Recensione Supercondriaco - Ridere fa bene alla salute

Dany Boon e Kad Merad, la coppia vincente di Giù al Nord, tornano per un'altra overdose di risate... ipocondriache!

Recensione Supercondriaco - Ridere fa bene alla salute
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A sei anni di distanza da quel Giù al Nord (2008) di Dany Boon che generò anche il rifacimento nostrano Benvenuti al Sud (2010), la coppia di protagonisti formata da Kad Merad e dallo stesso regista torna nuovamente insieme sul grande schermo, con il secondo, però, stavolta nel ruolo del personaggio principale.
Ancora una volta anche dietro la macchina da presa, infatti, Boon veste in questo caso i panni del single Romain Flaubert, il quale, fotografo per un dizionario medico online, all'alba dei quarant'anni è vittima di un'ipocondria che ne fa un nevrotico in preda alle paure ed il cui unico vero amico è il dottor Dimitri Zvenka, interpretato, appunto, da Merad. Ma, essendo quest'ultimo anche il suo medico curante e consapevole del fatto che sia un soggetto difficile da gestire, intento a fare qualsiasi cosa pur di sbarazzarsene definitivamente decide di aiutarlo a trovare la donna della sua vita; invitandolo quindi alle feste che organizza a casa, facendolo iscrivere a un sito internet di incontri, obbligandolo a praticare attività sportive e spiegandogli come comportarsi con il sesso femminile per poterne conquistare le esponenti... fino ad approdare a un tragico scambio di identità.

Il malato immaginario

Perché, come spiega lo stesso Boon, che dichiara di essere anche nella vita reale molto angosciato dalle malattie: "In effetti, in se, l'ipocondria non è un soggetto da commedia, perché genera idee e personaggi abbastanza negativi; si fa presto a metterla in scena. La mia idea era rappresentare come vive una persona ipocondriaca, attraverso quello che hanno vissuto, ad esempio, mia moglie o, prima di lei, mia madre. Volevo mettere in scena le difficoltà umane e sociali che incontra una persona malata come Romain che, in più, fa anche il fotografo per un dizionario medico. Insomma, volevo vedere come un uomo ipocondriaco può riuscire a trovare l'amore, malgrado la propria nevrosi".
Nevrosi che Flaubert sfoggia in maniera esilarante, tra l'altro, affermando che le sale d'attesa dei medici sono fatte apposta per far sì che le malattie si diffondano in mezzo a coloro che aspettano il proprio turno e manifestando un certo ribrezzo nei confronti del pediluvio delle piscine.
Per non parlare del fatto che si assicura che non vi sia moquette in sala prima di entrare nei cinema perché timoroso degli acari; man mano che la sua esistenza, tra grotteschi appuntamenti con ragazze, continui equivoci e tendenza a curarsi attraverso ricerche effettuate su internet (aspetto, questo, molto attinente alla realtà tecnologica d'inizio terzo millennio), prende inaspettatamente quasi la piega di un thriller ad alta tensione.
Del resto, mentre fa la sua entrata in scena anche Jean-Yves Berteloot nella parte dell'eroico Anton Miroslav, la paura nei confronti dei virus comincia a diventare quella di cui preoccuparsi meno e non manca neppure un'escursione all'interno delle disgustose prigioni del Tcherkistan, tempestate di ratti e scarafaggi... ma sempre per permettere allo spettatore di ridere, con tanto di coinvolgimento verbale di Victor Hugo (!!!), pur senza eccellere e, forse, tirando un po' troppo per le lunghe l'insieme (siamo oltre l'ora e quarantacinque totale).

Supercondriaco - Ridere fa bene alla salute Dany Boon e Kad Merad tornano a far coppia dopo Giù al Nord (2008), diretto come questo dal primo dei due, il quale, in maniera quasi autobiografica, veste nel film anche i panni di un inguaribile ipocondriaco. Ma la pellicola non punta in maniera esclusiva a suscitare risate facendo ironia sulla fobia delle malattie di cui è preda il protagonista, in quanto tenta di mescolare più registri, spaziando da quello iniziale della commedia all’azione, senza dimenticare il romanticismo. Non sempre ci riesce con risultati eccelsi, ma l’operazione, in fin dei conti, risulta godibile quanto basta.

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