Super Me, la recensione del film Netflix

In questo bizzarro fantasy drama cinese, uno sceneggiatore in crisi diventa incredibilmente ricco grazie agli inquietanti incubi di cui è vittima.

Super Me, la recensione del film Netflix
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Sang Yu è uno sceneggiatore in crisi che non riesce a dormire da oltre sei mesi. Ogni volta che arriva il sonno, l'uomo è vittima di spaventosi incubi nei quali viene inseguito da una figura umanoide dai tratti mostruosi, che cerca ogni volta di fargli la pelle. Pieno di debiti e vittima di sfratto, si ritrova da un giorno all'altro in strada e non sa cosa fare della sua vita. Quando, stremato, è costretto a cedere alle grinfie di Orfeo, è nuovamente alle prese con la sua onirica nemesi ma questa volta, grazie al mantra "sto sognando" riesce a risvegliarsi e nella vita reale scopre di aver portato con sé un'antica spada.
L'arma è di inestimabile valore e dopo averla venduta l'uomo si rimette in sesto: ora per lui dormire non è più un dramma, anzi, dopo ogni sogno "ritorna" con una reliquia sempre diversa.
Sang Yu diventa ben presto ricchissimo, ma gli sfarzi dietro a questa sua nuova vita da miliardario - ricco di ideali per costruire un mondo migliore - rischiano di attirargli attenzioni indesiderate. Inoltre, il suo continuo vagare tra i "due mondi" rischia di fargli perdere il contatto con la realtà.

In cerca di qualcosa

Vi sono degli spunti interessanti dietro, ma in più occasioni si finisce per scadere nella parodia involontaria, vanificando tutti gli sforzi di sceneggiatura che cercavano di insinuare una maggiore profondità nella storia e nei personaggi.
L'incipit di Super Me, nuova esclusiva del catalogo Netflix, sfrutta il tema dei sogni e dei misteri in essi nascosti, con un occhio di riguardo al fantastico e un gradevole istinto metacinematografico nella carriera di sceneggiatore del protagonista. Il cambio repentino delle sue fortune, in un modo così paradossale, fa già però intuire l'effettiva svolta finale del racconto e difficilmente un plot da tale epilogo può risultare realmente soprendente per un pubblico ormai abituato a colpi di scena di ogni tipo.
Come detto, soprattutto la prima parte è caratterizzata da una marcata aura tragicomica, con quell'humor tipicamente cinese che potrebbe non essere di gradimento a tutti.
Via via la storia cerca di procedere su territori pseudo-filosofici, e la parte finale che si tinge di atmosfere crime e più tensive appare poco omogenea con quanto visto in precedenza.

Sogno o son desto?

Certo, il percorso di Sang Yu è una lunga marcia alla ricerca della consapevolezza, e il contesto ludico e visionario è preparatorio proprio a quanto in divenire, ma si ha l'impressione che il progetto manchi di solidità e sia stato concepito da mani diverse.
Invece sia sceneggiatura che regia sono opera del solo Chong Zhang - alla seconda prova dietro la macchina da presa dopo il drammatico The Fourth Wall (2019) - che è stato probabilmente obbligato ad aderire ad alcune logiche più commerciali pensate per l'audience autoctona.
Il cast se la cava senza infamia e senza lode, con una buona presenza di figure secondarie discretamente caratterizzate, e l'ennesimo colpo di scena durante i titoli di coda aggiunge ulteriori risvolti, seppur non del tutto originali.
Il risultato è così un mix improbabile, a tratti pure divertente e perché no anche avvincente nelle sequenze d'azione grazie ai discreti effetti speciali, ma costantemente indeciso su quali atmosfere prediligere e incapace di dare chiari punti di riferimento allo spettatore, sballottato qua e là tra toni più leggeri e filo demenziali e altri più cupi e amari.

Super Me Uno sceneggiatore vittima di insonnia e di spaventosi incubi scopre, proprio tramite suddetti sogni, di poter condurre nel mondo reale oggetti preziosi da rivendere al miglior offerente. In poco tempo l'uomo, da una condizione di estrema povertà, si trova a essere tra gli individui più ricchi dell'intera Cina. Ma i pericoli sono sempre in agguato... Super Me è un film ibrido, una sorta di tragicomico action-fantasy che cerca di giocare su molteplici atmosfere, non sempre centrando l'obiettivo. Se alcuni spunti narrativi infatti si rivelano potenzialmente interessanti, la concessione a certe dinamiche più tipiche di certo cinema popolare cinese rischia di far scadere il film in un'involontaria parodia. Tra risate, romanticismo e momenti ad alta tensione, i cento minuti scorrono senza una precisa identità, lasciando il tutto come una sorta di oggetto curioso, strambo e a tratti divertente ma mai veramente compiuto.

5.5

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