Recensione Sole a catinelle

La terza volta al cinema per Checco Zalone

Recensione Sole a catinelle
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Nel 2009, ai tempi in cui il produttore Pietro Valsecchi scommise su di lui portandolo sul grande schermo con Cado dalle nubi di Gennaro Nunziante, chissà se il comico della trasmissione televisiva Zelig Checco Zalone (all'anagrafe Luca Medici) aveva immaginato che quel piccolo, divertente film dal sapore vagamente autobiografico avrebbe fruttato al botteghino i quindici milioni di euro che gli permisero di tornare al cinema l'anno successivo con Che bella giornata, diretto dallo stesso regista e che finì per trasformarlo in un vero e proprio fenomeno al botteghino.
Già, perché, con i suoi quarantacinque milioni di euro d'incasso, colui che si è fatto conoscere soprattutto tramite i propri spettacoli e cd all'insegna delle canzoni di taglio ironico ha finito per essere accomunato addirittura al grosso successo del toscanaccio Roberto Benigni e del suo La vita è bella.
Era inevitabile, quindi, che Valsecchi, dopo la parentesi rappresentata dai due lungometraggi de I soliti idioti, tornasse a sfruttare la sua miniera d'oro per un terzo film cinematografico, ancora una volta sotto la regia di Nunziante, il quale ne firnma anche la sceneggiatura al fianco dello stesso Zalone.

Papà Checco

Film in cui - abbandonati sia i panni del musicista pugliese in cerca di successo del primo che quelli dell'addetto alla sicurezza del Duomo di Milano del secondo - lo troviamo impegnato a fare da padre al piccolo Nicolò alias Robert Dancs, al quale, in maniera piuttosto incosciente, fa una promessa che si trova poi costretto a dover mantenere: "Se sarai promosso con tutti dieci, papà ti regala una vacanza da sogno".
Perché se da un lato il figlio ottiene tutti quei voti eccellenti in pagella, dall'altro Checco, venditore di aspirapolvere, è in realtà in crisi sia con il fatturato che con la moglie Daniela, interpretata dalla Miriam Dalmazio della serie televisiva Che Dio ci aiuti.
Ma, sebbene non sia in grado di regalare al bambino neppure un giorno al mare, il suo forte ottimismo lo porta prima a partire con la speranza, delusa, di vendere qualche aspirapolvere ai propri parenti in Molise, poi a ritrovarsi a casa di Zoe, ovvero Aurore Erguy, ricchissima ragazza mamma di Lorenzo, della stessa età di Nicolò e con le fattezze di Ruben Aprea.

Dalle stalle alle stelle

Quindi, la tensione comica viene in questo caso prima generata dall'impatto con la realtà rurale molisana, esclusivamente tempestata di anziani e quasi priva di moderne tecnologie, poi dall'avvicinamento all'universo degli yacht, degli inviti ai party esclusivi, dei bagni in fantastiche piscine, dei campi da golf e delle serate a Portofino.
Un universo tanto lussuoso quanto ipocrita cui l'accoppiata Zalone-Nunziante ricorre ancora una volta al fine di delineare una moderna favola morale tutta da ridere al servizio dell'ingrediente che, con ogni probabilità, ha contribuito in maniera fondamentale a far amare il protagonista dal pubblico: la innocente, sincera spregiudicatezza che gli consente di sentirsi mentalmente vicino a quello che viene denigratoriamente e dispregiativamente definito italiano medio, ma che, in verità, rappresenta nella maggior parte dei casi il volto onesto del Belpaese.
Quell'italiano medio largamente raccontato dalla Commedia italiana e facente oggi parte proprio dello stivale tricolore dei licenziamenti e della chiusura delle fabbriche in cui Sole a catinelle s'immerge in maniera efficace con la lodevole, probabile intenzione di regalargli l'occasione di ridere dei noncuranti, facoltosi individui appartenenti all'alta società.
In mezzo a intercettazioni telefoniche, logge massoniche segrete, un'escursione sul set di un film indipendente d'autore, immancabili equivoci (tra l'altro, abbiamo Hegel confuso per Eva Henger) e un pizzico di cinismo in più rispetto ai primi due lungometraggi (citiamo la sequenza in cui Checco provvede a far stare zitto il piccolo Lorenzo).
Mentre Françoise Hardy e una rilettura spagnola della zaloniana Gli omini sessuali arricchiscono la colonna sonora e il tempo scorre via in maniera estremamente veloce.

Sole a catinelle Dopo l’incredibile successo riscosso da Cado dalle nubi (2009) e Che bella giornata (2010), il musicista e comico pugliese Checco Zalone torna nuovamente sul grande schermo, sotto la regia del fido Gennaro Nunziante, per vestire per la prima volta i panni di un papà. Un papà squattrinato e impegnato a regalare una vacanza da sogno al piccolo figlio Nicolò, ricordando in parte il soggetto alla base de Il giovedì (1964) di Dino Risi. Del resto, il lavoro effettuato da Zalone e Nunziante attraverso i loro tre lungometraggi non rappresenta altro che la frontiera raggiunta nel XXI secolo dalla Commedia all’italiana, della quale i due possono in maniera tranquilla considerarsi lodevoli eredi, tenendo soprattutto conto del fatto che spingere lo spettatore a ridere dinanzi allo schermo si rivela di giorno in giorno un’impresa sempre più difficile. Ma non sembra essere il loro caso.

7

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