Tár recensione: Cate Blanchett da Oscar in un film di enorme raffinatezza

Todd Field mette in scena un film di una raffinatezza mastodontica con una Cate Blanchett davvero totalizzante: ecco la recensione di Tár.

Tár recensione: Cate Blanchett da Oscar in un film di enorme raffinatezza
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Vi capita mai di muovere le dita senza pensarci seguendo una melodia immaginaria che circola nell'aria? Però con movimenti netti, precisi, come se le falangi non potessero fare altro, costrette da una forza cosmica a disegnare spartiti avviluppando la musica al loro volere. E se tutto questo fosse la vostra vita? Riuscireste ad afferrare altro oltre la musica? La domanda si allarga riempiendo ogni spazio possibile, così come Tár di Todd Field, in sala da giovedì 9 febbraio, che però racchiude tutte le risposte.

Il film con protagonista Cate Blanchett è un leviatano di mastodontica raffinatezza, non a caso candidato a varie statuette (qua tutte le candidature agli Oscar 2023). La summa inscalfibile di tutto ciò che significa essere un artista ora, nella contemporaneità, ciò che lo status di "genio" produce e l'immagine residua che ne deriva. Tutto emanato dalla totalizzante performance di Cate Blanchett, perno attorno al quale la sinfonia di Todd Field si avvicina spiraleggiando, fino a stringersi sempre di più (e la domanda è inevitabile: è il miglior ruolo di Cate Blanchett?).

Tár e la consistenza del genio

Lydia Tár è la direttrice d'orchestra vivente. Ha vinto tutto quello che poteva, si è affermata ovunque, dirige la Filarmonica di Berlino e sta per registrare dal vivo la Sinfonia n. 5 di Mahler.

Ogni cosa sembra adamantina nella sua concezione della vita e dell'arte, indissolubilmente legate. Todd Field comincia infatti con un'intervista incessante, aulica, che incastra subito Lydia nel ruolo che ha scelto di interpretare, perché nella vita non avrebbe potuto fare altro. Basta la prima scena a dare il senso di granitica eleganza di Tár, un lungo respiro di dialoghi con pochi stacchi, flusso di coscienza ragionato e martellante, un'intervista a due sul senso di una direttrice d'orchestra nella contemporaneità. Ma la polvere scivola ovunque, trova sempre il suo posto. Lydia sembra non volerla vedere, eppure Todd Field traccia il nostro percorso visivo spostandoci da un granello all'altro con una padronanza del mezzo assoluta, elevando ancora di più la sua sceneggiatura. Una precisione registica che non ha bisogno di soffermarsi sui dettagli perché sono tutti delineati inquadratura dopo inquadratura, sta allo spettatore non farseli sfuggire. Tár è cesellato di scatti funesti e aperture nervose, di richiami continui a sé stesso che si svelano man mano che la spirale della macchina da presa trascina la sua protagonista verso il fondo della propria anima, incapace di riempire le crepe che ha creato, come un kintsugi striato di sangue.

Cate Tár Blanchett

La raffinatezza assoluta del film di Todd Field emana direttamente dalla prova di Cate Blanchett. L'attrice assume i contorni di Lydia Tár con fastidiosa perfezione, dando conto al pubblico di ogni minimo dettaglio che Field le ha levigato addosso, fra sinuosi movimenti che scorrono come pennarelli sull'acciaio e strappi che alzano schegge pronte a restare nella pelle.

Blanchett è totalizzante in ogni frammento di spazio che si prende sullo schermo, dalla polvere all'altare, quasi come se stesse recitando sé stessa e Lydia Tár si raccontasse in un documentario tragicamente onesto sulla propria vita. Tutto nasce e muore con lei, alfa e omega di un film che esplode in micromondi ricchi di cinema, puro, essenziale, anche volutamente elitario nella sua precisa mancanza di compromessi con lo spettatore.

Cos'è l'artista?

In una geometria cinematografica a tratti luciferina Todd Field incasella un discorso più ampio sul ruolo dell'artista e sulle sue opere, in un momento storico che sembra quasi scritto apposta per ragionare su questi temi.

Si può scindere il prodotto di una mente dalle sue azioni o dichiarazioni personali come se fossero cose separate? Bisogna smettere di interessarsi a Bach perché ritenuto emblema della cisessualità? Con Tár si prende posizione, anzi, la prende proprio Lydia, che poi si ritrova avviluppata in quello stesso abbraccio di negazione scaturito dalle sue azioni. E quindi, per davvero, cos'è l'artista? Può restare granitico nella propria torre d'avorio anche se tutto attorno inizia a sgretolarsi? Può ogni dialogo e ogni scelta chiudersi dietro una parete ovattata, invisibile, ma capace di separarlo dalle persone che gli vogliono davvero bene? L'artista secondo Lydia Tár non scende a compromessi, mai, è il mondo che deve abbassarsi ai suoi. Però questo è l'artista secondo Todd Field, autore e artista egli stesso. Che dopo un viaggio quasi granguignolesco torna indietro, all'essenza delle cose, dei nomi veri e delle passioni bistrattate. A far "abbassare" l'artista a quella che è vera e propria arte, in un contrappasso leggero come lo scatto di una mano che tiene sotto scacco un'orchestra.

TAR - Film Cate Blanchett Cos'è l'artista nella nostra contemporaneità? Si possono scindere davvero opera e autore? Chi è Lydia Tár? Il film di Todd Field candidato a 6 Oscar racconta il mondo dell'arte nello specifico della musica classica, ma facendo un discorso universale di una raffinatezza rara. Incessanti long take colmi di dialoghi si alternano a momenti di silenzio in cui parlano solo le immagini, perfettamente cesellate da Field che non fa sconti: Tár è infatti un film aulico, altissimo, dal quale bisogna solo farsi travolgere. Proprio come Cate Blanchett fa nel film e con noi: una prova assoluta sotto ogni punto di vista.

8.5

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