Recensione Student services

Emmanuelle Bercot porta su schermo la vera storia di Laura D

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"Accettando di fare un film tratto da questo racconto non ho mai pensato di voler offrire un giudizio morale su questa storia. Non ero intenzionata a fare un film teorico su come ai giorni nostri il corpo venga presentato ovunque come una merce, o su come la percezione che i giovani hanno del loro corpo e del suo potere possa influenzare le loro azioni e la loro concezione del mondo. Ovviamente, non esiste al mondo nessuna fatalità che possa fare della prostituzione l'unica risposta alla precarietà studentesca; ma non spettava a me condurre un dibattito del genere".
A parlare è la parigina Emmanuelle Bercot, regista, tra l'altro, di Backstage, selezionato nel 2005 alla Mostra del Cinema di Venezia e riguardante il rapporto torbido che unisce una stella della canzone e un giovane fan invadente, la quale propone questa volta l'adattamento del romanzo Mes chères études (edito in Italia con il titolo Pagami, studentessa, 19 anni, prostituta part-time) di Laura D, in cui l'autrice racconta il periodo che la vide costretta a ricorrere alla prostituzione per pagarsi gli studi universitari.
Ed è la Deborah François vista ne L'enfant (2005) di Jean-Pierre e Luc Dardenne a ricoprire il ruolo della diciottenne protagonista di questo lungometraggio in realtà concepito per Canal+ e diffuso in seguito nel mercato dell'home video, che dalle nostre parti raggiunge invece il grande schermo.

La vera storia di Laura D

Diciottenne protagonista che, iscritta al primo anno di Università e determinata a portare a termine i suoi studi ad ogni costo, sebbene svolga un lavoro part-time non arriva a soddisfare tutte le sue necessità; tanto da sprofondare in una grave situazione economica che la porta, per disperazione, a rispondere ad un annuncio su internet: "Joe, 50 anni, cerca studentessa per momenti di tenerezza. Cento euro l'ora".
Da qui, la vediamo finire progressivamente all'interno di una spirale in cui l'esaltazione per il denaro facilmente guadagnato le fa dimenticare le sensazioni sgradevoli; mentre la camera della Bercot ne immortala più volte il generosamente mostrato corpo da lolita, affrontando la vicenda di questa ragazza di oggi con uno sguardo volutamente imparziale.
Ed è la grigia atmosfera enfatizzata dalla fotografia di Christophe"Non dirlo a nessuno"Offenstein ad accompagnare la sempre più squallida discesa di Laura, continuamente alle prese con la voglia di cessare la nuova attività, man mano che si trova costretta a selvaggi amplessi in automobile, a fotografie erotiche, a perversioni bondage e perfino a serate in locali sexy.
Con l'assenza della famiglia evidentemente volta ad accentuare lo stato di abbandono che conduce a certe scelte estreme, ormai all'ordine del giorno, purtroppo, in un'epoca le cui società sembrano imporre come stile di vita l'acquisto di qualsiasi cosa; anche quello di un corpo (femminile o maschile che sia) da destinare all'ottenimento del piacere sessuale.
Per un insieme che, comunque, evita di esprimere giudizi e fornire lezioni morali, limitandosi a raccontare una nuda e cruda realtà del XXI secolo e lasciandosi tranquillamente guardare. Anche se, forse, qualche minuto in meno non avrebbe guastato alla resa finale.

Student services Regista di Backstage, selezionato nel 2005 alla Mostra del Cinema di Venezia, la parigina Emmanuelle Bercot porta sullo schermo la scottante tematica della prostituzione studentesca partendo dalle pagine di Pagami, studentessa, 19 anni, prostituta part-time, romanzo a firma di Laura D. E, senza eccellere, lo fa ricorrendo ad uno sguardo freddo, privo di ricorso a moralismi ma non risparmiando di crudezza l’insieme; volto di sicuro a stimolare il dibattito, ma per meglio capirne gli intenti è forse necessario leggere questa dichiarazione della regista: ”Sembra siano migliaia in Francia le ragazze che ricorrono alla prostituzione. Laura dedica il suo libro a tutte le sue ‘sorelle’ che rimangono nell’ombra. Non spetta al film offrire una constatazione sociologica di un fenomeno che, certamente, merita di essere preso in considerazione, ma piuttosto l’obiettivo era quello di renderlo visibile, attraverso il ritratto di una di queste ragazze e della sua storia. In un’epoca in cui il corpo dovrebbe svegliarsi all’amore ma nella quale, invece, per necessità, viene venduto in cambio di denaro”.

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