Spider-Man: Un Nuovo Universo, la recensione: si sale a un altro livello

Il film d'animazione targato Sony Pictures si dimostra un prodotto dalla tecnica sorprendente, tra i migliori cinecomic di sempre.

Spider-Man: Un Nuovo Universo, la recensione: si sale a un altro livello
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Tra tutti i supereroi della Marvel, Spider-Man è quello che nel tempo ha goduto di una diffusione mediatica maggiore. In assoluto. Ideato nel 1962 da Stan Lee e Steve Ditko, è stato uno dei primi eroi umanizzati della storia del fumetto mondiale, trasposto in una serie TV animata già nel 1967, quella ormai classica, cult. Per 51 anni - con le dovute pause - l'Arrampica-Muri è stato poi ripensato continuamente all'interno di vari media, partendo dall'animazione fino ad arrivare al cinema live-action, passando tra le mani di Sam Raimi, Marc Webb e infine Jon Watts, che sta adesso dirigendo l'attesissimo Spider-Man: Far From Home per i Marvel Studios.
L'animazione è stata insomma la prima avventura in trasferta fuori dal mondo del fumetto, per Spidey, quella che nel tempo ha anche aiutato ad accrescerne la fama e a diffondere le sue storie sul globo, in "movimento", fuori dalla tavola e dentro gli schermi. Un medium di primissima adozione, per l'eroe di Lee e Ditko, con il quale il personaggio condivide una lunga storia televisiva ma - curiosamente - mai cinematografica. L'avvento del modello produttivo Avi Arad, i primi Spider-Man di Raimi e la successiva evoluzione del sottogenere cinecomic hanno infatti innestato nel mercato e nel pubblico generalista la fallace idea che i supereroi funzionino in sala soprattutto in live-action, trasposti con attori e stunt reali. C'è più credibilità, la visione è aperta anche a chi l'animazione la evita e c'è quindi un conseguente aumento di introiti. Seriamente: dal 2000 a oggi, animazione e supereroi è stato un connubio funzionale per le major solo ed esclusivamente in TV, direct-to-video o edulcorato e trasposto tramite progetti LEGO. Nulla di più, nulla di meno.
Ci sono voluti circa vent'anni per accorgersi che tra un Iron Man, un Batman v Superman o un Avengers mancava l'anello di congiunzione animato nel medium cinematografico, a prescindere dallo schieramento o dai gusti dei singoli produttori, ma finalmente ci siamo. Il 2018 è l'anno della svolta. Non tanto per Teen Titans GO! - Il film, che resta comunque un adattamento di una serie TV già animata, ma per l'eccezionale Spider-Man: Un nuovo universo, che declina l'eroe Marvel in un film al massimo del suo potenziale, dettando un nuovo e sorprendente standard per l'animazione tutta.

Sei ragni sono meglio di uno

Il progetto targato Sony appariva sofisticato e vincente già in fase promozionale. Andando oltre al semplice fattore novità - nel vedere al cinema uno Spidey animato -, quello che colpiva immediatamente era la soluzione grafico-visiva scelta per il film, oltre a quello che resta il protagonista principale dell'opera, Miles Morales, l'Ultimate Spider-Man, il ragno più amato di sempre dopo l'intramontabile Peter Parker. Sappiamo che a proporre l'idea a Phil Lord e Chris Miller (il primo sceneggiatore, il secondo produttore) sono stati insieme Amy Pascal e Avi Arad, intenzionati a sfruttare in modo diversificato l'IP ancora in loro possesso, impossibilitati però dall'accordo con i Marvel Studios nel proporlo in live-action. Dopotutto, perché farlo? I due The Amazing Spider-Man di Webb si sono rivelati dei reboot di misera attrattiva, e con la curatela creativa affidata ai ragazzi guidati da Kevin Feige gli introiti sono ottimi e crescenti: meglio rinvigorire il personaggio grazie a un formato diverso.
Lord e Miller si sono però imposti: "O ce lo fate fare con Miles Morales, o niente". Conditio sine qua non, questa, a quanto pare accettata subito e di buon grado dai produttori, che hanno praticamente lasciato carta bianca a Lord nella stesura della sceneggiatura (scritta insieme a Rodney Rothman, anche co-regista), uno dei tanti elementi vincenti di un film stratificato ed eccezionale. Perché sì, la visione di Spider-Man: Un nuovo universo non fa altro che confermare tutta la bontà qualitativa che si percepiva da mesi, aumentando l'effetto stupore a livelli impensabili, specie perché il progetto viene dalla fucina Sony, dalla quale - con molta onestà intellettuale - tutto ci si aspettava tranne un centro perfetto.
Siamo invece qui per fare ammenda e dirvi che sì, Spider-Man: Un nuovo universo è il film eccellente che speravamo di vedere, oltre ogni aspettativa, l'MVP del campionato cinecomic 2018 a pari merito con Avengers: Infinity War.
Proprio come per il crossover Marvel Studios, anche il titolo d'animazione diretto da Bob Persichetti, Rothman e Peter Ramsey mette infatti al centro del racconto una collisione di personaggi, anche se sono poi gli stessi ma provenienti da realtà alternative. Che poi, "gli stessi": hanno poteri simili ma non uguali, storie d'origini differenti ma accomunate da più fattori comuni. Miles Morales resta comunque il perno centrale del racconto, così come la sua dimensione, luogo d'arrivo degli altri Spider-Man, esattamente sei: il classico, Spider-Gwen, Spider-Man Noir, Spider-Ham e Peni Parker.

