Recensione Storia d'Inverno

Il viaggio caotico attraverso destini incrociati e miracoli attesi che si perde (ben presto) nel nulla

Recensione Storia d'Inverno
Articolo a cura di

Manhattan, a inizio novecento e ai giorni nostri. Peter Lake (un Colin Farrell ringiovanito grazie a un'inedita pettinatura a caschetto), è un ladro incallito e di talento - sopravvissuto a un destino tutt'altro che roseo - ed è in fuga dal suo ex boss Pearly (un ‘demoniaco' Russel Crowe), il quale lo vorrebbe morto a tutti i costi. A un passo dall'essere catturato e ucciso, però, il fuggiasco Peter verrà tratto in salvo da un maestoso quanto provvidenziale cavallo bianco (alato, per meglio favorire la fuga); un pegaso destinato a salvare l'uomo per condurlo verso il suo ‘miracoloso' destino, ovvero l'amore di una fanciulla angelica (Beverly Penn) dai capelli rosso fuoco, la quale è però gravemente malata (di consunzione) e ha i giorni contati, a meno che un miracolo non intervenga a salvarla. Potrebbe forse essere proprio questa la vera missione di Peter? Eppure, nello stesso luogo ma a distanza di cento anni, quelle stesse storie si ritroveranno intrecciate sempre attorno alla figura di Peter e ancora in attesa di un destino da compiersi. Tra scintillii amorosi e miracoli disattesi forse il Bene potrebbe ancora avere la meglio e la 'salvezza' primeggiare, anche se (in fondo in fondo) non è proprio chiarissimo chi debba salvare chi.

E se fossimo tutti parte di un solo, grande disegno?

La caotica quanto rapsodica sinossi sopra abbozzata racchiude un po' tutto il (non)senso di Winter's tale (tradotto da noi con il letterale Storia d'inverno) adattamento cinematografico del romanzo di Mark Helprin. Infatti, l'ispirazione spiccatamente fantasy e ricca del racconto trova suo malgrado terreno fertile in sviluppi pseudo-amorosi, in un manicheismo tutto giocato tra bianco e nero, e in un confronto tra Bene e Male il cui senso si assottiglia via facendo sempre più fino a sparire del tutto. Akiva Goldsman, dopo un ventennio trascorso a lavorare nel cinema prettamente come sceneggiatore (portano la sua firma lavori di spicco come A Beautiful Mind o Cinderella Man) ma anche come produttore (Mr e Mrs Smith) debutta dietro la macchina da presa con una pellicola (di cui Goldsman firma anche la sceneggiatura) francamente risibile sotto molti (troppi) punti di vista, dove una trama grossolana lascia spazio a innumerevoli buchi di sceneggiatura e a dialoghi tanto improbabili da risultare (in più di un'occasione) comici.

E a parte l'estetica cinerea di un mondo freddo (potenzialmente) riscaldato solo dall'amore e dal sacrificio umani (sempre lungi dal compiersi), Storia d'inverno manca totalmente di un filo narrativo capace di spiegare allo spettatore la ragione di ciò che accade nei 113 (non pochi, viste le premesse) minuti di pellicola. E a lungo trattasi di una 'pecca' di non poco conto. La mancanza di una struttura portante (evidentemente non ben trasposta nel passaggio da testo a immagine) è infatti così evidente da rendere non solo del tutto assente il classico meccanismo di causa-effetto necessario a fini prettamente narrativi, ma da rendere anche quasi del tutto incomprensibile la totalità del film. Impantanato tra un passato (l'inizio del 1900) e un ipotetico presente (il 2014) il film di Goldsman soffre infatti tutto il peso di una confusione spaziale e concettuale (ancor prima che temporale). Cavalli alati, improbabili demoni ed entità luciferine, destini incrociati e miracoli si mischiano così a malattie, amori e morti elargite insensatamente quando non del tutto a caso. A tutto questo marasma narrativo si aggiunge poi una cornice con salto temporale del tutto controproducente per tempistiche e fini filmici. Ne deriva un minestrone che non sa di niente e (soprattutto) non dice niente, dove le parole volano (forse anche sulle ali di un bellissimo cavallo bianco) ma non riescono a tracciare nessun percorso, né a costruire alcuna storia, contribuendo - con l'approssimarsi dell'epilogo - a lasciare solo un unico e inspiegato interrogativo: perché?

Storia d'inverno Una nota piuttosto dolente il debutto alla regia di Akiva Goldsman che costruisce un film d’ispirazione fantasy che si perde (quasi subito) nei meandri di mille storie, tematiche, prospettive. Film che tende a sopraffare lo spettatore con l’abbondanza visiva ma che si rivela infine messaggero di nulla, nonostante un cast e un budget di prim’ordine. Una pellicola che senza troppe difficoltà riuscirà nell’impresa di scontentare un po’ tutti, vantando la capacità di sfiorare mille generi senza rappresentarne nemmeno uno.

4

Che voto dai a: Storia d'inverno

Media Voto Utenti
Voti: 5
4
nd