Ted Bundy - Fascino Criminale, la recensione del film con Zac Efron

Zac Efron interpreta il serial killer Ted Bundy, autore di oltre 30 omicidi di giovani donne, in questo biopic diretto dal documentarista Joe Berlinger.

Ted Bundy - Fascino Criminale, la recensione del film con Zac Efron
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Nel 1969 a Seattle, Ted Bundy incontra Liz Kendall, studentessa del college e madre single della piccola Molly. Ted, dai tratti affascinanti e dai modi affabili, conquista subito l'amore della ragazza e va a vivere con lei, aiutandola a crescere la figlia. Nel 1974 le cronache giornalistiche però riportano la sparizione di diverse giovani donne tra gli stati di Washington e dell'Oregon, inclusi due rapimenti avvenuti alla luce del sole presso il Lago Sammamish.
Un uomo è stato riconosciuto da diversi testimoni mentre invitava le vittime nel suo maggiolino Volkswagen e inizia così a circolare un identikit del presunto serial killer. Tra i vari sospettati corrispondenti al profilo vi è proprio Ted, il quale rinnega con forza le accuse, anche quando viene individuato da una delle ragazze aggredite, con il suo nome che arriva alle orecchie della polizia tramite una telefonata anonima.

In Ted Bundy - Fascino criminale, il protagonista viene rilasciato su cauzione e fa ritorno da Liz, la quale comincia comunque a sospettare qualcosa dietro il carattere dell'uomo amato. Da quel giorno in poi avrà inizio per Bundy una lunga serie di processi che, se da un lato lo inchioderanno sempre di più con nuove prove a suo carico, dall'altro lo renderanno una sorta di celebrità per l'opinione pubblica, con centinaia di donne attratte dalla sua bellezza e dal carisma ribelle.

Tra realtà e finzione

Ted Bundy è stato uno dei più spietati serial killer nella storia criminale degli Stati Uniti, autore di oltre trenta omicidi di giovani donne negli anni '70. Il suo nome è ben noto Oltreoceano ma la sua macabra fama è arrivata anche nel nostro Paese e quest'elemento, come in ogni trasposizione biografica ispirata a un evento o personaggio conosciuto, castra sin da subito l'elemento sorpresa. Il prologo infatti è già volutamente ambientato dietro le sbarre del carcere, con il condannato alle prese con un colloquio telefonico con l'ex fidanzata Elizabeth Kendall, personaggio fondamentale in quanto interprete di uno dei punti di vista sui quali è imbastita la sceneggiatura.

Ted Bundy - Fascino criminale (titolo italiano semplicistico rispetto all'originale e chilometrico Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile), gioca proprio sulla contrapposizione tra queste due figure principali, passando di prospettiva in prospettiva all'interno di una narrazione alternata, quasi una forma di collage che salta senza troppi scrupoli da un periodo temporale all'altro, a tratti anche a ritroso, per offrire un ritratto a tutto tondo delle dinamiche processuali che hanno visto coinvolto l'assassino.

Una narrazione frammentaria

Una scelta certamente non nuova e già utilizzata in altre produzioni a tema, ma che qui rischia di scollare troppo la veduta d'insieme, facendo perdere profondità ai personaggi coinvolti e penalizzando la partitura tensiva delle numerose sequenze nelle aule di tribunale, le quali dominano la seconda parte di visione. Ted Bundy - Fascino criminale tenta di mettere in atto una sorta di demitizzazione delle numerose trasmissioni televisive che si occupano di delitti (diffuse non solo sulle emittenti italiane ma ancor più, se possibile, su quelle statunitensi) e si concentra in particolare sul magnetismo che il protagonista aveva esercitato su gran parte dell'opinione pubblica, soprattutto femminile, diventando una sorta di sex-symbol in grado di incutere attrazione e terrore in egual misura.
I filmati di repertorio veri, mostrati soprattutto al giungere dei titoli di coda, vengono rigirati per l'occasione, battuta per battuta, nei comportamenti da showman del serial killer, sempre pronto a mentire in favore di telecamera con una sbruffoneria molto telegenica e a proclamare spudoratamente la propria fittizia innocenza.

Il regista Joe Berlinger in carriera ha firmato diversi documentari (per il grande e il piccolo schermo) sui casi di cronaca nera di maggior rilievo e solo poche settimane prima della distribuzione del film è uscita una sua miniserie televisiva in quattro episodi dal titolo Conversazioni con un killer: Il caso Bundy, molto apprezzata dalla critica. Il passaggio alla finzione non è stato invece del tutto indolore e, pur possedendo buoni spunti, su tutte le ottime performance di Lily Collins e Zac Efron (in una performance trasformista di indubbia bravura), il risultato non può dirsi del tutto esaustivo nella sua forza cinematografica.

Ted Bundy - Fascino Criminale Lo spietato serial killer Ted Bundy, giustiziato sulla sedia elettrica nel gennaio del 1989, è al centro di questa operazione biografica che ripercorre alcune fasi salienti della sua vita, concentrandosi per la maggior parte sulle fasi processuali e sul contrastato rapporto con l'ex fidanzata. Con un solo parziale colpo di scena, forse poco conosciuto ai non addetti ai lavori, nella "resa dei conti" finale, Ted Bundy - Fascino criminale ripercorre in salti temporali e in forma semi-documentaristica le bugie e le verità dell'uomo e il suo parallelo percorso da macabra celebrità, con l'insana attenzione rivoltagli da gran parte dell'opinione pubblica e uno stuolo di fan attratte dal suo carisma spaccone e dal suo viso d'angelo, cui presta i tratti un convincente Zac Efron. La forma narrativa troppo spezzettata e alternata impedisce però di creare la corretta profondità tensiva, e le solide interpretazioni dell'eterogeneo cast (che vanta anche il debuttante James Hetfield, cantante dei Metallica, in un piccolo ruolo) non riescono a nascondere la frammentazione dell'insieme.

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