un po' folle nell'America di quegli anni. Eppure, dopo aver suggellato quell'amore grazie anche a due splendide bambine (Amelia e Faith), la loro unione di coppia sperimenterà delle serie difficoltà dovute non soltanto alla precaria situazione economica famigliare (a sostenerli sono, di fatto, gli aiuti finanziari dei facoltosi e di nobile lignaggio parenti di Cam), ma soprattutto al bipolarismo da cui lo stesso Cam è affetto. Padre generoso, iperaffettivo e cuoco provetto da un lato, il tenero Cam cela infatti dentro di sè anche un altro lato profondamente buio, un lato in cui lo smarrimento esistenziale prevale su tutto, e anche una semplice mansione quotidiana può rivelarsi un'impresa assai ardua da portare a termine. Dopo un periodo di ricovero e la necessaria separazione dalla famiglia, l'instabilità di Cam verrà messa a dura prova da una missione delicata, ovvero quella di prendersi cura delle bambine mentre la moglie Maggie a New York tenta di guadagnarsi un Master in economia e di conseguenza la possibilità di garantire a sé stessa e alla propria famiglia un futuro più stabile, e soprattutto alle proprie figlie un'educazione adeguata. Insomma, se è Maggie a indossare pantaloni, a Cam spetterà il non semplice compito materno, da bilanciare con quegli alti e bassi che rendono le sue giornate sempre molto eccentriche e imprevedibili. Eppure, il caos ordinario e pratico in cui Cam si ritroverà a crescere le figlie, sempre incapace di tenere in ordine pensieri e cose, farà da contraltare alla straordinaria emotività che distingue - nel bene e nel male - la sua vita da quella di mille altri padri ben più ‘organizzati' di lui. Un orsetto polare Teneramente folle nella descrizione che faranno di lui le figlie, in fondo sempre più legate a quella figura di padre bizzarro eppure profondamente umano e sincero, spogliato nelle proprie fragilità.

Lo squilibrio dell'affettività

La sceneggiatrice Maya Forbes debutta alla regia con un film delicato, tenero (anzi, Teneramente folle come indica il titolo italiano) che ha origini autobiografiche ma che condensa in due ore scarse quelle che sono le difficoltà e le gioie universali di una famiglia, i limiti e i piaceri dello stare insieme sostenendosi a vicenda quale che sia la situazione profilatasi all'orizzonte. Un film transitato per il Sundance e che condivide i tratti distintivi di genuinità e freschezza dei film del festival americano più indie, e che trasforma Mark Ruffalo in un padre immenso, profondamente afflitto dai suoi demoni eppure incredibilmente capace di amare. Cam e Maggie sono una bella coppia, nella classica parabola alla ‘Amarsi' (ma assai meno disperato) in cui il più forte dovrebbe salvare l'altro ma alla fine, con buona probabilità, forse accadrà proprio il contrario. Il tocco della Forbes è delicato nel tratteggiare azioni e negazioni dei rapporti famigliari (moglie/marito, madre/figlie, padre/figlie) relegando poi quel disordine affettivo in un angolo di un quadro ben più ampio di valori sostanziali, come la presenza strutturale di un affetto capace di andare oltre la superficialità dei problemi, delle incrinature esistenziali. Lungo tutto l'arco narrativo si vede e si sente che si tratta di una storia profondamente partecipata, un dondolio di emozioni che oscillano dall'ironia al dramma senza soluzione di continuità e che trovano perfetta espressione in un cast assai affiatato dal quale si diffonde il calore di una ostinata e ricercata armonia famigliare. Uno dei pochi valori per i quali vale la pena combattere ogni giorno.

Teneramente folle La sceneggiatrice Maya Forbes (The Rocker, The Larry Sanders Show) debutta alla regia con Teneramente folle (titolo originale Infinitely Polar Bear), film di matrice autobiografica che narra con trasporto e vivacità l’odissea affettiva famigliare di un padre (l’ottimo Mark Ruffalo) affetto da bipolarismo. Un ottimo esordio registico per un film che traduce grazie al duplice aiuto di magnifiche atmosfere anni ’70 e a un grande cast, la composita realtà emotiva famigliare, dove profondo affetto e difficoltà relazionali sono due forze eguali ma contrapposte che cercano perennemente di trovare un loro equilibrio.

7

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