Recensione Suffragette

Carey Mulligan è Maud in Suffragette, film della regista inglese Sarah Gavron, che racconta la battaglia della donna in un mondo maschile alla conquista dei propri diritti. Un'opera canonica ma piuttosto a fuoco nella prospettiva che sceglie di narrare.

Recensione Suffragette
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Nell'Inghilterra fumosa del periodo industriale, Maud (Carey Mulligan - che regala qui una prova sobria ma intensa), moglie e madre premurosa, lavora come tante altre donne in una grossa lavanderia dove orari e trattamento salariale (a parità di mansioni sempre inferiore a quello degli uomini) improbi sono solo la punta dell'iceberg di una condizione lavorativa profondamente lesiva dei diritti del sesso femminile. Abusi di un tempo passato e soprusi del tempo presente si mischiano nella vita di Maud a una condizione lavorativa senza diritti né prospettive, iniziata a soli sette anni e proseguita poi sempre nello stesso stato di subordinazione al suo padrone (in particolare) e a un sistema societario maschilista (in generale). Su questo retaggio e su questa cupa connotazione esistenziale si baserà la sua voglia di unirsi al movimento delle Suffragette, guidato dalla combattiva Emmeline Pankhurst (in un cameo di Meryl Streep), e combattere per un mondo più equo, che riconosca alle donne diritti pari a quelli degli uomini, a partire dal diritto fondamentale di voto e dunque di partecipazione attiva alle decisioni della società. Nonostante la ripercussione sulla propria vita privata e le gravi conseguenze che la sua scelta comporterà, Maude perseguirà fino all'ultimo - e a costo di perdere tutto - il sogno suo e delle combattive Suffragette, ovvero quello di essere artefici del proprio destino.

Donne in un mondo di uomini

Film d'apertura al Torino Film Festival 2015, Suffragette delle regista britannica Sarah Gavron (This Little Life, Brick Lane) è il racconto canonico eppure appassionato di un movimento femminista che scosse l'Inghilterra di inizio ‘900 e che fece salire alla ribalta le Suffragette, ovvero donne dalle gonne lunghe e dai cappelli a tesa larga che lottavano in special modo per ottenere il diritto al suffragio (poi ottenuto in Inghilterra nel 1928, in Italia solo nel 1945 e a oggi ancora assente in molti, troppi paesi del mondo). Il ritratto cupo e asfissiante di una dimensione femminile profondamente disagiata. Il film segue da vicino l'escalation di frustrazione ma anche la crescente presa di coscienza di Maud, eroina fittizia creata per rappresentare la condizione universale della donna lavorativa ieri ma anche oggi, rispetto alla necessità di combattere attivamente e costantemente per il proprio sogno di cambiamento. Un film dove anche la plumbea fotografia aderisce al tono dark delle esistenze narrate e che si apre a nuova luce solo in una scena tra Maud e suo figlio. Un'altra delle grandissime spinte di queste donne nella loro lotta sarà infatti proprio la voglia, l'urgenza di essere riconosciute come madri nella custodia dei propri figli, cosa fino a quel momento prerogativa dei soli padri. Il film della Gavron sceglie la chiave simbolica di una narrazione che attraverso l'odissea personale di Maud e della sue ‘amiche' racconta la continua battaglia della donna all'interno di un mondo maschile, muovendo inoltre la riflessione sulla tanta strada che è stata percorsa in questo senso e su quella che è invece ancora tutta da percorrere all'interno del cavilloso tema della parità dei sessi .

Suffragette Sarah Gavron dirige Carey Mulligan in Suffragette, un film cupo che narra le vicissitudini della lotta del sesso femminile per la parità dei diritti iniziata a metà ‘800 e che va avanti ancora oggi, anche se in modi e con mezzi diversi. Un film canonico nel suo genere ma con un punto di vista interessante che ci immerge in un’Inghilterra fumosa e nelle emozioni di una donna ferita, stanca di essere sempre considerata ‘niente’.

6.5

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