Recensione Sotto una buona stella

Il nuovo Verdone, accompagnato questa volta dalla Cortellesi

Recensione Sotto una buona stella
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Nel 2014, magari, abbiamo ricominciato a vederlo all'interno dei servizi giornalistici e negli speciali riguardanti la Settima arte a causa della sua partecipazione - in sola qualità di attore - a La grande bellezza di Paolo Sorrentino, ovvero il lungometraggio che è tornato a far parlare non poco dell'Italia all'estero in quanto facente parte dei film stranieri candidati all'ambito premio Oscar; ma nella memoria dello spettatore residente nello stivale più famoso del globo il suo nome finirà sempre per essere associato, con ogni probabilità, a volti come quello dell'hippy Ruggero, dell'imbranato dalla grottesca parlata Mimmo, dell'assillante Furio, dell'agente musicale Sergio Benvenuti, del coattissimo Oscar Pettinari, del Piero Ruffolo detto "Il Patata" che prende parte a una rimpatriata di vecchi compagni di scuola o del silenzioso Mimmo che parte dalla Germania per andare a votare a Matera.
Soltanto una parte della serie di memorabili personaggi attraverso cui ha provveduto a raccontare in maniera esilarante su schermo i tic e i difetti degli abitanti della terra degli spaghetti, approdando nel 2012 alla sua ventitreesima fatica davanti e dietro la macchina da presa: Posti in piedi in paradiso, incentrata sulla tanto discussa tematica dei padri separati.

Così lontani, così vicini... di casa

Fatica cui va ad aggiungersi questa ventiquattresima, nella quale l'attore-regista romano Carlo Verdone veste i panni di Federico Picchioni, anche in questo caso padre separato ma rifattosi una vita grazie a una brillante carriera all'interno di una holding finanziaria; destinata a cambiare quando, contemporaneamente, muore la sua ex moglie e perde il lavoro, riducendosi quasi in rovina e trovandosi costretto ad accogliere i due figli - che da sempre hanno avvertito la sua totale assenza affettiva e fisica - nella propria casa, non potendo più pagare l'affitto del loro appartamento.
Figli aspirante cantautore ed aspirante scrittrice che hanno i volti del Lorenzo Richelmy de Il terzo tempo e della Tea Falco di Io e te e che non sembrano prendersi con Gemma alias Eleonora Sergio, nuova compagna del padre, la quale mal sopporta l'irruenza dei ragazzi, come anche la colf filippina.
Mentre a complicare ulteriormente le cose provvede anche l'arrivo della nuova rumorosa vicina di casa Luisa, cui concede anima e corpo Paola Cortellesi, destinata ad irrompere nell'esistenza quotidiana della combriccola che vede sempre più Federico impegnato a fare da mammo della situazione, oltretutto alle prese con una nipotina di colore.

Io, loro e Paola

E, fin dalla sua entrata in scena fingendosi rumena, la protagonista di Un boss in salotto e Nessuno mi può giudicare dimostra non solo di saper regalare - come di consueto - momenti di allegria allo spettatore, ma anche di rivelare una chimica avvincente con il Carlo nazionale, il quale, comunque, da sempre sceglie in maniera azzeccata le proprie partner femminili.
Ma non sono da meno neppure i succitati Falco e Richelmy, la prima tendente a sfoggiare una parlata che ricorda quella della Isabella De Bernardi di Un sacco bello, il secondo protagonista di una grottesca audizione che vede coinvolto anche lo Stefano Ambrogi visto, tra l'altro, in Grande, grosso... e Verdone, nel corso della quale viene sfoggiato sia il messaggio di denuncia nei confronti di un'umanità divenuta sempre più arida ed egocentrica, sia l'intelligente osservazione mirata a testimoniare che, forse, quella che oggi molti chiamano depressione altro non è che l'anima dell'essere umano.
Perché non dobbiamo dimenticare che, pur facendo parte della categoria dei più gettonati comici nostrani, colui che ha firmato Acqua e sapone e L'amore è eterno finché dura lascia sempre uno spazio piccolo ma non indifferente all'amarezza e alle riflessioni riguardanti il quotidiano vivere tricolore; anche se, in questo caso, è l'abbondante dose di risate - tra consuete imprese da imbranato e immancabile assortimento di caratteri romaneschi verdoniani - a rappresentare l'ingrediente vincente dell'oltre ora e quaranta di visione... non riuscita quanto l'opera precedente, ma, in ogni caso, riuscita.

Sotto una buona stella A due anni da Posti in piedi in paradiso (2012), Carlo Verdone torna a vestire i panni di un padre separato non più costretto a vivere, però, con uomini dalla situazione analoga, bensì con i due figli e una nipotina. E, complice la presenza di una Paola Cortellesi destinata ad entrare nella loro esistenza in quanto nuova rumorosa vicina di casa, non poche sono le occasioni per ridere nel corso dell’operazione, non priva, come di consueto, di parentesi amare tipicamente verdoniane. Ma, anche se il clima generale è molto più ottimista rispetto ai primi film dell’autore di Bianco, rosso e Verdone (1981) e Compagni di scuola (1988), l’importante è che si riesca ancora ad uscire dalla sala divertiti e soddisfatti dello spettacolo. Diffidate del brutto trailer!

6.5

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