Recensione Still Life

Un capolavoro di struggente e cruda poesia, vincitore del Leone d'Oro 2006

Recensione Still Life
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Premessa

In mezzo alle due vittorie di Ang Lee (per I segreti di Brokeback Mountain e Lust Caution, di prossima uscita) troviamo il successo di Jia Zhang-Ke. Stiamo naturalmente parlando del Leone d'Oro, uno dei premi più importanti del cinema, assegnato ogni anno alla Mostra Cinematografica di Venezia. E' il 2006 quando questo film, presentato in sordina, vince un pò a sorpresa, il 63° festival della città lagunare. Il regista, che ha studiato da pittore (e questo come vedremo si renderà palese nella realizzazione di certe scene) e scritto un romanzo, ha realizzato già sei film prima dell'arrivo di Still Life. Un cammino interessante il suo, laddove si trovano perle interessanti come Platform e The World, prodotti di grande interesse . La consacrazione arrivata con Still Life trova le sue fondamenta nel fatto di aver raccontato una storia vera di una Cina mai così divisa tra passato e futuro, progresso e povertà.

La storia

Han Sanming è un minatore che non ha più notizie di sua moglie fuggita sedici anni prima con la figlia. Decide così di recarsi a cercarla. Shen-Hong è un'infermiera che non vede suo marito da ben due anni. Il villaggio di Fengjie fa da sfondo alle due storie. O, sarebbe meglio dire, quello che un tempo era il villaggio di Fengjie. Infatti ormai è stato sommerso dalle acque, in seguito alla costruzione della diga delle Tre Gole, una tra le opere più imponenti della storia recente cinese. La ricerca di Han si complica, e dovrà aspettare di incontrare la figlia, cercandosi un lavoro come operaio. Shen-Hong invece avrà successo più facilmente, ma lo scopo della sua visita si rivelerà ben più triste di quanto creduto. E anche quando Han penserà di essere arrivato a raggiungere l'obiettivo, scoprirà di essere soltanto a metà strada, ma almeno non più solo. Le due storie non si incrociano mai, ma sono quanto mai vicine, più dal punto di vista emotivo che logistico.

Riflessivo, decadente, catartico. Sono molti gli aggettivi che si potrebbero usare per una pellicola come Still Life, ma forse quello che più gli si addice è: capolavoro. Toccante, vibrante, eccitante pur nella sua spasmodica lentezza, è un film che mescola arte e denuncia sociale, senza risultare mai vagamente polemico, ma solo mostrando la realtà dei fatti. Girato in digitale per rendere un'atmosfera quasi documentaristica, che traspare non solo dalle immagini ma anche dai volti, dalle espressioni, non a caso la maggior parte degli attori, tra i quali lo stesso Sanming, sono non professionisti. Una scelta dovuta, visto l'atmosfera che si voleva rendere, tra palazzi che cadono in pezzi, angoli di povertà impensabili e un governo che osserva indifferente i problemi della gente, sfrattata come niente dalle loro case, a volte risultato del lavoro di una vita. La drammaticità è insita in ogni singola scena, non a caso Still Life significa Natura Morta, e certe inquadrature fisse, ad osservare i movimenti lenti dei personaggi, mentre intorno vengono demolite costruzioni, cani ululano per la fame e battelli solcano l'acqua del fiume che giace laddove prima vi era un paese. Il tutto viene amplificato da musiche, popolari e non, cariche di una forte malinconia. Zhang-Ke riesce ad unire il cinema verità tipico di Herzog, con le placide ed eteree atmosfere orientali, sempre tendenti a una irreale calma dell'anima anche nei momenti più bui. Altre scene poi hanno un fortissimo significato metaforico, quali il palazzo che prende il volo come fosse un razzo, o la bellissima sequenza finale nella quale il protagonista osserva un'equilibrista camminare insensatamente su un filo posto tra due palazzi. Ma forse è proprio il suo Paese, la Cina, a essere in equilibrio, tra povertà e ricchezza, interessi economici e disagi della povera gente. Divisa tra due mondi, così come vogliono significare gli esiti finali della due storie dei due protagonisti: uno destinato probabilmente a fallire, l'altro ormai libero e pronto a farsi una nuova vita lontano da quei luoghi. Quando in un film le immagini diventono protagoniste, pur nella loro apparente immobilità, quando riescono a trasmettere significati profondi, ci si trova di fronte all'arte più pura. Il montaggio stesso, lento, inesorabile, quasi come se avesse paura di morire al cambio di fotogramma, è l'ennesimo sintomo di una regia fuori dal comune, di un maestro che non scende a compromessi. Zhang-Ke voleva raccontare una storia, mostrare uno dei volti del suo Paese sconosciuto ai più, come vuole dimostrare anche il documentario Dong, presentato anch'esso a Venezia nel panorama Orizzonti, e che riguarda proprio la costruzione di tale diga. Dong ha come protagonista principale il pittore Liu Xiaodong, ma poichè egli si recava a dipingere proprio nella zona della Diga delle Tre Gole, gli sfondi paesaggistici hanno spinto il regista a girare anche Still Life.

Edizione Dvd

La Lucky Red distribuisce il Leone d'Oro 2006 con un'edizione più che degna. Già dai menù si può capire la maniacale cura messa in questo dvd. Il formato video presentato in 16:9 si rivela più che stabile, presentando soltanto qua e la qualche breve sfarfallio dell'immagine, ma per il resto la luminosità e la resa cromatica è più che ottimale. Non è facile rendere il digitale in maniera così pulita, quindi un plauso è dovuto. L'audio in Dolby Digital 5.1, lingue italiano e cinese (come sempre per le produzioni orientali è consigliata la versione in lingua originale), è buono, e troviamo i sottotitoli in italiano e italiano per non udenti. Gli extra vedono la punta di diamante nell'inserimento del documentario "Dong" già citato nella recensione, della durata di circa 1 ora e di sicuro interesse per quanti abbiano apprezzato il film. Troviamo poi il gustoso filmato della Premiazione del Leone d'Oro, ed il trailer. Da avere.

Still Life Il Leone d'Oro a Venezia 2006 è un capolavoro del nuovo millennio, un'opera sincera, reale, sporca e lenta, ma capace di entrare nel cuore delle storie, quasi narrandole dall'interno. Una regia che fonde pittura e intimismo, metafore e crudo realismo, per un film di immagini e sentimenti, di poesia e struggente dolore.

8

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