Sei ragni anziché uno, sfruttati tra l'altro tutti a dovere, caratterizzati soprattutto con evidente tratto ironico senza per forza essere banali o copie ripetitive l'uno dell'altro. La missione che hanno è al contempo molto semplice ma complessa: tornare ognuno nella propria dimensione, anche se poi un Peter Parker allo sfacelo psico-fisico (capirete poi perché) è chiamato a vestire i panni del Mr. Miyagi di turno per un ancora inesperto Miles Morales, al mantra di "lancia la tela, dondola sulla tela".
Su tutto, a dare profondità drammatica al racconto e alla vivida e divertita lettura dell'adolescenza (e anche delle difficoltà post-quarant'anni) è proprio il rapporto tra Miles e Peter. Questo si sviluppa gradualmente e con delicatezza di intenti, passando da un connubio di battute e incomprensioni a un finale che lascia quasi con il groppo in gola, il tutto sospeso fra passaggi animati infarciti di sequenze spettacolari e momenti estremamente divertenti.
La firma di Lord è preponderante e la sua carica ironica forte e decisa, in particolar modo quando si tratta di giocare con le diverse personalità delle Spider-persone, sbizzarrendosi con invidiabile raffinatezza nello scherzare sul bianco e nero di Spider-Man Noir, sulla natura animalesca di Spider-Ham, sulla gender question o suoi ruoli di diversi co-protagonisti delle varie serie a fumetti. Quello di Lord e Rothman è un lavoro praticamente impeccabile, non soltanto per un film d'animazione virato soprattutto all'azione, ma in generale per un cinecomic di ampia portata, il che rende Spider-Man: Un nuovo universo un vero gioiello della corona nel panorama multi-mediatico dedicato al personaggio.

Innovazione

A rendere ancora più articolato e interessante il film - come già spiegato - ci pensa comunque l'animazione, disinteressata con lungimiranza alla semplice CGI e invece profondamente attratta dall'innovazione. È tutto molto semplice, in termini di ricezione: non si è mai vista una cosa simile né al cinema né in tv. Mai.
Si è tentato nel tempo di raggiungere una crasi stilistica simile in produzioni animate come Capitan Mutanda o Ultimate Spider-Man, ma la soglia di complessità non ha mai valicato il limite della bontà. Con Spider-Man: Un nuovo universo, invece, non solo quel limite viene abbattuto, viene settato un nuovo standard qualitativo nel mercato dell'animazione, quello dell'eccezionalità, figlio di una chiara volontà di superarsi e di una ricerca artistica pura. È così che in uno scheletro in CGI la crew di 142 animatori guidata da Persichetti ha impiantato diverse tecniche tipiche del disegno fumettistico, così da richiamare il disegno a mano e l'animazione classica, creando però qualcosa di completamente nuovo, "un dipinto vivente" come lo hanno descritto i diretti interessati.
In termini di processo creativo, questo è stato possibile sviluppando e rimodellando in 2D dei fotogrammi nativi in CGI, attraverso uno sviluppo completamente originale e rivoluzionario, unendo insieme stili differenti di artisti Marvel quali Sara Pichelli (co-creatrice di Miles Morales) o Robbi Rodriguez. Non è tutto: per ogni Spider-Man, sfruttando il medesimo processo d'animazione, si è arrivati a emulare perfettamente caratteristiche stilistiche come il rendering anime di Peni Parker, il bianco e nero di Spider-Man Noir o il look totalmente fumettistico ed estremamente caricaturale di Spider-Ham.

In movimento, con ogni aspetto finalizzato e rifinito a dovere, Spider-Man: Un nuovo universo risulta un film dinamico e di elevato impatto visivo, capace di spettacolarizzare una scena o anche solo un'immagine con elevata carica artistica, una frame dopo l'altro. Sembra davvero di muoversi all'interno di una storia a fumetti, complici anche i tanti balloon o vignette che esplodono improvvisamente nel mentre di una scena o di un semplice dialogo interiore, ed è inutile sottolineare quanto un simile processo d'animazione giovi alle sequenze d'azione, sofisticate ed esaltanti, a dire il vero anche grazie a una colonna sonora e a una tracklist tutt'altro che scontate.
Spider-Man: Un nuovo universo è una gioia per gli occhi e in generale un film davvero ben pensato e realizzato. Racconta meglio di un live-action una storia dal taglio commediato, capace di approfondire tematiche importanti e relazioni stratificate, anche complesse. Un titolo dal ritmo incalzante, energicamente dirompente e con una carica linguistico-espressiva oltremodo superlativa. Fa seriamente desiderare che una simile animazione possa divenire accogliente casa e rifugio anti-saturazione per tutti i cinecomic. Un nuovo universo di possibilità.

Spider-Man: Un Nuovo Universo In Spider-Man: Un nuovo universo si insiste molto su un concetto: per trovare la propria strada nel mondo, spesso è necessario un atto di fede. Nei confronti di se stessi, fidandosi degli altri e credendo soprattutto nelle proprie capacità. Costruendo allora il mondo animato a partire dall'ottima sceneggiatura di Phil Lord e Rodney Rothman, Bob Persichetti e il suo team di animatori hanno fatto proprio questo: un atto di fede, credendo fermamente nel processo di innovazione del settore e puntando a settare uno standard molto elevato. Una forma linguistico-espressiva, quella di Spider-Man: Un nuovo universo, davvero raffinata e dinamica, che coadiuva al suo interno una storia che parla di crescita e rapporti, a prescindere dal gender, dalle dimensioni o dall'età. È una racconto che parla di tutti e lo fa con divertimento ed energia, attraverso una resa visiva stupefacente e dialoghi, battute o intuizioni spesso davvero geniali. Un film dall'estetica ruggente ed elaborata capace di vestire di meraviglia una trama apparentemente semplice, con diverse sorprese da svelare e soprattutto sei Ragni vincenti. Vi aspettavate di meno? Spiacenti di deludervi: è arrivato il film eccellente in cui tutti noi speravamo.

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