Recensione Solo gli amanti sopravvivono

Jim Jarmusch riporta in auge la figura del vampiro classico con un film intenso e stratificato

Recensione Solo gli amanti sopravvivono
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A 50 milioni di anni luce da noi vaga nello spazio un diamante grande come la Luna. Un tempo stella e oggi nana bianca, il corpo celeste emette dal suo interno una vibrazione costante, un rimbombo, come l’eco di uno strumento lontano. Ma noi non possiamo sentirlo, forse solo Adam ed Eve possono. Perché loro sono vivi e noi siamo morti. E loro sono vampiri. Al suo dodicesimo lungometraggio torna Jim Jarmusch, una delle figure più importanti nel cinema indipendente americano, protagonista dai primi anni ottanta di un percorso che l’ha portato ad intercettare e riscrivere diversi generi cinematografici, dal western di Dead Man al gangster di Ghost Dog, arrivando infine all’horror con questo Only Lovers Left Alive. Ma attenzione, l’operazione è estremamente personale, e il film con protagonisti Tilda Swilton e Tom Hiddleston - con Mia Wasikowska e uno splendido John Hurt ad affiancarli - non è quello che potrebbe sembrare, ovvero un racconto horror con i vampiri. La condizione del vampirismo serve a Jarmusch per avere un punto di vista alternativo dal quale guardare l’evoluzione umana e la sua intrinseca decadenza, per far convivere bestialità istintuale e raffinatezza intellettuale, per mettere in scena una toccante e intensa storia d’amore.

Autodistruzione

Adam e Eve sono due vampiri, forse millenari. L’uno vive a Detroit, l’altra a Tangeri. L’uno è un decadente compositore rock che colleziona chitarre, dischi ed elettrodomestici vintage, l’altra si circonda di libri preziosi per conservarli, tenendoli persino in frigo. L’uno tiene alla parete una raccolta di foto di grandi musicisti, scienziati e scrittori (prevalentemente decadenti) che rifiuta di definire come i suoi eroi, l’altra sfiora con le dita tutto ciò che può, riuscendo a capire l’identità e l’età di ogni oggetto che tocca. Si amano, anche e soprattutto a distanza, ma quando Adam cade in uno dei suoi ciclici periodi di depressione Eve lo raggiunge (voli rigorosamente notturni), preoccupata dai suoi discorsi sempre più cupi e dall’isolamento assoluto in cui si rinchiude. Per Adam infatti è sempre più difficile restare indifferente alle tendenze autodistruttive dell’essere umano, di cui osserva da lontano le azioni con una tristezza vicina allo snobismo. Una volta assieme però i due non avranno pace a lungo: la sorella di Eve vuole assolutamente passare a trovarli, e la sua non sarà una visita strettamente piacevole.

(solo) chi ama vive

Only Lovers Left Alive, ovvero, meravigliosamente, solo coloro che amano sono rimasti in vita. Con una storia molto semplice, priva sostanzialmente di eventi a parte due o tre accadimenti importanti, il film di Jarmusch si costruisce attorno ad una sola emozione, la malinconia, lo spleen esistenziale di Adam, incarnato da un Tom Hiddleston che si conferma come una delle grandi promesse attoriali di questi anni. Recuperando il potere metaforico del vampirismo - quasi scomparso di questi tristi tempi - Jarmusch intercetta tanti dei temi che hanno ruotato attorno a questa figura mitica, dalla tossicodipendenza alla diversità, dall’ossessione bestiale all’emersione del sommerso, rendendo i suoi due protagonisti sia prede che cacciatori, ma soprattutto collezionisti, curatori. Nel tempo in cui l’uomo è ridotto a zombie- così Adam chiama gli uomini - sta a loro preservare e dare il giusto peso al patrimonio culturale prodotto nei secoli e millenni da un’umanità ridotta oggi allo stato di morto vivente. Siamo noi i morti, ci dice Jarmusch recuperando la lezione di Romero, morti nel momento in cui facciamo decadere ciò che siamo stati capaci di creare, in pericolo costante in un momento in cui nuove e ripetute guerre paiono aprirsi all’orizzonte (il futuro conflitto per l’acqua è una grande ossessione del film).
Amanti, e quindi vivi, Adam ed Eve sono i protagonisti di un racconto inaspettatamente ironico messo in scena da Jarmusch con una raffinata energia che lascia stupefatti. Tante sono le soluzioni ingegnose, la cura nei dettagli (le case dei due vampiri, complementari tra loro, sono fenomenali), la forza di certe immagini, da far pensare all’opera di un giovane esordiente. Il fatto che invece un film così potente e stratificato, teorico ma anche divertente, sia il dodicesimo di un regista di 60 anni, non può che confermare come la cultura non renda immortali, ma di certo aiuti.

Solo gli amanti sopravvivono Solo gli amanti sopravvivono segna l’approdo del regista indipendente Jim Jarmush all’horror, genere di cui fa una rilettura personale e intensa. Recuperando il potere metaforico del vampirismo, il suo film è un racconto malinconico (ma anche divertente) di due vampiri intenti a preservare la cultura umana dalla decadenza. Esteticamente raffinato e carico di immagini estremamente potenti, sembra un film di un giovane esordiente piuttosto che il ritorno di un regista sessantenne.

8.5

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