Stormageddon, la recensione del film con Adrian Paul

Quando un programma computerizzato si ribella e prende il controllo del clima, una giornalista e un misterioso individuo si rivelano l'ultima speranza.

Stormageddon, la recensione del film con Adrian Paul
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Quando un programma computerizzato, dal nome in codice Echelon, prende il controllo dell'intero sistema americano, è anche in grado di manipolare le condizioni meteorologiche: tra l'utilizzo di satelliti e di missili nucleari, il software sta originando devastanti terremoti e una tempesta di immani proporzioni che potrebbero spazzare via per sempre la razza umana dalla superficie.
Il governo statunitense si rivela impreparato a gestire la situazione, anche per via di agenti dormienti, identici a noi nell'apparenza ma controllati da intelligenze artificiali, che stanno facendo il doppio gioco.
In Stormageddon la bella giornalista Molly riceve una videocassetta con su registrato un messaggio del padre, dato per scomparso da anni: il genitore le chiede di contattare urgentemente un certo Adam Kelso, l'unico che potrebbe mettere per sempre fine alla minaccia.
L'uomo, che lavora come operaio, nasconde in realtà inquietanti segreti dietro la sua reale identità e con la collaborazione della reporter farà di tutto per evitare la distruzione del pianeta prima che sia troppo tardi.

End of the world

Non ci troviamo davanti a un titolo catastrofico come tanti altri, che spesso vedono al centro della vicenda un gruppo di personaggi dal diverso curriculum fare causa comune contro una minaccia climatica. In Stormageddon le linee base del filone si adattano infatti a un plot la cui base guarda soprattutto al cinema action/sci-fi degli anni '80, con evidenti influenze dai grandi classici come Terminator nella lotta senza esclusione di colpi tra l'uomo e le macchine.
Un'idea che almeno inizialmente infonde un po' di pepe alla prevedibile messa in scena, che si appoggia su effetti speciali di qualità mediocre nella gestione dei vari cataclismi e mai capace di provocare il necessario impatto spettacolare.

I novanta minuti di visione tentano così la carta della varietà, con diverse ambientazioni in cui avvengono gli eventi base: da un sottomarino americano nelle profondità dell'Oceano al quartier generale del governo, fino alla stazione petrolifera in cui ha luogo il rocambolesco finale, il film ha una sua discreta personalità ma le ambizioni rischiano spesso di cozzare con la povertà di mezzi a disposizione.

Volere è potere?

Ci avviciniamo quindi più ai canoni di un b-movie classico che a quelli degli z-movie che spesso affollano il genere, e su alcuni difetti si può anche chiudere un occhio visto l'impegno profuso dal cast e dal regista Nick Lyon, specializzato da anni in produzioni a low-budget. Tra le tante esperienze passate citiamo operazioni come Rise of the Zombies - Il ritorno degli zombie (2012) e Isle of the dead (2016). Tra citazioni sparse a cult come The Ring (2002), con la visione della VHS che dà il via al racconto, e Il mondo dei robot (1973), Stormageddon possiede una caparbia spacconeria che permette anche ai difetti più evidenti di passare in secondo piano rispetto alle virtuose svolte narrative, con la componente action che si fa apprezzare con gusto nelle coreografie di lotta a mani nude o nei confronti con arma da fuoco, fino a un epilogo in cui tutti i nodi vengono al pettine in una serie di colpi di scena che terminano solo nell'ultimo fotogramma prima dei titoli di coda.

Nei panni dei due principali antagonisti John Hennigan e Joseph Gatt possiedono il giusto phisique du role, pur non entusiasmando nella pura recitazione, mentre la bella Eve Mauro si rivela "terza incomoda" tosta quanto basta. In un ruolo secondario, ma fondamentale, segnaliamo anche la presenza di Adrian Paul, storico interprete di Highlander sul piccolo schermo.

Stormageddon Con un budget maggiore alle spalle, Stormageddon avrebbe potuto essere un più che discreto titolo di genere, ma i limiti produttivi castrano purtroppo in diverse occasioni l'estetica della messa in scena. Un catastrofico che si distingue dalla media soprattutto per la sua inusuale scelta narrativa, con i disastri climatici che fanno da sfondo a un plot action/sci-fi che offre anche alcuni spunti etici sulla gestione delle intelligenze artificiali, trovando qua e là il modo di citare, più o meno volutamente, grandi classici a tema. Novanta minuti di visione che regalano un notevole numero di colpi di scena e un buon livello tensivo, elementi che devono al contempo fare i conti con effetti speciali di qualità mediocre: un b-movie in piena regola che, approcciato nella giusta maniera, risulta parzialmente godibile pur con i succitati difetti annessi. Il film andrà in onda mercoledì 8 maggio alle 21.15 su CIELO in prima visione tv per il ciclo America sotto attacco.

5.5

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