Sweet Girl, la recensione: l'incalzante thriller Netflix con Jason Momoa

Arriva in streaming il revenge movie di Brian Mendoza, un titolo di genere che ricorda prodotti degli anni '10 con alcune interessanti scene d'azione.

Sweet Girl, la recensione: l'incalzante thriller Netflix con Jason Momoa
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Dove sareste disposti a spingervi per amore? A seconda dei film e dei generi che si pongono questa domanda, le soluzioni sono tra le più disparate, pensando ad esempio a Interstellar di Christopher Nolan oppure a The Fountain di Darren Aronofsky, ma c'è una particolare compartimentazione cinematografica che porta la questione su lidi decisamente più violenti, ed è quella dei revenge movie.
Lo abbiamo visto prima con John Wick, assassino mosso dalla morte del suo adorato cane, e più recentemente con Una donna promettente, dove tutto era legato alla scomparsa della migliore amica della protagonista, e adesso è arrivato il turno di Sweet Girl di Brian Andrew Mendoza, titolo originale targato Netflix approdato nelle ultime ore in streaming sulla piattaforma.

La storia segue Raymond "Ray" Cooper (Jason Momoa), felicemente sposato con Amanda (Adria Arjona) e padre di Rachel (Isabela Merced), che a causa di un cancro all'ultimo stadio perde dolorosamente la compagna di una vita, impossibile da salvare soprattutto per il ritiro dal mercato di un farmaco sperimentale molto promettente.
Intenzionato a vendicare la morte di Rachel e a vederci chiaro sulle mosse strategiche e disinteressate della casa farmaceutica BioPrime guidata da Simon Keely (Justin Bartha), Ray si imbarca in una missione personale che coinvolgerà purtroppo anche la figlia Amanda, la sua Sweet Girl, comunque combattiva, coraggiosa e per nulla indifesa.

Jason Momoa contro Big Pharma

Sweet Girl è il primo lungometraggio diretto da Brian Andrew Mendoza, ma la carriera del neo filmmaker è in realtà costellata di molti progetti tra cinema e televisione come produttore. Nove, per l'esattezza, tre dei quali con protagonista proprio Jason Momoa, che si potrebbe definire quasi un suo feticcio, sicuramente collaboratore di lunga data (lavorano insieme da sette anni ormai).

Non fa strano che per il suo esordio dietro la macchina da presa, Mendoza abbia scelto proprio l'interprete di Aquaman per un ruolo leggermente differente dai suoi soliti, improntato certamente sull'azione e la presenza muscolare dell'attore ma - stranamente - anche su di una prova recitativa onestamente inaspettata sul frangente drammatico.
Momoa dona infatti emozione e intensità al suo personaggio, mosso da sentimenti contrastanti ma legati alla volontà di ricordare e vendicare la memoria della moglie. Al suo fianco troviamo una brava Isabela Merced, anche lei capace di inserire il suo personaggio in una giusta dimensione emotiva e drammatica, formando insieme a Momoa una coppia credibile e ben assortita, con una buona alchimia su schermo.
Lato interpretativo, insomma, Sweet Girl funziona onestamente molto bene (da sottolineare anche la buona prova attoriale un po' alla Anton Chigurth di Manuel Garcia-Rulfo), così come in diverse scene d'azione concepite con discreto studio di movimenti macchina e punti riprese (la scazzottata sul treno), senza mai raggiungere chissà quali apici virtuosi ma confezionando un lavoro piacevole e molto godibile.

I problemi del film si presentano in fase di sceneggiatura e nella narrazione. Nel primo caso, il fattore negativo è il pretesto narrativo che innesca l'intreccio, perché col proseguire del minutaggio tutta la grande cospirazione della Big Pharma non viene approfondita come dovrebbe e, anzi, perde velocemente centralità rispetto "alla caccia all'uomo" aperta contro Ray, anche questa elaborata in modo semplice e gestita a ondate.

La struttura base del film ricorda molto alcuni titoli anni '10 come Faster con The Rock, ed è anche a monte che Sweet Girl subisce e perpetra le stesse leggerezze formali e produttive dei precedenti lavori di Mendoza come Braven - Il Coraggioso o Road to Paloma.
La misura qualitativa sarebbe praticamente la stessa (e cioè insufficiente) se non fosse per una direzione del cast nettamente migliore e per un'impalcatura dell'azione che sembra guardare al cinema di Jaume Collet-Serra, non fosse smorzata costantemente da un ritmo altalenante che spesso e volentieri affossa anche l'incalzare di inseguimenti, confronti o corpo a corpo.

Un originale non propriamente degno di nota che sa però il fatto suo, Sweet Girl. Un esordio sufficientemente appagante da pescare con curiosità dal cestone outlet Netflix per godere di una serata in compagnia di un bravissimo Momoa e di alcuni combattimenti decisamente adrenalinici. Niente di sorprendente all'orizzonte, ma come film di serie B girato con gusto non è affatto male e potrebbe piacere persino più del dovuto ai fan più sfegatati del genere e amanti delle sotto-categorie cinematografiche.

Sweet Girl Al suo esordio dietro la macchina da presa dopo una lunga carriera da produttore, Brian Andrew Mendoza confeziona con Sweet Girl un revenge movie a tratti incalzante e con un buon cast dai profondi tratti di serie B. Funziona soprattutto nelle interpretazioni - un Jason Momoa molto intenso - e nel frangente action, spesso diretto con buon occhio cinematografico, ma caracolla su sceneggiatura, ritmo e narrazione. Il fronte contro Big Pharma risulta presto pretestuoso e poco approfondito, mentre l'intreccio si fa via via sempre meno centrale per lasciare spazio a corpo a corpo, inseguimenti, sparatorie e una caccia all'uomo contro il protagonista. Un film uscito direttamente dagli anni '10 che sa però il fatto suo quando deve.

6

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