Recensione Teatro alla Scala - Il tempio delle meraviglie

Per la prima volta al cinema Il Teatro alla Scala di Milano si racconta nel magnifico documentario di Luca Lucini e Silvia Corbetto distribuito da Nexo Digital, che ancora una volta porta l'arte al cinema

Recensione Teatro alla Scala - Il tempio delle meraviglie
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Al cinema per soli due giorni, il 24 e il 25 novembre, Teatro alla Scala - Il tempio delle meraviglie è il film evento dedicato a uno dei templi più significativi della storia della musica in Italia, un palcoscenico che ha ospitato il meglio dello spettacolo mondiale, un luogo dove l'arte si vive e si rappresenta: quando dici "opera" dici "Teatro alla Scala". E la produzione di Nexo Digital, che porta la Grande Arte al cinema, vuole sottolineare questo importante aspetto, questa solennità del teatro milanese, un'icona non solo di Milano, ma del nostro Paese, così come diventa un momento di incredibile importanza anche la Prima, il 7 dicembre, il giorno di Sant'Ambrogio patrono del capoluogo lombardo.


Maestoso

A firmare la pellicola sono Luca Lucini e Silvia Corbetta, con quest'ultima oramai diventata volto di punta del canale Classica su Sky, autrice anche della maggior parte delle ricerche nell'archivio e nel repertorio della Scala per raccontare il documentario. La struttura narrativa messa in piedi è quella che abbiamo già avuto modo di apprezzare tanto per i Musei Vaticani in 3D che per gli Uffizi 3D, ovviamente ampliata e resa ancora più omogenea, perché accompagnata da sequenze anche fiction, che vanno a intervallare il repertorio raccontato da interviste recenti.

È questo l'esempio del racconto storico di Giovanni Ricordi, il primo editore musicale italiano la cui storia viene romanzata attraverso la voce di Francesca Inaudi, che veste i panni di Marietta Ricordi, la moglie del tipografo; al suo fianco c'è anche Bebo Storti, l'ex conte Uguccione che dà vita a Domenico Barbaja, l'impresario arrivato alla Scala per gestire il gioco d'azzardo e poi divenuto il principale fautore del successo di Gioachino Rossini, di Gaetano Donizetti e anche di Vincenzo Bellini. Tutti intermezzi che arricchiscono il valore della storia raccontata, che oltre a rispettare i dogmi del documentario e seguirne i dettami, riesce a fornire spunti e curiosità che possono colpire anche i profani della musica, anche chi dalla Scala non si fa ammaliare per i canti di Pavarotti o per le movenze della Fracci.

Dalla storia del passato a quella del presente, con un intreccio creato da Luca Lucini che dà vita a due linee temporali che finiscono per intersecarsi: da un lato c'è la storia del teatro, quella che ha permesso alla Scala di ottenere la T maiuscola, da Giuseppe Verdi, la cui storia è raccontata da Filippo Nigro nei panni dell'impresario Bartolomeo Merelli, a Maria Callas, passando per Luchino Visconti e Giacomo Puccini, dall'altro lato, invece, c'è la storia dei personaggi moderni, di quei lavoratori che tutto l'anno preparano la stagione della Scala. Si passa dai musicisti a chi sta dietro le quinte, a chi prepara le riserve, sottolineandone l'importanza, a chi invece si occupa di posizionare gli spartiti partendo dalla pagina iniziale: un meccanismo che tutto l'anno pensa a quel giorno del 7 dicembre, quando la Prima fa concentrare tutta Milano alla Scala. I fatti narrati fanno riferimento alla Prima del 2014, l'ultima alla quale abbiamo potuto assistere, in attesa di quella di quest'anno, lasciandoci percepire quell'attesa spasmodica che coinvolge tutti, nell'attesa del primo concerto che apre la stagione.

Vanno a impreziosire i 93 minuti di documentario le testimonianze dei direttori d'orchestra, dalle interviste recenti realizzate a Daniel Barenboim, fino a quelle di repertorio di Claudio Abbado e Riccardo Muti, che hanno preceduto il pianista argentino nella direzione della Scala. Tutti si prostrano dinanzi all'importanza del Teatro, tutti consapevoli di quanto la loro professione possa essere arricchita dall'essere in quelle mura, lasciando intendere a tutti i presenti in sala, ad assistere al documentario, che il protagonista di quei 93 minuti non è altri che un pezzo di storia inestimabile, un tesoro, un tempio delle meraviglie. La realizzazione finale ci permette di apprezzare quello che è un documentario dall'incredibile valore, perché rappresenta un inedito, una prima volta per la Scala che mai era stata raccontata a causa dell'immensità della sua storia: un lavoro minuzioso, realizzato in un biennio, che ha portato i registi, ma la stessa Nexo Digital che distribuisce la pellicola, a confezionare un prodotto pregno di pathos e di solennità: Teatro alla Scala è un dono fatto non solo a chi si emoziona a sentire Placido Domingo cantare, ma anche a chi vivendo l'Italia non ha ancora avuto modo di assaporare e di rendersi conto di quale magia vive Milano ogni 7 dicembre. Ogni anno.

Teatro alla Scala - Il tempio delle meraviglie Teatro alla Scala è un documentario che non dà spazio a critiche negative, regala emozioni per l'intera durata e permette di assaporare il piacere della musica classica, dell'opera, della lirica, per una breve parentesi anche del balletto, qui messo in secondo piano per scelta registica. Resta un prodotto probabilmente di nicchia, per il piccolo pubblico, per quello più ricercato, quasi elitario, come d'altronde lo furono i Musei Vaticani in 3D e gli Uffizi 3D: ciò non toglie che, sebbene la distribuzione sia anche molto ridotta, siamo dinanzi a un ottimo prodotto. L'arte al cinema non ci stancherà mai.

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