Provare a descrivere concretamente Nicolas Cage a chi non lo conosce, a patto che esista qualcuno che non abbia idea di chi sia, sarebbe difficilissimo in primis per la quantità performance che, nel bene o nel male, hanno segnato circa quarant'anni di carriera. Nicolas Cage è in un nuovo momento d'oro (leggete qui la recensione di Mandy e la recensione di Prisoners of the Ghostland), segnato principalmente dalla partecipazione a operazioni cinematografiche indipendenti sui generis, e l'ultimo in ordine d'uscita, Il talento di Mr. C, è forse quello più importante (anche se depotenziato dal titolo italiano, niente a che vedere con l'originale The Unbearable Weight of Massive Talent). Un'opera con la quale può tirare le fila su chi e cosa è diventato, un uomo probabilmente più iconico dei prodotti in cui è apparso.
Cage interpreta qui una versione romanzata di se stesso, sull'orlo di una crisi economica e familiare. Sommerso dai debiti e incapace di comunicare con la figlia e l'ex moglie, l'ormai ex star hollywoodiana non riesce a trovare il ruolo che possa farlo tornare alla ribalta e si trova costretto ad accettare una proposta che non avrebbe mai preso in considerazione: partecipare come invitato speciale alla festa di compleanno di Javi Gutierrez, ricco imprenditore spagnolo e fan sfegatato dell'attore. Arrivato a Maiorca, la stella americana però si troverà davanti a due situazioni completamente inaspettate: da un lato Javi si rivelerà migliore delle aspettative, dall'altro la CIA tiene d'occhio il padrone di casa per un potenziale crimine che inevitabilmente coinvolgerà anche Cage.
La dura vita di Nicolas Cage
Sarebbe stato fin troppo facile e scontato esagerare così come, da parte del pubbico, aspettarsi un prodotto folle, pieno di elementi strambi e grotteschi.
Infatti, per buona parte della sua durata, Il talento di Mr. C è qualcosa di molto ordinario ma estremamente godibile e sempre focalizzato sul suo grande obbiettivo: omaggiare una personalità unica, analizzare il rapporto star-fan, la percezione dell'icona e della persona dietro il divo, le aspettative ma soprattutto come Cage uomo vede Cage mito e meme, così come la sua storia cinematografica. Emblematiche da questo punto di vista sono le sequenze con il suo sé passato (che rievoca con furba nostalgia lo straordinario doppio ruolo ne Il ladro di orchidee di Charlie Kaufmann): una versione, citata dai titoli di coda come Nicolas Kim Coppola, suo nome di battesimo, che gli ricorda costantemente sia di essere una star del cinema che di dover tornare presto in carreggiata; Nick però, significativamente, sottolinea sempre di non essersene mai andato - ribadendo così la volontà svolgere una riflessione più sul presente che retrospettivamente. Proprio Nicky - proiezione forse volutamente ringiovanita così male - può essere visto come il vero protagonista: quel fantasma del passato che mette sempre in discussione scelte lavorative e personali. E nel mettere in scena un progetto così denso risulta allora saggio non strafare.
A tratti spionaggio, spesso buddy-movie ma prevalentemente meta-riflessione sulla Hollywood contemporanea, che sa come e quando limitarsi, rendendo ogni componente gradevole per tutti, anche se lasciata leggermente abbozzata qua è là con una leggera grossolanità - tediosa ma comprensibile se si considera la natura del titolo. Ciò che sorprende e stuzzica è la capacità di risultare piacevolmente ambiguo, lavorando su più layer, tra omaggi e citazioni. Specie quando, dopo il primo atto più riflessivo - ma che gode di un ottimo ritmo - l'azione prende il sopravvento e coerentemente si trasforma nello stesso tipo di prodotto che aveva evitato inizialmente. Ed è evidente che l'omaggio più importante ad una straordinaria carriera arrivi proprio in questo momento, quando Cage può avere pane per i suoi denti.
Imperfetto ma con un cuore enorme
La parte migliore però salta fuori quando la sceneggiatura permette a Nicolas Cage (attento a non risultare una mera caricatura di se stesso) e un impressionante Pedro Pascal di interagire, di confrontarsi su temi di natura diversa e aprirsi, come se diretti da Richard Linklater. I due hanno una chimica eccezionale, sembrano fatti per recitare insieme e riescono a stare sul pezzo in ogni circostanza, dai frangenti più intimi a quelli in cui l'azione fa da padrona - al contrario dei comprimari (tra cui Alessandra Mastronardi) vittime di una scrittura inevitabilmente troppo focalizzata sulla coppia principale.
E la riflessione su Cage che segna tutta la pellicola sgorga soprattutto nei momenti in cui il protagonista - che ricordiamo resta comunque una versione romanzata dello stesso - è costretto a relazionarsi con l'esterno e a confrontarsi con il personaggio che è diventato, capace sia di far impazzire i fan che di deludere i cari, così ossessionato dal lavoro al punto da rinsavire anche in fin di vita al solo suono della parola "azione!". Sulla carta Il talento di Mr. C è l'opera definitiva per gli appassionati dell'attore premio Oscar - una sorta di Nicolas Cage: No Way Home - ma non per questo lontana dal grande pubblico o da spettatori più esigenti, ricordando frequentemente titoli come Essere John Malkovich o JCVD - Nessuna giustizia, con le differenze del caso.
Ma se c'è un aspetto che conta maggiormente, quello è il sentito rispetto nei confronti della produzione dell'attore, passata e recente, da Con Air a Pig: Gormican scrive e dirige un film che cita e omaggia ma non si permette di giudicare e prendere posizioni estreme sul lavoro di Cage, su quale sia il suo miglior lungometraggio o quali progetti abbiano meno valore (pur lanciando sottili ma docili frecciatine, specie verso il cinema hollywoodiano contemporaneo), permettendosi però di accostare Il gabinetto del dottor Caligari e Paddington 2.
Ci sono attori che oltre alla vita professionale e quella fuori dello schermo, affiancano anche uno status da icona, da fenomeno culturale. Nicolas Cage è certamente un esempio perfetto di ciò e Il talento di Mr. C riflette proprio su questo. Non sarà di certo un film perfetto ma l'opera diretta da Tom Gormican ha un grande cuore. Siamo forse davanti allo step definitivo della carriera di un interprete straordinario, che ora si ferma a riflettere sulla percezione di sé come attore e come mito, del suo cinema e di come i suoi ruoli hanno cambiato la sua persona e il rapporto con i fan. Ricco di momenti nostalgici ed esilaranti e condito da due performance eccellenti, il titolo con protagonista anche Pedro Pascal, strappa più di un sorriso, intrattiene e porta a casa l'obbiettivo generale, pur essendo contrassegnato da piccole sbavature - uno sviluppo dei comprimari troppo abbozzato, così come alcuni passaggi macchinosi e sommari - che riescono però a passare in secondo piano una volta compresa la natura del progetto.