Recensione Ted 2

Il creatore dei Griffin Seth MacFarlane riporta sullo schermo il trasgressivo, sboccato orsacchiotto amante del sesso e della marijuana in un sequel che, con Mark Wahlberg nuovamente protagonista, tira in ballo anche Amanda Seyfried e Morgan Freeman.

Recensione Ted 2
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I rimbombamici sono tornati!
A tre anni da quel tanto atipico quanto innovativo Ted che, nel 2012, portò sullo schermo l'apparentemente tenero orsacchiotto proto-Winnie The Pooh del titolo, in realtà amante della marijuana, dedito ad attività sessuali e facilmente propenso a sfoderare un tutt'altro che elegante linguaggio, Mark"The fighter"Wahlberg torna a vestire i panni dello scapolo John Bennett che permise al giocattolo, appunto, di ottenere il dono della vita grazie ad un desiderio di Natale espresso quando era bambino.
E, reduce dall'indigeribile Un milione di modi per morire nel West, è sempre il Seth MacFarlane creatore della popolare serie animata I Griffin a trovarsi al timone di regia di Ted 2, nel quale il piccolo, morbido protagonista concepito in computer graphic convola a nozze - già in anticipo rispetto ai danzerecci titoli di testa - con la volgarotta Tami-Lynn alias Jessica Barth, donna dei suoi sogni.
Fino al momento in cui, complici i classici problemi coniugali, i due decidono di avere un bambino per salvare il matrimonio; senza immaginare, però, che la loro richiesta di adozione venga respinta in quanto il Commonwealth del Massachusetts dichiara che il da poco maritato non è un essere umano, bensì una proprietà.

L'orsetto illegale!

Situazione che lo porta anche ad essere licenziato dal negozio di alimentari in cui lavora e a vedere annullato il proprio contratto di nozze; man mano che, affiancato dall'inseparabile Bennett, ancora single, nel tentativo di citare in giudizio lo Stato per far valere i suoi diritti si rivolge alla giovane avvocatessa Samantha L.Jackson, ovvero la Amanda Seyfried di Mamma mia! e Cappuccetto rosso sangue, accanita fumatrice di erba a scopo terapeutico.
Perché, mentre fa il suo ritorno in scena anche il Sam Jones di Flash Gordon nei panni di se stesso e, in una divertente apparizione, abbiamo addirittura Liam Neeson impegnato in una performance analoga al Bryan Mills incarnato nella saga d'azione Taken, appare evidente che l'intento di questo secondo episodio sia quello di fondere la commedia con la domanda esistenziale di chi realmente siamo come persone, lasciando leggere, tra i fotogrammi che scorrono sullo schermo, una allegoria probabilmente relativa alle discriminazioni razziali e ai pregiudizi nei confronti degli omosessuali.
Una allegoria volta a fare la differenza rispetto al capostipite, finalizzato a ribadire che è possibile crescere nella giusta maniera lasciando sempre uno spazio per il proprio lato adolescenziale, ma che, coinvolgendo, stavolta, anche il mai disprezzabile Morgan"Seven"Freeman nel ruolo dell'avvocato per i diritti civili Patrick Meighan, non sembra rappresentare altro, in fin dei conti, che un pretesto per poter tenere uniti nel corso delle quasi due ore di visione la scorretta comicità e l'immancabile citazionismo cinefilo.

Un sequel... Comic-Con

Infatti, con il Donny nuovamente interpretato da Giovanni"Avatar"Ribisi e ancora intenzionato ad impossessarsi di Ted (qui si spinge anche ad elaborare un diabolico piano in collaborazione con un pezzo grosso della Hasbro, società produttrice di giochi), si sguazza tra un omaggio al cult Breakfast club, diretto nel 1985 da John Hughes, e la ormai nota battuta su Samuel L. Jackson; passando per il famoso sceneggiato drammatico Radici trasmesso da un televisore acceso, discorsi riguardanti il franchise stalloniano Rocky e un esilarante uso del tema principale della colonna sonora di Jurassic park.
Tutti ingredienti destinati, di sicuro, a strappare risate, con tanto di escursione alla annuale convention del Comic-Con - in mezzo a travestimenti da Gollum, tartarughe ninja, Godzilla, Chucky la bambola assassina, Marty"Ritorno al futuro"McFly e personaggi di Star trek e Star wars - ed efficace umorismo da nerd; senza riuscire, però, nell'impresa di mantenere perennemente ad alti livelli un sequel sì al di sopra della sufficienza, ma meno convincente del lungometraggio che lo ha preceduto... tanto più che un bong a forma di pene e, soprattutto, una ributtante gag a base di campioni di sperma provvedono ad infarcire quel cattivo gusto cui il cineasta originario del Connecticut non sembra voler erroneamente rinunciare.

Ted 2 "Io in realtà non avevo programmato di fare un Ted 2, ma d’altro canto ogni volta che qualcosa funziona, trova sempre un seguito. Non c'è motivo di farlo, se si intende ripetere lo stesso film. Non è soddisfacente per il pubblico, ed è veramente noioso per tutti noi. È un po' più facile con una commedia, perché la commedia è in genere basata sui personaggi, e non sui concetti, ed in un certo senso si può paragonare ad una serie televisiva. Questi personaggi possono essere inseriti in qualsiasi situazione, così sapevamo che Ted e John avrebbero potuto affrontare una storia completamente diversa. Erano già molto forti di per sé stessi, e quindi era concepibile fare un sequel che ne valesse la pena. Così, è stato divertente immaginare cosa avremmo potuto fare di diverso con questi personaggi da ciò che abbiamo fatto nell’ultimo film". È con queste parole che Seth MacFarlane - creatore della famosissima serie a cartoni animati I Griffin - sintetizza il tanto atteso sequel del suo Ted, differente dal capostipite soprattutto a causa del sottotesto sociale volto a far interrogare lo spettatore su cosa definisce una persona. Ma, sebbene divertenti situazioni (pensiamo solo a quella della distruzione del computer pieno di video pornografici), citazionismo cinefilo (da Breakfast club di Hughes a Jurassic park di Spielberg) e battute da nerd (quella sul nuovo Superman tra le migliori) provvedano a regalare risate allo spettatore, stavolta il ritmo generale appare evidentemente più incerto (anche a causa dell’eccessiva durata) e, soprattutto, non riesce ad emergere quel particolare retrogusto mirato alla commozione che aveva caratterizzato in maniera vincente l’originale capostipite.

6.5

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