Recensione Star Trek V - L'ultima frontiera

L'Enterprise alla ricerca dell'"Eden" nel quinto episodio cinematografico, diretto da William "Kirk" Shatner

Recensione Star Trek V - L'ultima frontiera
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E dopo Leonard Nimoy, interprete di Spock e autore dei due precedenti episodi, nel 1989 in occasione del quinto film cinematografico della saga di Star Trek avviene il battesimo del fuoco dietro la macchina da presa anche per William Shatner, storico volto del capitano Kirk. Non un vero e proprio esordio alla regia, che era avvenuto qualche anno prima con alcuni episodi della nota serie tv Hooker, ma comunque il primo tassello di Shatner su grande schermo al quale seguì, nel 2002, l'imbarazzante The Visitor. Ma anche in questo capitolo trekkiano l'attore, allora cinquattottenne, dimostra diversi limiti, tanto che la pellicola risulta tra le meno apprezzate dai fan come dimostrarono anche gli incassi, non certo deludenti (oltre 100 milioni di dollari tra cinema e home video) ma comunque inferiori rispetto alle opere precedenti. Demeriti da imputare anche ad una sceneggiatura scritta da David Loughery ma basata su una storia ad opera dello stesso Shatner che risulta fin troppo ambiziosa e non rispetta pienamente alcuni punti cardine dell'universo trekkiano.

Profeta stellare

Sybok, un sedicente e carismatico profeta, prende il possesso di Paradise City, la capitale di Nimbus III, considerato il Pianeta della Pace Galattica. L'uomo, il cui magnetismo fa colpo su gli abitanti del luogo, prende in ostaggio alcuni consoli della Federazione dei Pianeti Uniti, dell'Impero Romulano e dell'Impero Klingon. Il capitano Kirk, in licenza sulla Terra insieme al suo equipaggio, è così costretto a far ritorno sull'Enterprise, ancora pesantemente danneggiata dagli eventi del film precedente, e a dirigersi sul pianeta Nimbus. Giunta sul luogo però la nave stellare viene catturata dai ribelli di Sybok, che ne prendono il comando. Il profeta, nel frattempo, grazie ad un particolare "tocco" in grado di cancellare il dolore altrui, riesce a convertire tutti i membri dell'equipaggio tranne Kirk, Spock e McCoy. Ma quando anche loro scoprono l'obiettivo del visionario, quello di trovare l'essenza divina oltrepassando i limiti dello spazio conosciuto, decidono di seguirlo in una una nuova missione diretta "dove nessuno è mai giunto prima".

Star God

Star Trek V - L'ultima frontiera spiazza sin dai primi minuti sul pianeta Nimbus, nel quale viene, più o meno volutamente, citato anche lo storico rivale Guerre stellari. Dalle frasi pronunciate da Sybok ("la forza è dentro di te") sino all'ambientazione del pianeta che ricorda vagamente quella di Tatooine, l'omaggio / parodia appare palese. Shatner per il suo esordio alla regia si concede anche (lui però con controfigure e trucchi visivi di sorta) una sequenza bissata poi anni dopo da Tom Cruise in Missione Impossible II, con improbabile scalata a mani nude di un'alta montagna, mantenendo nei primi quindici / venti minuti di visione un divertito umorismo ripreso dal precedente capitolo firmato Nimoy. I veri problemi nella costruzione e nello svolgimento del racconto però sono ancora a venire e dall'arrivo su Nimbus gli sviluppi narrativi sono giocati su una continua fila di ingenuità e forzature che rendono improbabili più passaggi. Senza contare le evidenti incongruenze sul passato di alcuni personaggi, Spock e McCoy in primis, che viene riportato a galla da Sybok. Tutta la parte finale, che avrebbe avuto potenzialità enormi, si rivela così un confuso guazzabuglio sul significato delle religioni e la ricerca di Dio, in qualunque forma e nome esso sia conosciuto. Gli effetti speciali, al minimo storico, non fanno che aumentare il senso del ridicolo involontario e afflosciano tutte le potenzialità derivate da una sceneggiatura sì ambiziosa ma assolutamente incoerente col mondo trekkiano. Buona comunque la prova di Laurence Luckinbill, attore proveniente da Broadway e interprete di Sybok, mentre assolutamente sottotono quella del cast "classico", a cominciare dallo stesso Shatner, vincitore di due Razzie Award come peggior attore e regista (senza dimenticare quello per il peggior film).

Star Trek V - L'ultima frontiera Se è vero che fa sempre piacere rivedere su grande schermo il cast storico della serie, Star Trek V rimane comunque un episodio infelice della saga cinematografica, ricco di incongruenze narrative e schiavo di una sceneggiatura tanto ambiziosa quanto mal sviluppata e in grado di scadere in più occasioni nel ridicolo. Questa volta neanche gli effetti speciali, limitati rispetto al solito e di mediocre qualità, possono salvare l'Enterprise da un'infelice caduta nello spazio più profondo.

5

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