Temple, la recensione dell'horror di Michael Barrett disponibile su Netflix

Katie, il fidanzato e un vecchio amico vanno in vacanza in Giappone per visitare antichi santuari in Temple, horror con Natalia Warner.

Temple, la recensione dell'horror di Michael Barrett disponibile su Netflix
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Katie, studentessa universitaria, decide di invitare l'amico fraterno Chris (reduce da poco dal lutto del fratello) nell'imminente viaggio in Giappone già programmato col proprio fidanzato James. I tre turisti, con i due ragazzi rispettivamente ingelositi dall'altrui presenza, iniziano così il loro tour in terra nipponica e uno dei principali obiettivi è quello di visitare i diversi templi sparsi in zona. In un negozio di antiquariato Katie trova un manoscritto su cui è indicata la locazione di un antico tempio e Chris decide di informarsi a riguardo, scoprendo come questi sia considerato maledetto dalla popolazione locale per un tragico fatto di sangue avvenuto molti anni prima. Ciò nonostante i nostri decidono di avventurarsi nel remoto paesino di montagna in cui la struttura, pur lasciata da tempo in rovina, è ancora presente.

Fantasmi del passato

Per il suo esordio dietro la macchina da presa l'apprezzato direttore della fotografia Michael Barrett sceglie la via dell'horror, dirigendo una co-produzione tra USA e Giappone che cerca nelle intenzioni di coniugare le influenze di genere dei rispettivi Paesi. Nelle intenzioni appunto, perché nei fatti Temple (disponibile su Netflix) si rivela un titolo strutturalmente debole, a cui non bastano una buona fotografia notturna (e non poteva essere altrimenti visto il passato del novello regista) e un tour de force finale, che trova alcune suggestive soluzioni visive rimandanti alle tipiche iconografie degli spettri del Sol Levante, per cancellare il nulla mostrato in precedenza, basato su una narrazione in cui il menage a trois tra i tre protagonisti assume ben presto un ruolo predominante ai fini degli eventi. Tolta la suddetta suspense degli ultimi venti minuti, con il buio della foresta e dell'antico tempio a farla da padrone, il resto è tutto giocato su una ronda di gelosie più o meno giustificate e su una breve indagine inerente il mistero del santuario, con il prologo durante i titoli di coda che ci informa della scomparsa di sei bambini e della morte di un monaco, avvenute nel 1968. Il presunto colpo di scena, che poi tanto colpo di scena non è, chiude così un'operazione il cui tentativo di approccio di unire due diverse visioni del filone non trova adeguato riscontro in una sceneggiatura e relativa messa in scena davvero troppo esili.

Temple Co-produzione tra USA e Giappone che strizza di striscio l'occhio ai j-horror, Temple segna l'esordio alla regia del direttore della fotografia Michael Barrett e, almeno nelle scene notturne, l'esperienza nel campo garantisce situazioni discretamente suggestive soprattutto negli ultimi venti minuti. Peccato che a mancare sia tutto il resto, con una suspense pressoché assente tolto il rocambolesco finale e una sceneggiatura incentrata sul menage a trois tra i protagonisti che tratta superficialmente l'iconografia spiritica nipponica.

5

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