Sono la bella creatura che vive in questa casa Recensione

In Sono la bella creatura che vive in questa casa una giovane infermiera deve prendersi cura di un'anziana scrittrice in una villa infestata.

Sono la bella creatura che vive in questa casa Recensione
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Il catalogo di Netflix si arricchisce con questo raffinato horror presentato all'ultimo Toronto International Film Festival e per l'appunto disponibile dal 28 ottobre sulla piattaforma di streaming on demand. Sono la bella creatura che vive in questa casa (adattamento del più armonico I Am the Pretty Thing That Lives in the House) è diretto e sceneggiato dal figlio d'arte Osgood Perkins (erede del grande Anthony) ed è ambientato in una villa isolata in campagna. Qui la ventottenne infermiera Lily viene assunta per prendersi cura dell'anziana scrittrice di romanzi dell'orrore Iris Blum, ormai incapace di badare alle proprie necessità. La ragazza non tarderà troppo a scoprire come la dimora ospiti anche delle presenze, legate indissolubilmente ad uno dei libri pubblicato in passato proprio dalla vecchietta.

Gioco d'attese

Come in Viale del tramonto (1950) anche in questo caso è lo spirito della protagonista ad introdurci alla storia in un lungo voice-over dialogante con il pubblico: sappiamo perciò sin dall'inizio il destino della povera Lily, morta nel suo 28esimo anno d'età. Sono la bella creatura che vive in questa casa è un film che perciò non concentra le sue carte su colpi di scena e soluzioni narrative ad effetto, proponendo anzi una struttura assolutamente lineare nei suoi novanta minuti scarsi di visione. Perkins si discosta perciò dai canoni dell'horror moderno e mainstream per instaurare una torbida e opprimente atmosfera nel procedere degli eventi, creando una sorta di disturbante aura d'inquietudine che avvinghia lo spettatore in una morsa tesa e claustrofobica di grande fascino. Qui infatti il terrore non è generato da facili spaventi e improvvise apparizioni ma da un costante senso d'attesa di stampo surrealista, tutto costruito sulla dinamiche delle lente e inesorabili inquadrature, spesso girate in (finte) soggettive atte a rendere gli spazi architettonici della dimora un fondamentale elemento di paura. Qualche trucchetto viene comunque usato, come nella gestione di alcuni elementi canonici del terrore su grande schermo, con telefoni e televisori a giocare un ruolo importante nelle sequenze più minacciose, e il particolare comparto sonoro (un mix tra rumori di fondo e sonorità sotterranee) si rivela originale reinvenzione delle canoniche partiture di accompagnamento. In questo racconto la cui fruizione notturna è sconsigliabile agli spettatori più suggestionabili gran merito va dato alla performance, in magnifica sottrazione, della protagonista Ruth Wilson, capace di creare un forte legame empatico con chi guarda.

Sono la bella creatura che vive in questa casa Ombre e luci diventano elementi cardine nelle scelte fotografiche del figlio d'arte Osgood Perkins, rendendo la dimora in cui è ambientata questa ghost-story un perno fondamentale di quest'inquieto racconto horror. Sono la bella creatura che vive in questa casa è un'opera di grande atmosfera dove il ritmo volutamente lento e opprimente si rivela scelta azzeccata nell'evoluzione di un racconto lineare il cui epilogo è già svelato nel prologo, in un'evoluzione di matrice letteraria nella quale i sussurri e le spaventose apparizioni vengono dosati con grazia in un progressivo crescendo di tensione che lascia un profondo senso di angoscia nel suo straniante minimalismo.

6.5

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